Grande e Santa Settimana
Grande
e Santa Domenica di Pasqua
NELLA
RICCHEZZA DELLA SPIRITUALITA� BIZANTINA E NELLO SPLENDORE DELLA LITURGIA
ORIENTALE
di
Alfredo Frega
Una presenza ed una testimonianza.
La presenza della
Chiesa cattolica bizantina in Italia � una testimonianza che potr�, in certo
qual modo, dare un proprio contributo, anche se modesto, alla soluzione di una
divisione che angoscia il cristianesimo. Nelle regioni meridionali vi sono
consistenti di comunit� italo-albanesi o arb�reshe, le quali costituiscono un
patrimonio storico, culturale e religioso di notevole valore. La maggior parte
di queste comunit�, le cui popolazioni giunsero dall�Albania ormai invasa
dagli Ottomani nella seconda met� del XV sec., conservano gelosamente anche il
rito e la tradizione orientale, fanno parte dell�Eparchia (diocesi) di Lungro,
istituita nel 1919 da Papa Benedetto XV, con la costituzione apostolica
�Catholici Fideles�. Questa diocesi, dal territorio a macchia di leopardo,
abbraccia anche parrocchie di fedeli italo-albanesi di altre regioni d�Italia,
costituisce la Chiesa cattolica bizantina d�Italia, unitamente alla consorella
di Piana degli Albanesi in Sicilia ed al Monastero esarchico di Grottaferrata.
Queste tre istituzioni sono inserite mirabilmente nella Chiesa di Roma con la
quale sono in perfetta comunione, tanto da rappresentare un esempio ecumenico di
notevole importanza. In Calabria, pi� in particolare, la diocesi di Lungro �
vista come la fedele continuazione dell�epoca bizantina che ha lasciato
notevoli segni della sua presenza: la Cattolica di Stilo, il Patirion e San
Marco a Rossano, la cattedrale di Gerace, S. Adriano di S. Demetrio Corone ed
altre chiese non meno importanti.
Nella tradizione orientale la
liturgia � l�espressione pi� alta della vita della chiesa. Il momento pi�
intenso di questa vita � la celebrazione della Grande e Santa Settimana, che
ripropone con forza drammatica, i misteri della passione, della morte, della
sepoltura, della risurrezione di Cristo. Sono celebrazioni di grande
partecipazione che il popolo vive con profonda fede. Seguiamo assieme,
attraverso un sintetico itinerario, i punti salienti.
Grande
e Santa Settimana (Meg�li Evdom�s �
Java e Madhe dhe e Sh�njte)
Come per la Chiesa d�Occidente
anche per quella d�Oriente il momento pasquale, sotto gli aspetti della
spiritualit� e della tradizione, assume un carattere di grande importanza che
coinvolge tutti i fedeli. La Pasqua � considerata come la �festa delle feste� e per la liturgia � �la salvezza del mondo�. Per la Chiesa orientale, i misteri
della passione, morte e risurrezione di Cristo rivivono nella Liturgia della
Grande e Santa Settimana, preceduta come proemio di speranza dalla risurrezione
di Lazzaro e dall�ingresso di Ges� in Gerusalemme. La Settimana chiamata �Grande
e Santa�, � caratterizzata dalle ampie ufficiature, dalla maggiore
austerit� del digiuno e dai grandi misteri della salvezza dell�umanit� che
rivivono attraverso le celebrazioni.
Anche per le comunit�
italo-albanesi di rito bizantino, la celebrazione dei misteri della Settimana
Santa � al centro dell�anno liturgico e costituisce il momento pi� alto
della piet� religiosa di queste popolazioni che ritrovano nell�antico rituale
bizantino la propria identit�. �Neppure
oggi, commentava in un suo scritto mons. Giovanni Stamati (1968 � 1987),
secondo vescovo dell�Eparchia, il
carattere sacro e unico della Settimana Santa, nonostante il processo, insidioso
ed aggressivo insieme, della secolarizzazione, � andato perduto; anzi, sotto
certi aspetti, viene recuperato con la riscoperta del contenuto pi� profondo
dei misteri della salvezza�. Ed ancora lo stesso presule si sofferma sulla
catechesi della Settimana Santa che �nel rito bizantino � una riattualizzazione degli eventi dolorosi della passione, morte e risurrezione di Cristo,
fatta dalla Chiesa nella Liturgia, in cui la comunit� cristiana viene
profondamente coinvolta, fino ad identificarsi coi personaggi che prefigurarono,
furono testimoni, vissero anche con ruoli opposti, e annunciarono la salvezza
operata dal Cristo. E� una continua lettura della parola di Dio, dal Vecchio
al Nuovo testamento, che ricompone, tessera su tessera, il meraviglioso mosaico
della salvezza operata da Dio per mezzo di Ges� Cristo, che nella sua infinita sinkatavasin
� divina condiscendenza � assume
l�umana natura per liberarla dalla corruzione operata dal peccato.
L�esplosione del canto <<Christ�s An�sti � Cristo � risorto>>
nella mattina di Pasqua, ripetuto infinite volte, � la vittoria di Cristo
risorto che presenta al Padre la nuova creatura. In quel Christ�s An�sti
c�� tutto il peso del cammino faticoso dell�uomo, scacciato dal paradiso
terrestre per la sua ribellione, che attraverso i millenni attende la sua
salvezza, ma c�� anche tutta la gloria di Dio, che in Cristo sconfigge il
male e il suo effetto fisico, la morte, e ricompone la comunione tra l�uomo e
Dio�.
I riti, suggestivi e solenni,
evidenziano la profonda spiritualit� orientale e sono molto seguiti dalle
popolazioni arb�reshe, coinvolgendo altres� anche i fedeli di rito
�latino� che sempre pi� numerosi presenziano le ufficiature. A Lungro, sede della Eparchia per gli albanesi di rito
bizantino dell�Italia continentale, si registrano anno dopo anno queste
presenze che affollano le navate della splendida cattedrale, ricca di icone,
mosaici ed affreschi bizantini. Le celebrazioni liturgiche nel rituale bizantino
sono caratterizzate anche dall�ampiezza delle ufficiature e dalla forte
austerit� del digiuno. Esse sono accompagnate dai melodiosi canti eseguiti dal
coro della cattedrale.
L�ufficio bizantino della grande
settimana va dal sabato �il giorno di Lazzaro�, antecedente la domenica
delle Palme, alla Pasqua.
La Domenica delle Palme (in
albanese: e Diella e Dhafnis) la
liturgia ricorda l�ingresso festoso e glorioso di Ges� in Gerusalemme e, per
questo, i fedeli, che affollano le chiese di rito bizantino, portano ramoscelli
d�alloro che saranno benedetti.
I primi tre giorni della Settimana
Santa, dal luned� al mercoled�, si celebra l�akoluth�a dell�orthros e prende il nome di �Ninf�os�, il tropario che canta il tema dello Sposo (ninf�os).
Si porta in processione l�icona del Cristo-Sposo per deporla sul tetrapodio
davanti all�iconostasi (transetto con le icone che divide il Vima o
Sancta Sanctorum dal resto della chiesa). E� un invito ad essere sempre
vigilanti, in attesa della seconda venuta del Figlio di Dio.
Nella tradizione popolare del
Santo e Grande Mercoled� (e Mirkura e
Madhe dhe e Sh�njte) � ancora viva l�usanza da parte dei fedeli di
portare in chiesa, durante il periodo quaresimale, il grano germogliato per
abbellire il sepolcro del Signore �sumbullkun�.
E� questo un segno simbolico dell�immagine della sepoltura di Cristo e della
sua risurrezione (il chicco di grano messo sotto terra al buio � destinato a
germogliare e crescere).
Il Grande e Santo Gioved� (e Enjta
e Madhe dhe e Sh�njte) si commemora l�istituzione dell�eucaristia; la
liturgia � quella di San Basilio il Grande. Al termine, viene portato in
processione il Santissimo, dall�altare al sepolcro, dove vi rimarr� esposto
per tre giorni. Nella funzione serale, attraverso la lettura di dodici brani
dell�Evangelo, si ripercorrono le tappe della passione. L�icona della
crocifissione viene portata in processione all�interno del tempio, rischiarato
dalle fiammelle delle candele dei fedeli e quindi esposta per l�adorazione
davanti l�iconostasi.
Nella tradizione popolare di questo giorno, contraddistinto dal digiuno, a Lungro come negli altri centri italo-albanesi di rito bizantino, si susseguono le visite al �sepolcro� da parte dei fedeli. E� ancora vivo il ricordo di qualche decennio addietro, dove si vedevano gruppi di donne vestite con il tradizionale costume albanese di lutto recarsi in chiesa a cantare le �kalimere� (dal greco buona novella), a bassa voce e con tono lamentoso. Questi canti oggi sono stati recuperati dai giovani che hanno ripreso l�antica usanza ad eseguirli di sera nelle varie gjitonie (vicinati) del centro storico, da parte dei giovani del gruppo �Rilindja�. Anche il coro della cattedrale li esegue al termine delle sacre funzioni. Sono canti davvero patetici e raccontano la passione e la morte del Cristo.
Grande e Santo Venerd� (Pr�mtja
e Madhe dhe e Sh�njte)
In questo giorno particolare,
caratterizzato dal digiuno completo, si celebra la memoria dei tremendi
patimenti del Signore e della confessione salvifica del buon ladro morto
penitente sulla croce. I fedeli assistono sempre numerosi alle lunghe
celebrazioni, d�origine monastica, tipiche del rito bizantino.
Al vespro, che si ufficia nella
mattinata, nel corso della lettura del Vangelo, il celebrante si reca davanti
all�icona della crocifissione, al centro della crociera
copre col sudario,
portandola dentro il Santuario (Vima).
Al termine della funzione, sempre all�interno della cattedrale, si svolge la
processione solenne del Cristo Morto.
Canti e preghiere si
susseguono in un�atmosfera mistica ricca di pathos, che coinvolgono i fedeli
al mistero della morte di Cristo, alla sua deposizione, all�esposizione del
suo corpo (l�epit�fion, una stoffa
ricamata in oro e argento su cui vi � dipinta l�icona della deposizione, con
la Madre di Dio, le mirofore, Giovanni e Giuseppe d�Arimatea, prostrati e
piangenti).
Nella serata, ha luogo l�akoluthia
dell�Epit�fios Thrinos (lamentazioni funebri), una delle ufficiature pi�
toccanti e suggestive dell�anno liturgico, davanti al tafos
(l�urna dove � deposta l�icona del Cristo morto, ricoperta di fiori e
di profumi). Il celebrante, alternandosi con il coro, intona gli enk�mia, divisi in tre stasis
(canti risalenti al XII sec. del typik�n
in uso nella Chiesa di Gerusalemme). Sono considerati tra i pi� belli di tutta
l�innografia orientale e si integrano mirabilmente con le cerimonie bizantine,
dove il dolore e la speranza si fondono in attesa della risurrezione. Riportiamo
una sintetica descrizione del prof. G. B. Rennis, autore del volume indicato in
bibliografia: �Fra incensi continui
attorno al Tafos, profumi, canti struggenti e il rosso dei paramenti, tutto
contribuisce a dare un�atmosfera di alta liricit� e di commozione�. Al
termine del canto delle lamentazioni, l�epit�fion,
le sante icone ed i fedeli, che affollano le tre navate della cattedrale vengono
cosparsi di profumi dal celebrante. Anche l�ampia piazza antistante la
cattedrale � piena di gente, in attesa della solenne processione del Cristo
Morto, parte integrante della stessa liturgia.
Le vie e le piazze del
centro storico della cittadina italo-albanese toccate dalla processione cambiano
il loro aspetto scenografico. E� buio le
finestre ed i balconi sono illuminati dalle fiammelle delle candele e dei lumi.
Una marea di fedeli si snoda seguendo i celebranti che precedono l�urna con
l�icona del Cristo Morto e a breve distanza il simulacro dell�Addolorata. Il
coro della cattedrale continua ad eseguire i canti delle lamentazioni funebri
che si confondono con quelli dei fedeli che intonano, nella lingua albanese, le kalimere.
Tutto l�itinerario della processione � una lunga scia di tenue chiarore,
effetto delle centinaia di candele accese.
Si ritorna in chiesa e si continua
la celebrazione del mattutino del Sabato Santo, con le letture dai sacri testi e
termina con la benedizione.
La Chiesa di rito bizantino in
Calabria ha convissuto per cinque secoli con quella cattolica di rito
�latino� e da essa, logicamente, ha subito alcuni influssi che non
appartengono alla tradizione della Chiesa d�Oriente. E� il caso della
venerazione di alcune statue che, nonostante il pieno recupero della tradizione
orientale, costituiscono un arricchimento della propria tradizione religiosa
popolare. Infatti, a Lungro, la cui Chiesa particolare custodisce gelosamente il
tipikon bizantino, al termine delle
funzioni di questo Santo giorno, sempre in cattedrale, un sacerdote predicatore
invita alla meditazione della Passione che, in sostanza, evidenzia i dolori
patiti dalla Madre di Dio. Alla conclusione avviene qualcosa di straordinario
che colpisce l�intimo dei fedeli: l�apparizione della statua
dell�Addolorata portata davanti al pulpito in modo che il predicatore deponga
il crocifisso nelle sue mani. E� la speranza e poi certezza che lo render�
risorto all�umanit� intera.
Questa larga partecipazione sta a
significare come sia profondamente radicata nella tradizione popolare questa
commemorazione, che coinvolge anche i giovani. Mai come in queste occasioni,
infatti, si sente la presenza della Chiesa, quella locale bizantina, antica
custode anche della cultura e delle tradizioni popolari delle comunit�
albanofone.
Grande
e Santo Sabato (Shtuna
e Madhe dhe e Sh�njte)
Le sacre celebrazioni si
susseguono, questa volta nell�esaltazione della risurrezione che viene
preannunciata con la solenne liturgia del Grande e Santo Sabato, che ricorda la
sepoltura del Signore e la sua discesa nell�Ade.
La liturgia � quella S. Basilio.
Dopo il canto dell�epistola, il celebrante cosparge di fiori e foglie di
alloro (simbolo regale d�incoronazione quale segno di vittoria da parte di
Cristo-Re) ogni angolo della chiesa ed i fedeli, che sempre numerosi partecipano
alla funzione, mentre pi� volte si canta l�inno della risurrezione (an�sta)
�Risorgi o Signore, giudica la terra; tua eredit� saranno tutte le genti�.
Vengono sciolte le campane che a distesa danno alla comunit� l�annunzio del
mistero che si compie.
Per i fedeli di rito orientale,
questo � un giorno di vera festa. E� l�occasione per riportare a casa il
grano germogliato del Sepolcro, ormai vuoto. I contadini ancora oggi spargono
parte dei ciuffi di grano sui terreni auspicando un buon raccolto. Il suono
delle campane si propaga per borghi e villaggi. Un tempo non molto lontano, in
molte case si usava percuotere i cassoni con un legno e disfarsi della roba
inutilizzata: un rito propiziatorio che doveva servire a cacciare via il male e
prepararsi per la venuta del Signore.
Altro aspetto della tradizione
popolare, mantenutasi sino ad alcuni decenni addietro e che ora timidamente
incomincia a rivivere, � il canto notturno del Crist�s An�sti, eseguito da frotte di giovani lungo le vie del
centro storico. In molte famiglie questi gruppi vengono accolti in casa che, in
cambio del canto augurale, ricevono i dolci tipici pasquali.
Il canto sacro diventa anche un
saluto augurale, a Lungro, come negli altri centri italo-albanesi della Calabria
e come in tutto l�Oriente cristiano. Tra gli italo-albanesi si augura �Krishti
u ngjall!� (Cristo � risorto!) e si risponde �Virteta
u ngjall!� (Veramente � risorto).
Grande
e Santa Domenica di Pasqua (Diella
e Pashk�vet e Madhe dhe e Sh�njte)
Il
grande annuncio, comune a tutto l�Oriente Cristiano: Crist�s
An�sti! � Cristo � risorto!
L�annunzio della risurrezione avviene all�alba della domenica. In
altri paesi albanesi esso � celebrato a mezzanotte. A Lungro, il centro
spirituale degli italo-albanesi, � ancora buio pesto e la cattedrale � avvolta
dall�oscurit�. Una flebile luce proviene dalla lampada sempre accesa del
Santissimo. Da questa fiammella il celebrante accende il suo cero e rivolgendosi
ai fedeli dice �Venite tutti, prendete
la luce che non ha tramonto e glorificate Cristo, risorto dai morti�. Le
fiammelle si moltiplicano ed il chiarore fa risplendere gli ori dei mosaici e
delle icone. In processione escono dalla chiesa e si dirigono verso il sagrato
dove inizia l�ufficiatura della �Fjalza
e mir�� (la buona parola). Il
celebrante si avvicina alla porta grande chiusa, mentre con l�alba si
dischiude un nuovo giorno. Con la croce astile, dopo ampie preghiere e letture
dei testi sacri, batte per tre volte sulla porta ed inizia il dialogo con il
lettore che dall�interno della chiesa, rappresenta le forze del male. Al terzo
invito, i battenti si aprono, la chiesa si illumina
e i fedeli entrano intonando il canto pasquale del �Christ�s An�sti�: �Cristo � risorto dai morti e con la sua
morte ha sconfitto la morte e a coloro che giacevano nei sepolcri ha ridato
la vita�. Per l�occasione, anticamente, i contadini usavano suonare gli
zufoli di fico (titarote) e la cerimonia di certo assumeva una forma semplice ma
rude, la memoria di un significato antico.
Dopo l�abbraccio della pace (aspasm�s),
si celebra la liturgia di S. Giovanni Crisostomo.
Le ufficiature continuano con la
solenne liturgia pontificale e terminano con il bacio del Vangelo da parte dei
fedeli.
Durante il solenne
vespro della sera la lettura del brano del Vangelo, che narra l�apparizione
del Signore agli apostoli comandando loro di andare ad annunciare la sua parola
per tutte le terre del mondo, � ripetuta in varie lingue per significare che
uno stesso Vangelo deve essere compreso da tutti i popoli nel proprio idioma.
Con i riti della Grande e Santa
Settimana, la Chiesa bizantina italo-albanese si appresta a rivivere l�evento
pi� grande della Cristianit� con l�annuncio che �Ges� morto �
resuscitato�. La liturgia di questo grande giorno, la Domenica di Pasqua, �
quella di San Giovanni Crisostomo, la stessa che si celebra nell�Oriente
bizantino. Si assiste ad alti momenti di gaudio, in un clima di
tripudio e di festa,
tra gli splendori ed i colori tipici. Preghiere, inni, incensazioni e
benedizioni si susseguono senza sosta. E� un dialogo continuo tra celebranti,
coro e fedeli. Gli affreschi che raccontano scene dell�Antico e Nuovo
Testamento, le icone delle feste liturgiche dai colori tenui ed i mosaici che
riflettono tra gli sfondi dorati la maestosit�, severa e dolce, del Pantokrator
e della Madre di Dio in Trono, fanno di questa Pasqua nella Cattedrale di San
Nicola di Mira di Lungro, un momento di alta spiritualit� che vale veramente la
pena di viverlo. �Usciamo da questa
esperienza unica vivificati. Si ha l�impressione di trovarsi per davvero in
Oriente�, dicono quanti scelgono di seguire queste sacre funzioni nella
comunit� italo-albanese. L�interesse per la conoscenza della liturgia della
Chiesa d�Oriente, in particolare di questa settimana la pi� importante
dell�anno, coinvolge un numero sempre pi� grande di persone.
Dopo il Grande Giubileo, la
Settimana Santa e la Santa Pasqua a Lungro rappresentano un itinerario da
proporre e da percorrere, unico del suo genere, per cogliere non solo gli
aspetti esteriori della ricchezza e dello splendore del rito, ma la conoscenza
dei testi scritturistici, che sono la �pi�
vera e pi� fedele catechesi del Mistero della Salvezza e per vivere il momento
liturgico, come evento di salvezza e di grazia, nella partecipazione alla morte
e risurrezione di Cristo� (Mons. G. Stamati, 1977).