DOCUMENTO N. 1 (1497)
Da “Le comunità Arbresh nella Calabria del XV
secolo” di Domenico Cassiano Ed. Brenner-1977
Un
altro documento antico è quello relativo alle concessioni, fatte dal principe
di Bisignano agli Albanesi di Firmo.
Come
già si è detto, esso è un capitolo che, accogliendo l’istanza degli
Albanesi, ne pubblica il contenuto in forma di comando, quasi a sottolineare la
personale iniziativa del principe.
Per
parte dei Frati Domenicani di Altomonte, si espone al « serenissimo principe di
Bisignano » che un tale Joanne de Diano della Saracena si è recato nel casale
« delli Albanisi di Firmo », appropriandosi di alcuni quozienti di terreno,
abitati dagli Albanesi, assumendo che « lo terreno... este terreno SOIJ ».
I
Frati sostengono nell'esposto che ciò non è vero perché il terreno è della
Chiesa; «quale have molto tempo » e, per conseguenza, chiedono che
l'usurpatore sia costretto a restituirlo agli Albanesi e « si causa overo
ragione have allo ditto Casale debbea venire aMa V .S. et non de facto debbea
andare fare sequtione alli ditti Albanisi ». Inoltre i Frati, a scansodi
ulteriori equivoci, supplicano il principe di «fare franchi ditti Albanisi de
Firmo ,de lo terreno de la Saracena et gaudere tutte le franchizze chi gaudeno
l'Albanisi de l'Ungro ».
Segue
l'ordine del principe, diretto al Capitano e Camerlengo di Saracena, di
costringere Joanne de Diano a restituire ciò che aveva arbitrariamente preso
agli Albanesi e di ricorrere, se avesse qualche ragione o pretesa contro di
loro, all'Officiale ,di Altomonte, « che li farà justitia spedita ».
Viene,
altresì, riconosciuto agili Albanesi di Firmo il diritto « d'usare in loro
terreno de la Saracena quelle prerogative, immunità et esentioni che ne gaudeno
li Albanisi commoranti in lo Casa1e de l'Ungro ». La data è XXII settembris
1497.
Segue,
poi, l'ordine della principessa di Bisignano e duchessa di S. Marco, dello
stesso tenore; esso porta la data XII novembre 1497.
Dal
contesto si desume:
1)
che gli albanesi di Lungro avevano già avuto ,delle concessioni;
2)
2) che quelli di Firmo, a più di vent'anni dal loro insediamento.,
vivevano in una situazione precaria ed erano oggetto di vessazioni ed arbitri da
parte di signorotti locali;
3)
3) che sostanzialmente, la concessione riguardava, parimenti che per
altre comunità arbresh, l'uso di un terreno al fine di seminarvi, pascolarvi o
per praticarvi altre colture.
CONCESSIONI
FATTE AGLI ARBRESH DI FIRMO
Exponitur
ac humi1iter sUJpplicatur ad pedes :sereniss. Princ:
Bisini: da parte delli frati de S. Domenico di Altomonte, come è andato Joanne
de Diano della Saracena allo Casale delli Albanisi di Firmo, et de fatto have
fatta la executione ad certe case di ditti Albanisi con dire che quello terreno
duve habitano ditti Albanisi este terreno soij, et questo non è vero perché è
della Ecclesia, quale have molto tempo; dunde supplicano alla V .S. che se digni
fare uno comandamento a ditto Joanne de Diano chi debba restituire ditta
executione alli loru Albanisi.
Item
supplicano ditti fratri chi V .S. debbea fare franchi ditti Albanisi de Firmo de
lo terreno de la Saracena, et gaudere tutte le franchizze chi gaudeno l'Albanisi
de l'Ungro (...)
(Segue
l'ordine del principe di Bisignano diretto al Capitano ad al Camerlengo di
Saracena al fine di ) costringere ditto Joanne de Diano restituire alli Albanisi
l'esecutione che havessi fatta, et si havessi ragione contro di loro debbia
avere recurso alle Off: di Altomonte, che li farà justitia spedita ( ..indi il
principe concede facoltà agli Albanisi) d'usare in lo terreno della Saracena
quelle prerogative, immunità et esentioni che ne gaudeno li Albanisi commoranti
in lo Casale dell'Ungro (...) Datum in Civ. S. Marci XXII settembris 1497 (segue
la notifica al Sindaco di Saracena, che riceve l'ordine « supra caput, paratus
obbedire » ).
Segue
l'ordine della principessa:
Principissa
Bisiniani, Duci,ssa S. Marci.
Perche
l'Illustrissimo sig. Precipe n.ro Col. marito, come appare per lo retroscritto
mandato, vole et comanda che l'Albanisi di Firmo usino lo terreno della Saracena
così come 1'usano et gaudeno li Albanisi dell'Ungro, però super his debita
provisione quesita, volemo et comandamo ad vui Cap., Camberlingo et Baglivi
nostri della Saracena, et al omne altro n.ro off: a che la pnte spetterà, che
permettano che ditti Albanesi di Firmo possano usare et gaudere lo ditto
terreno, quello così et eo modo come usano et gaudeno li Albanisi dell'Ungro,
justa la forma, continenza et tenore del retroscr. Comandamento; non facendo il
contrario se haveti cara nra gratia et pena di onze xxv desiderate evitare (...)
in Civitate nra Cassani. XII novembre 1497.
DOCUMENTO N. 2
DOCUMENTO N. 3
( Da "Del rito greco in Italia" di P.P.Rodotà - 1763)
FIRMO
Due casali in uno congiunti, e divisi da un arco che lì
separa, compongono la terra di Firmo; la quale dalla diversa situazione sortì
appellazione di superiore, ed inferiore. Firmo inferiore
edificato dalla nazione albanese , fu da Ferdinando I. convertito in signoria
del convento de' Predicatori d' Altomonte (a)
( come ne assicurano i suoi registri del 1486. ) il quale v'esercita
tuttora autorità e giurisdizione, ancorché siasi smarrito l'original diploma
d'una tal concessione 2. Il superiore non essendo
che un membro della contea d'Altomonte , fu conceduto al Conte Alessio greco
venuto da Costantjnopoli (b) da Berardino Sanseverino Principe di Bisignano , e Conte
dello Stato, con quella generosità
d'animo, che lo rendeva amabile a tutti. Sollecitato
Alessio di fabbricarvi una terra o castello, di cui ne fosse assoluto padrone,
dalle vive insinuazioni e replicate premure del Sanseverino, concepì il disegno
d'innalzare edifici; ma non avendo potuto condurlo ad effetto, Cesare suo
figliuolo valendosi delle precedenti felici disposizioni, diè principio
all'impresa l'anno 1548, e innalzò le prime fabbriche di Firmo Superiore.
Ammendue questi casali d'Albanesi, divisi in riguardo
alla giurisdizione civile e temporale, e uniti per rapporto all'ecclesiasticale
e spirituale, vivono nel rito greco, congiuntamente coi pochi italiani, che vi
hanno fissato il domicilio. La chiesa di S.Maria dell'Assunta è la comune
madre, assistita dall' Arciprete, che loro. amministra i sagramenti.
Regnava in quella colonia la tranquillità e la pace;
quando i Domenicani d'Altomonte signori di Firmo inferiore, avidi d'aumentare le
rendite del convento, avendo preteso che i greci Sacerdoti non dovessero godere
l'esenzione dai pesi comunicativi, dai quali erano stati liberi per un tratto di
tempo, di cui non vi era memoria, tentarooo nel secolo passato tutti i mezzi
d'abbattere i loro privilegi. Discussa. la causa nella Congregazione
dell'Immunità il dì 1. di settembre del 1681. , e considerato il tenore dei
privilegi accordati ai Sacerdoti greci coniugati, ed avvalorati dall'
immemorabile osservanza, non che da
replicate sentenze pronunziate d'una maniera conforme da vari tribunali, la
decisione favori la nazione albanese. I PP. Domenicani lusingandosi di variar
sorte col cangiare giudici, implorarono il nuovo esame dalla suprema
Inquisizione: ma non avendo questa voluto assumere un' ispezione aliena dalle
ordinarie incombenze, restò nel suo vigore il decreto proferito dalla.
Congregazione dell'Immunità nel 1681. Dopo sedici anni i PP. risvegliarono la
controversia nella stessa Congregazione, la quale nel 1698. confermò la
precedente sentenza , ed obbligò gli attori ad un perpetuo silenzio.
Non potendo questi far a meno di non umiliarsi alle
determinazioni prese dal sapientissimo
consesso, s'appigliarono l' anno 1716. ad altri mezzi strani ed indiretti. Uno
fu, di fare scuotere, sotto il manto di zelo, l' osservanza del rito greco,
ch'era l’unico ostacolo ai loro disegni; ed a tal oggetto misero in vista la
scarsezza e l'ignoranza dei Sacerdoti greci, non che il pregiudizio che
ridondava al popolo dalla loro inettitudine e rozzezza .
Fu però cosa molto facile lo strappar loro dal viso la
maschera, e'l torre dagli occhi il finto velo, onde si ricoprivano. Gli
Albanesi, esposte al S.Uffizio le violenze, che venivano loro furiosamente
usate, confermate dalla informazione del Vescovo di Cassano, fecero svanire gli
artifizi de' contraddittori. Ottennero li I 5. dicembre del detto anno, che s'
ingiungesse al Vescovo: Ut invigilet & curet, ne alquid innovetur circa
ritum græcum huc huque servatum a
clero & populo Firmi hujus diæcesis: e che s'ordinasse al Padre
Generale dell'ordine Domenicano: Ut mandet Priori & fratribus
Conventus S. Dominici de Altomonte, ne audeant umquam turbare
observantiam rirus græci præfati populi & cleri; & multo minus
violentiam inferre ut consentiant in petitione, ad finem impetrandi ab hac S.
Congregatione licentiam transeundi ad rutum latinum; quia numquam obtinebunt
illum; & violentiam inferente's graviter punientur.
(a) Lo Stato di Altomonte una
volta noto sott'il nome di Balbia, del quale non ci è nota l'origine; fu dipoi
appellato Bragaalla. Filippo Sanguineto investito di questa Contea l'anno 1337.
dal Re Roberto, ebbe la libertà di cangiare nella denominazione di Altofiume,
quella di Bragalla, che faceva poco buon suono. Neppure questa essendogli a
grado, ottenne dalla Regina Giovanna nel 1352. di denominarlo Altomonte, secondo
la comune appellazione d' oggigiorno. Da Filippo Sanguineto nacque Ruggieri; da
questi discese Filippo II; e da Filippo II. fu generato Giovanni. L'unica sua
figliuola Margherita congiunta in matrimonio con Vinceslao Sanseverino Conte di
Tricarico, da cui trae sua discendenza. il Principe di Bisignano, che oggidi
felicemente governa gli Stati, portò in questa famiglia la Contea d'Altomonte,
e di Coriliano , di cui era rimasta erede.
(b) Portò dalla città di
Costantinopoli il prezioso pegno della gamba di s. Giovanni Crisostomo, che
presentò in dono al Principe Berardino; e che ora esposta al pubblico culto, si
venera. nella chiesa di s. Maria della Consolazione in Altomonte.
( 2. ) V. Laynes in prax. regular.tract.5. qu.6. num.6.