CORTESE, DOMENICO
Salvatore Cortese: antifascista arberesh
Edizioni Masino - Lungro
Con l'amore tipico d'un figlio, ma nel contempo con sobria e intelligente obiettivit�, viene messa in luce la figura e l'opera di un antifascista di Lungro. Fa parte della collana "Gli uomini e la Storia" dell'Istituto calabrese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea, diretto dal prof. Giuseppe Masi, che ha sostenuto la ricerca e la pubblicazione del lavoro di circa 150 pagine assieme all'Assessore provinciale alle Minoranze linguistiche, Donatella Laudadio, ed all'Associazione no-profit Ungra di Lungro. Domenico (Mimiku), dopo 4 anni di ricerche non agevoli, pur se non ha avuto pretese storiografiche, � riuscito nel suo scopo a "delineare" la memoria del padre con un racconto da cui, spesso, trapela l'affetto o la commozione. Salvatore nacque a Lungro il 22.02.1899 ed ivi mor� il 27.07.1951 (Domenico aveva 6 mesi circa!); frequent� le elementari fino alla VI classe, alunno del maestro-pedagogista Camillo Vaccaro (1864-1955), partecip� alla I Guerra mondiale, emigr� in Argentina, dove fu arrestato per le sue idee anarchiche, sub� il confino politico nell'isola di Ponza dal 1932 fino al 1937, anno del suo ritorno a Lungro. La sua vita fu caratterizzata da sacrifici e difficolt� d'ogni genere (oggi, per i pi�,. impensabili), da persecuzioni per le idee dapprima comuniste (presto ripudiate per le "degenerazioni" delle medesime soprattutto nella Russia bolscevica ed anarchiche, ma pure da estrema onest� umana, spiccata coerenza ideologica, laboriosit�, generosit�, rispetto degli altri. Il tutto aveva come base la sua visione non violenta del credo anarchico, in contrasto stridente con gli aggettivi, usati contro di lui per decenni dalle autorit� del tempo, prime tra tutte quelle locali. Emblematico il fatto seguente.
Il 6.04.1932 il Ministero dell'Interno fascista trasmette al Prefetto di Cosenza la disposizione di mandarlo al confino, perch� anarchico. Il 19.04.1932 la Tenenza dei Carabinieri di Lungro invia alla Questura bruzia il rapporto in cui � scritto - tra altro - che Cortese "risulta di pessima condotta, morale e politica; � prepotente di carattere, perverso, cattivo, sovversivo, pericoloso". Proprio l'inverso!
A ricordo di tutti. Si aggiunge che egli visse i principali eventi del '900, come le lotte operaie, l'ancestrale o eterna emigrazione del Sud. "La stagione politica di Salvatore Cortese - dice tra altro G. Masi nella prefazione - si dipana durante la permanenza in Argentina (dove arriv� nel 1924 e dopo il rientro del padre Domenico dalla medesima). Masi richiama "le idee di ribellione non violenta e gli ideali anarchici di Salvatore che ha lasciato pure un corpus di saggi, corrispondenze ed articoli "molto interessanti, come emerge dalle riviste "L'allarme" di Buenos Aires (1928-29), "Eresia" di New York (1928-32) "Studi Sociali", rivista di libero esame (Montevideo e Buenos Aires) la quale usciva dal 1930, con discontinuit�, fino al 1935. La storia di Salvatore, propostaci, dopo circa 56 anni dal figlio, enuclea l'iter personale del protagonista insieme con l'ambiente della nostra comunit� "arb�reshe". Si parla della Lungro di fine Ottocento, allorch�, per via della millenaria miniera da sale, cominciava a nascere (pi� che altrove) l'idea di classe operaia e di lotta sindacale, che accompagnava gli emigranti verso l'America del Sud, dove va pure Salvatore. In Argentina egli pu� incontrare molti connazionali antifascisti ed "abbraccia" la fede anarchica; qui si convince di opporsi al regime di Mussolini tenacemente, ma senza "sordida" violenza. Tuttavia � arrestato, condotto in Italia al confino di Ponza, dove conobbe pure Sandro Pertini ed Alfonso Failla. Ne uscir� solo nel 1937.
Dopo 13 anni torna a Lungro, che trova inevitabilmente cambiata; � continuamente sorvegliato e, talvolta, incarcerato in occasione di eventi particolari. Partecipa con prudenza all'attivit� politica di opposizione al regime fino alla caduta di questo e poi in forma palese. Si sposa nel 1941 con la vicina di casa Rosina Cortese, ancora vivente, la quale conserva nitidi ricordi della vicenda politico-umana del marito, espresse in vari modi in tempi difficilissimi.
Campagna, montagna, commercio, lettura, sono stati i segni degli ultimi anni della sua esistenza.
Salvatore Cortese mor� nel luglio del 1951, dopo 7 mesi di calvario per un male "ribelle" alla scienza. I funerali si svolsero con rito civile (aveva garbatamente rifiutato prima il Parroco Giovanni Stamati accorso al suo capezzale, con banda musicale, tante rose rosse e l'orazione funebre pronunciata dall'universitario Pasquale Laurito, attuale direttore della Velina Rossa, che chi scrive (allora dodicenne) ricorda in modo chiaro.
Pasquale Pisarro