Schede Biobibliografiche di Autori lungresi (a cura di Alfredo Frega e Francesco Damis)
ALBERTO STRATICO� 1862 - 1926
Opere e Monografie pubblicate
In Crimea (Guerra di Crimea. 1853-1856 � Partecipazione piemontese), tip. G. Dastoli, Catanzaro 1889, 98 p.
Il genio di Scanderbeg (poema), ed. R. Sandron, Palermo 1892, 16 p.
Manuale di letteratura Albanese, U. Hoe�pli Edit. Serie scientifica. Milano 1896, 16, XXIV, 280 p.
Di borgo in borgo, ed. V. Muglia, Messina 1897, 137 p.
Nel mondo dei fanciulli: letture per la quinta classe elementare maschile, ed. Crupi & Muglia, Messina 1899, 232 p.
Estensione e limiti del concetto di pedagogia, ed. R. Sandron, Milano, 292 p.
Il potere d�inibizione nella fisio-psicologia e nella pedagogia, ed. D�Amico, Messina 1900
Dell�educazione dei sentimenti dal punto di vista individuale e sociale, 2. ed., ed. R. Sandron, Milano 1904, VIII, 208 p.
La psicologia collettiva, ed. R. Sandron, Milano 1905, 158, 36 p. (due edizioni)
Pedagogia sociale, ed. R. Sandron, Milano 1907, 331 p. (seconda edizione 1914)
Il corso popolare nelle scuole di Roma (direzione generale didattica), tip. Coop. Sociale, Roma 1917, 4, 75 p.
Gli asili infantili: discorso letto in Gioiosa Marea (prov. di Messina) il giorno 5 giugno 1892, Festa dello Statuto, per la solenne inaugurazione dell�asilo infantile Regina Margherita, tip. Pac�, Patti 1892, 8, 23 p.
Retorica e istruzione: discorso letto in Patti il 5 giugno 1892, Festa dello Statuto, in occasione della solenne distribuzione dei premi agli alunni delle scuole secondarie ed elementari, tip. Pac�, Patti 1892, 8, 25 p.
Verit�: conferenza pubblica tenuta in Messina il 10 luglio 1904, per incarico dell�Universit� popolare, tip. R. Alic�, Messina 1904, 27 p.
Relazione sul riordinamento dell�amministrazione scolastica, tip. S. Morano, Napoli 1910, 8, 21 p.
I grandi scrittori italiani - Manualetto ad uso delle scuole secondarie Catanzaro 1887
Gli scrittori georgici italiani Catanzaro 1887
Emigriamo ! - Novella - Catanzaro 1888
Vi sono anche altri scritti, da individuare nella Scheda del Sistema Bibliotecario Nazionale -SBN-.
E' singolare che in una Nota in calce al poemetto � Il genio di Scanderbeg�,datato � Patti 1891� l'Autore in dimestichezza con Pier Domenico Damis ,( di cui fra l�altro descrive nel Carme la figura dominante delle schiere italo albanesi alla battaglia di Capua, �Giganteggia su la falange scatenata il Duce �, di cui alla Nota (10), identifica �il vivente Generale Domenico Damis, vanto ed orgoglio della mia terra natale, glorioso superstite dei Mille � ) e con cui asserisce aver corrispondenza, evidenzi il di lui pensiero in relazione ai giovani cui si sente legato, pur in et�, proponendo in una missiva ricevuta tra le altre la di lui espressa considerazione che �amo i giovani... la nostra terra natale aveva una giovent� ben altrimenti operosa di mente e di cuore che non � l'odierna, salvo beninteso qualche eccezione�.E' uno dei possibili spunti per meglio penetrare il pensiero del vecchio patriota,legatissimo alla giovent�. Sul Testo Retorica E Istruzione , vi � una dedica autografa a Domenico Damis.
Biografia � Nacque a Lungro il 7 luglio 1862,da Giovanni Battista e Rachele Pisarro. Sin da giovane segu� la famiglia che si trasfer� a Roma per ragioni di lavoro. A soli 23 anni, il 29 settembre 1885, pur tra personalit� di ampio rilievo e capacit�, molti consacrati da decenni di rivoluzioni partecipate nelle pi� disparate condizioni, ebbe in ragione delle sue rilevanti capacit� il privilegio di pronunciare l�orazione funebre( rimastaci ) per il Patriota e poeta Vincenzo Stratig�, innanzi ad una intera popolazione, quella di Lungro e dei paesi viciniori . L�anno successivo, 1886, si iscrisse alla prestigiosa Loggia Massonica Scanderbeg di Lungro. Evidente l�aver conseguito la laurea in lettere classiche, essendo altres� apostrofato �professore�, in diversi scritti, pur ad oggi non essendoci chiaro il percorso della sua attivit� lavorativa iniziale, riteniamo che di l� a breve si sia allontanato dopo quel periodo verso Roma, per trasferimento per ragioni di lavoro dell�intera sua famiglia, non constando ad oggi dati diversi e pi� certi, mentre circa i primi anni novanta dell�800 lo si ritrova dopo alcuni anni ispettore scolastico ,Circondario di Patti, in Sicilia, mentre ancor prima tra il 1887 ed il 1888, ha rapporti con Catanzaro dove ha fatto pubblicare alcuni suoi primi scritti.
In seguito, stando a Roma ricopr� l�importante incarico di Direttore Generale della didattica al Ministero della Educazione nazionale. Ebbe rapporti con Francesco Crispi ancor prima che questi diventasse Presidente del Consiglio dei Ministri , tanto che allo Statista patriota italo albanese anch�esso delle Comunit� di Sicilia, dedic� l�opera �Manuale di Letteratura Albanese� che � stata edita nel 1896.
Scrisse diversi testi di carattere storico � sociale, pedagogico e letterario. Tra le sue opere pi� importanti, che sono custodite in numerose biblioteche nazionali in Italia, � da annoverarsi il "Manuale di Letteratura albanese", pubblicato dalla Casa Editrice Ulrico Ho�pli di Milano nel 1896, recensita sul n. 3 del 31 gennaio 1897 di �Ili i Arbresh�vet / La Stella degli Albanesi�, diretta da don Antonio Argondizza . Ader�( meglio che partecip�) al Primo Congresso Linguistico Albanese indetto da Girolamo De Rada e tenutosi a Corigliano Calabro dal 1� al 3 ottobre 1895. Fece parte della Commissione incaricata della compilazione del dizionario albanese unitamente a Giovanni Damis, Orazio Capparelli ed altri studiosi dell�Arb�ria ( giusta le risultanze e decisioni del 2� Congr.Linguistico Albanese tenutosi a Lungro,nel febb.1897)..
Per l�ambito lungrese, pur non certi anagraficamente i rapporti con gli altri Stratic�, � da ritenere si possa configurare certa la parentela con gli Stratic� della casa sede del vecchio Ufficio Postale in Via dei Cinquecento, in cui ancora ad oggi su due infissi esterni compaiono le iniziali � G B S � � Giovan Battista Stratic�, tale nomandosi il vecchio Direttore dell�Ufficio postale � don Giovanni della Posta � quello assomigliante in modo straordinario al Re Vittorio Emanuele III, a sua volta padre, oltre che di Raffaele, Ciccio, Toria anche della Signorina Maria Stratic�,non coniugata, anche essa Direttrice dell�ufficio postale andata in pensione circa gli anni �70 del Novecento, e che nell�ordine precedeva l�ultima figlia Virginia.
Si spense a Roma il 13 febbraio 1926.
Francesco Damis agosto 2012
La Biobibliografia che precede su Alberto Stratic�, aggiornata anch�essa rispetto al precedente mese, ritengo sia quella pi� completa che possa a livello Lungrese riguardare l�importante e famoso nostro Concittadino, del cui rilievo, fra l�altro, si occupano ancora ad oggi Ricercatori e Studiosi, per come dimostro avvenire alligando una recente comunicazione rimessa ad una Ricercatrice che si � a me rivolta , ritrovandomi in Internet collegato allo Stratic� ed a cui, rimettendo gli esiti recenti dell�aggiornamento al passato mese, con buon garbo e tanta disponibilit�, rispondendomi e ringraziandomi , mi ha informato degli esiti della propria ricerca svolta ed anche essa a sua volta aggiornandomi sul nostro Scrittore, mi ha traslato dati anagrafici pi� certi documentalmente e riferimenti familiari a me non noti.
Ed in aggiunta a quanto precede, rilevo anche che di questo Autore Lungrese la Casa Editrice Pensa Multimedia ha pubblicato di recente, nel 2008, il di lui testo � Dell�educazione dei sentimenti. Dal punto di vista individuale e sociale�, oltre all�altro Testo �Estensione e limiti del concetto di pedagogia�, curato da Gabriella Armenise. Inoltre, tale ultima curatrice, la prof.ssa Armenise, che opera ed insegna all�Universit� del Salento a Lecce, ha anche di recente( 2010) per i tipi della Casa Editrice Congedo pubblicato un proprio testo sullo Stratic� : � Pedagogia ed istruzione popolare in Alberto Stratic� . E da tutto quanto precede, � ragionevole desumere che l�attenzione della Cultura a questo Autore continua a manifestarsi con frequenza, tanto da renderne ancora attuale la di Lui opera nel campo dell�istruzione popolare e della pedagogia, a parte il suo merito irripetibile nel campo della Letteratura Albanese.
E proprio della dotta professoressa Gabriella Armenise che si dimostra da sua pari, riportiamo per quanto possibile estesamente un di lei scritto sullo Stratic� perch� anche i Lungresi comprendano, stante l�ampiezza e profondit� dei concetti , di quale calibro culturale fosse portatore il Nostro Concittadino :
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ALLEGATO III[1]
LA RIFLESSIONE DI ALBERTO STRATIC� SULL�ESTENSIONE E I LIMITI DEL CONCETTO DI PEDAGOGIA
Stratic� rientra, senza dubbio, nell�ambito della fase positivistica per la quale diviene fondamentale compiere un esame critico della vita sociale e politica, indicando l�analisi quale strumento essenziale e punto ineludibile di partenza per un sicuro rinnovamento. E questo discorso vale, e a maggior ragione, per una figura come Stratic�, uomo militante nella politica del tempo, e soprattutto attento educatore politico. Forte nel suo ruolo, ha sempre occupato un posto in prima linea nelle battaglie nazionali dirette all�alfabetizzazione su vasta scala e all�unificazione morale, nell�intento pi� ampio di superare anche le stridenti contraddizioni legate alla vita economico-produttiva delle comunit� albanofone in Italia. Comunque, fiducioso nel metodo positivo, si rende fervido sostenitore dell�utilizzo dell�inchiesta e della statistica, quali �nuovi� strumenti di concretezza. L�accordo pi� completo con gli altri positivisti a lui contemporanei, si realizza senza dubbio nella preminenza attribuita allo sviluppo della scuola, che ormai non corrispondeva pi� alle necessit� dei tempi[2].
In particolare, per quel che concerne la rifondazione pedagogica anche sul piano dell�azione di governo, occorreva trasformare sia gli italiani sia gli arb�resh da sudditi fedeli in cittadini consapevoli delle loro nuove responsabilit� civili.
Stratic�, quindi, come gli altri positivisti del tempo, sembra cosciente del fatto che la Legge Casati fosse stata ormai superata dalla vicende storiche nazionali ed internazionali. Bisognava, allora, compiere un�inversione di rotta: debellare l�analfabetismo, imporre l�obbligatoriet� della frequenza scolastica[3], prolungare il corso elementare, introdurre nell�insegnamento le discipline scientifiche. In altri termini, diveniva prioritario il rinnovamento del metodo ai fini del rafforzamento della scuola statale contro l�ostilit� clericale. Tra l�altro, si doveva dare nuovo impulso alle scuole professionali, modificando anche le scuole tecniche, s� da rispondere concretamente alle nuove richieste provenienti dal mondo del lavoro.
Sembra evidente che, di l� dalla qualificazione professionale, era preminente anche la messa a punto di un�istruzione civile a tutti i livelli e, nonostante il sincero impulso dato da �realisti� come Stratic�, all�istruzione popolare[4] e all�introduzione, nella scuola, delle materie scientifiche e tecniche, sotto il profilo strutturale, purtroppo, furono sempre favorite le scuole classiche e tutelati i privilegi delle stesse a beneficio della sola classe dirigente. La sostanza della Legge Casati rimane essenzialmente la stessa, mentre le riforme scolastiche elaborate finiscono con il confermare la tradizionale gerarchia scolastica: elementare (destinata ai soli contadini), tecnica (per i lavoratori tecnici), classica (destinata ai professionisti).
Comunque, per Stratic�, l�insegnamento deve essere formativo a qualunque grado e livello. D�altro canto, il fine precipuo dell�educazione non � l�erudizione, bens� la formazione dell�intelligenza, della volont� e delle abitudini mentali e morali dell�individuo. In ambito religioso, anche Stratic� sembra essere ostile verso ogni espressione di formalismo esteriore o eccessivo dogmatismo, e, non potendo condividere una campagna politica diretta alla piena laicit� delle scuole, sostiene l�opportunit� di conservare l�insegnamento della religione nelle scuole ormai abituate ad agire in conformit� a norme e precetti sacri. Ritenendo, tra l�altro, che le facolt� umane potessero essere il risultato di dati naturali oltre che di un determinato processo storico, Stratic� considera che le facolt� di ogni soggetto possano svolgersi secondo il carattere e il livello raggiunti dall�ambiente, e, in ci�, la psicologia poteva trovare un sicuro collegamento con la sociologia. Del resto, lo stesso De Sanctis cos� si esprimeva al riguardo: �La mente � un prodotto di predisposizioni ereditarie e di condizioni fisiologiche che si vanno organizzando col mezzo dei sensi, e ricevono una impronta definitiva dall�ambiente morale e dall�educazione�[5], non discostandosi da una concezione che, in definitiva, lo Stratic� condivideva senza riserve.
La soluzione d�ogni problematica connessa all�educazione scolastica, rientrava in quella che gli studiosi del tempo etichettavano come scienza dell�educazione, e nella quale venivano ad essere coinvolte, non solo le relative posizioni teoretiche su determinati principi e problemi legati al fine dell�educazione, ma anche problemi d�altra natura, di non minore importanza: l�ubicazione dell�edificio scolastico, l�arredamento dello stesso, l�ambiente di provenienza. Si pensava, infatti, fosse necessario suscitare nell�allievo le reazioni psicologiche pi� rispondenti alle inclinazioni della sua psiche, al fine di agevolarne il processo d�apprendimento. Un limite in tal senso, tuttavia, potrebbe rintracciarsi nel fatto che il tutto venisse inevitabilmente a riallacciarsi con le possibilit� fisiologiche ed organiche del fanciullo in formazione. In sostanza, non si distinguevano, molto spesso, i principi dell�atto educativo dai mezzi e dalle condizioni esterne, ma, di l� da questo limite, della scienza dell�educazione cos� concepita, devono essere apprezzati la volont� di porre in rilievo i principi di un�educazione consapevole, senza sottovalutarne le problematiche di natura psicologico-didattica emergenti dalla stessa. Quindi, i veri problemi nascono dalla posizione assunta dal fine dell�educazione, in vista del quale le stesse istituzioni scolastiche, l�opera dei maestri e le attenzioni degli studiosi sono coerentemente concepite. Il fine dell�educazione risulta, pertanto, il leit motiv principale di tutta l�organizzazione e l�operosit� scolastica, avente come campo d�azione reale la societ�. Da qui, l�idea di fondo, presente in tutti i positivisti del tempo, che il fine del processo formativo dovesse essere quello di �creare� un uomo socialmente operoso e utile all�intero contesto sociale. Significative in proposito appaiono, ad esempio, le osservazioni del Mandolfo: �il fine dell�educazione � la formazione di un uomo socialmente operoso ed utile, capace di comportarsi bene in societ�, comportamento che i positivisti intendono come laboriosit�, buone maniere, onest� nel lavoro e negli intenti, e soprattutto come indipendenza nei rispetti delle forme tradizionali del culto religioso, che essi dissociano, con poca accortezza, dalla sottomissione ai poteri statali costituiti e di classe, credendo ingenuamente che una critica alle istituzioni tradizionali della religione non coinvolga anche, a lungo andare, le istituzioni statali e di classe. Perci�, mentre predicano l�anticlericalismo nelle scuole, illudendosi che l�istruzione e la conoscenza delle leggi biogenetiche dell�evoluzione possano impedire alla Chiesa di esercitare la sua influenza sulle masse popolari, specie sulle donne, nel campo della formazione dell�uomo e del cittadino, si fermano a voler dare ai ragazzi gli elementi pi� immediati e strumentalmente necessari per lavorare seriamente e onestamente. Essi cio� confondono, alla maniera illuministica, la coscienza con l�intelletto, e ritengono che basti dare un sapere nozionistico per avere una generazione di cittadini civili ed aggiornati nella lotta contro il cosiddetto �oscurantismo��[6].
A tale conclusione, osserva ancora il Mandolfo, si sarebbe giunti in quanto si considerava lo spirito dell�uomo quale insieme di fenomeni psichici associati secondo un indirizzo proveniente dall�esterno, facente �da nocciolo di tutta la formazione dell�io�, dottrina risalente a Herbart e ripresa e consapevolmente �ripetuta� da positivisti italiani come De Dominicis, Ardig� e Stratic�[7].
Ora, poich� i positivisti, in generale, intendono la formazione del fanciullo come risultato di un�attivit� spontanea cui bisogna lasciare la possibilit� di svilupparsi secondo natura, a prescindere dagli indirizzi dati dal maestro, la cui funzione si configura esclusivamente come stimolo alla formazione della coscienza, si comprende come venga posta in secondo piano la dialettica dello spirito, o, meglio, la dialettica dello spirito interiore unitamente a quel senso di angoscia che, invece, dovrebbe sempre accompagnare l�attivit� del fanciullo sotto la spinta della consapevolezza dei propri limiti e della necessit� di superare gli ostacoli.
� questo determinismo di fondo che, ovviamente, limita la �portata� della scientificit� dell�educazione. Eppure, l�aver posto al centro della progettualit� educativa il fanciullo, l�aver dichiaratamente espresso la necessit� che ogni maestro adegui il proprio insegnamento alla natura ed allo sviluppo dell�io del fanciullo e, infine, l�aver posto l�accento sullo studio concreto del mondo psichico del fanciullo, v� ascritto a merito di tutti i maggiori teorici del positivismo, anche se tutto questo non li salv�, proprio come avvenne anche per Stratic�, dalla critica degli idealisti, in particolare nei confronti dei tre principi basilari della pedagogia positivista: lo psicologismo, il didatticismo[8] e l�ambientismo[9]. Eppure, per quanto si possano condividere, in tutto o in parte, tali critiche alla concezione positivistica dell�educazione, in generale, ed alle posizioni dello Stratic�, in particolare, dev�essere, comunque, riconosciuto a quest�ultimo, non solo il merito di aver elevato la nozione di pedagogia a scienza autonoma, scoprendone e discutendone i principi stessi del fatto dell�educazione, ma soprattutto, di aver sostenuto, con tutti i mezzi a sua disposizione, lo sforzo dei governi liberali e della societ� borghese di estendere la scuola popolare, illuminandoli sulla via da seguire nella pratica dell�istituzione scolastica (affrontando anche questioni di igiene sentimentale, di edilizia, di didattica) per rimediare alle deficienze del sistema educativo del tempo.
CONCETTO DI PEDAGOGIA: ESTENSIONE E LIMITI NELL�OTTICA STRATICOIANA.
Estensione e limiti del concetto di pedagogia di Stratic� rappresenta un lavoro che si propone di essere completo ed esaustivo nella trattazione del problema pedagogico-educativo. In esso l�autore espone le sue teorie in riferimento alla definizione del concetto di pedagogia, per poi individuarne non solo il campo di indagine, ossia l�estensione, ma anche limiti della stessa nel costituirsi a scienza autonoma.
Stratic�, partendo dalla considerazione che le difficolt� incontrate dalla pedagogia nel tentativo di costituirsi quale scienza nascano non solo dalla sua natura di scienza �derivata� [10], ma anche da molte altre cause, - che di volta in volta vengono individuate dall�autore con fondati argomenti e freschezza di linguaggio -, non limita l�apertura dei nuovi orizzonti culturali e le riflessioni metodologiche ad un pubblico di �nicchia�.
Egli si pone ad un livello sicuramente non inferiore a quello di altri teorici del positivismo che, pur partendo, come lui, da un solido sostrato filosofico, riescono a rendere fruibili delle nozioni scientifiche e complesse anche alla massa. Per �spianare� la via alla ricerca dei fondamenti scientifici della pedagogia, oltre che al modo �d�assurgere induttivamente, dalle cognizioni particolari derivanti dallo studio obiettivo del fatto educativo, all�organizzazione logica di esse in un tutto compiuto ed armonico, cio� formante la scienza dell�educazione�[11] - palesemente intesa nella sua concezione integrale -, egli ha ritenuto opportuno e molto utile premettere, nella parte iniziale del suo lavoro, delle brevi considerazioni sul modo d�organizzarsi delle cognizioni nella mente umana, ovvero sul processo che segue naturalmente la mente stessa per la formazione della scienza in generale, oltre che per la formazione delle scienze particolari e sulla connessione dei loro princ�pi comuni in �un tutto unico�, �merc� la filosofia, e sugli stadi [�] empirico, precettistico, scientifico e filosofico � che il sapere umano attraversa�[12].
Ci� si � rivelato particolarmente utile, poich� gli ha consentito di sviluppare, in un secondo momento, le modalit� attraverso le quali tale scienza si sia formata, oltre che il processo seguito da altre scienze[13].
A suo parere, l�educazione deliberata e intenzio�nale � meglio definibile anche come educazione propriamente detta -, comincia nel momento in cui sull�uomo in formazione sono esercitati un complesso d�azioni tendenti a favorirne lo sviluppo psichico e sociale. Del resto, � questa una necessit� che scaturisce dallo stesso progresso civile della societ�, perci� all�allevamento e all�addestra�mento si deve aggiungere l�opera dell�educazione la quale, �favorendo il detto sviluppo, fa s� che gli acquisti intellettuali, morali e tecnici d�una data societ� non spariscano con la morte de' suoi componenti, ma si conservino e si trasmettano ai discendenti le cognizioni e le attitudini acquistate, necessarie ad ottenere la continuit� e il progresso della coltura e della moralit�[14]. In altri termini, mentre, l�allevamento mirava solo ad aiutare lo sviluppo organico dell�individuo, per adattarlo meglio all�ambiente naturale, e l�addestramento soltanto a fargli acquistare delle attitudini pratiche speciali, l�educazione, invece, puntando ad agevolare, al contempo, lo sviluppo psichico, in�tellettuale e morale, tendeva a raggiungere, a suo modo di intendere, una pi� larga e forte armonia tra l�individuo e la societ�.
Chiaramente, il primo periodo dell�educazione, �stretto ai bisogni�, giacque necessariamente in uno stadio empirico per un tempo considerevole, perch� le esperienze concernenti il fatto educativo non potevano venire ancora vagliate, coordinate e criti�cate in modo da assurgere a delle norme stabili[15]. Nel corso di tale stadio, non era ancora distaccato il fatto educativo dall�arte d�educare, � come osserva il Tauro, con il quale Stratic� concorda �, in quanto il primo � il fatto stesso dell�educazione, e l�altra � il com�plesso d�azioni che s�adoprano per educare[16]. Solo al momento di tale distacco, osserva lo Stratic�, l�educazione oltrepasser� il suo stadio empirico, in quanto l�arte educativa pre�suppone gi� la formazione di una serie di precetti o di norme[17].
Dalla primitiva pratica empirica, l�educazione finir� con l�elevarsi ad arte educativa sempre pi� cosciente, considerata a s�, separata in altre parole dal fatto dell�edu�cazione, sino a giungere ad un�arte riflessa, atta ad esercitare la sua azione con la �guida dei lumi della scienza�, ovvero dei princ�pi e delle teorie erompenti dalle verit� reali sistemate, organizzate e logicamente elaborate. In sostanza, sostiene con vigore Stratic�, l�arte e la scienza si troveranno �sempre di fronte�, nel senso che l�una � il necessario completamento dell�altra; e, quindi, per quanto si riferisce alla pedagogia, se studiata nel suo aspetto dottrinale, essa � scienza dell�educazione; studiata in ordine alla sua pratica applicazione, invece, � arte educativa; e si comprende, quindi, perch� a dire dell�autore, l�una e l�altra si trovano in rapporto di necessaria interdipendenza[18], mentre in altro deve essere rintracciata la rispettiva origine[19].
Le pagine, che chiudono quella che deve intendersi come prima parte della sua speculazione sull�argomento sono chiaramente di natura generale, in cui l�autore cerca di porre in risalto il quando e il come la pedagogia abbia concretamente cominciato ad organizzarsi a scienza, esaminano brevemente, e con rapidi cenni critici, le opere dei �principalissimi protagonisti� che hanno offerto, a suo modo di vedere, un�esposizione organica e relativamente completa della scienza dell�educazione; con ci� egli si propone d�esporre l�antefatto della pedagogia in rapporto al concetto che lui intende trasmettere al lettore, ma anche mostrare in maniera concreta le conclusioni a cui la pedagogia sia giustamente pervenuta nel contesto storico a lui contemporaneo[20].
Prima di Herbart (1776-1841)[21], in Germania, e di Rosmini (1797-1855)[22] e Rayneri (1810-1867)[23], in Italia, non ci � dato di trovare, afferma con vigore l�autore, n� le regole pedagogiche ridotte a sistema, dando loro a principio fondamentale una spe�ciale psicologia, come fece il primo; n� un tentativo di dare alla pedagogia un fondamento scientifico e filosofico, delineando con princ�pi e criteri filosofici una psicologia infantile in servi�zio della scienza e dell�arte educativa, come fece il secondo; n� un tentativo d� dare alla pedagogia generale un vero carattere filosofico e la forma rigorosa di scienza, come fece il terzo, seguendo le orme del secondo[24]. Quindi, occorre riconosce�re che l�Herbart, il Rosmini e il Rayneri furono i primi a trattare scientificamente lo studio della pedagogia, a prescindere dalla condivisibilit� o meno del pensiero filosofico elaborato dagli stessi.
Ribadendo che occorra giungere sino ad Her�bart per trovare la prima vera opera di peda�gogia scientifica, Stratic� fa vedere come non possa attribuirsi carattere scientifico alle opere dei pedagogisti pi� in voga contemporanei o anteriori a questo filosofo. Se � vero che Herbart ebbe dei precur�sori, che avevano dato nuovo avvio tanto alla scienza dei fenomeni psichici quanto alla ri�cerca del fine, dei metodi e dei mezzi d�educare, � pur vero che l�apporto da lui dato alla fondazione di una nuova scienza pedagogica � indiscutibile.
Interessante � la ricostruzione storica dell�evoluzione scientifica, in campo pedagogico, compiuta da Stratic�. Partendo dal secolo XVII, ricorda il ruolo svolto da figure come Bacone[25] e Galilei �per cui le menti furono condotte ad osservare il mondo reale, dal quale soltanto si possono ricavare preziose ve�rit�, merc� l�intuizione, l�osservazione paziente de' fatti, l�esperimento e l�induzione, in contrapposto alla vecchia filosofia che poneva sue basi in princ�pi ammessi dogmaticamente colle verit� assolute, ed aveva per suoi caratteri il lavoro astratto della mente e l�arte del sillogismo�[26].
Seguono le acute osservazioni in merito al contributo fornito dalle opere di Locke, Comenius e Rousseau: �Poi un nuovo orizzonte si schiude, cos� per la psico�logia come per la scienza dell�educazione, dopo la pubblicazione del Saggio sull�intelletto umano del Locke, avvenuta nel 1690, il quale nega che le idee siano innate, e afferma che esse invece si formano, e hanno quindi una storia nella vita umana. Le prime manifestazioni pedagogiche pi� importanti del nuovo indirizzo filosofico sono da ricercarsi nei lavori del Comenius e dello stesso Locke, tralasciando di dire d�altri ed anche del Rousseau, il cui Emilio � da lui stesso chiamato romanzo pedagogico � non ha certo i caratteri di un trattato scientifico: ma tale carattere non si pu� nemmeno riconoscere per intero nelle opere di quelli, secondo il concetto di scienza da noi gi� esposto�[27].
Con Comenius (1592-1671)[28], il primo studioso a determinare con precisione i diversi gradi dell�istruzione, dalla scuola materna all�universit�, a stabilire i veri caratteri dell�insegnamento pri�mario, ad applicare alla pedagogia i princ�pi della logica moderna e a definire alcune leggi essenziali dell�arte d�insegnare, si giunge all�elaborazione di un piano didattico completo e relativamente perfetto. Non manca in esso la formulazione di alcuni importanti prin�c�pi scientifici, intuiti genialmente e convincentemente argomentati (come l�unit� del processo edu�cativo in tutti i suoi aspetti e in tutti i suoi gradi, la legge degli sviluppi armonici da cui deriva il metodo cosiddetto ciclico, il principio della concentrazione), ma un impianto scientifico vero e proprio, - ribadisce Stratic� -, senza alcun dubbio, � assente[29].
Quindi, dopo specifici riferimenti al ruolo svolto da altri pensatori, quali Locke e Pestalozzi, ed altri ancora, nello sviluppo del pensiero pedagogico, in generale, ritorna a ribadire l�importanza del contributo herbartiano sotto il profilo scientifico.
L�Herbart, in modo specifico con la Pedagogia generale, � stato il primo ad impostare scientificamente lo studio della pedagogia, sottolineando il ruolo essenziale e fondante della psicologia dell�adolescenza e intuendo il fine e�tico della scuola, in particolare della scuola media alla quale sono rivolti i suoi studi, pur prendendo le mosse dai princ�pi applicati dal Pestalozzi e da altri alla scuola elementare. In proposito, Herbart completa l�opera del Pesta�lozzi, nel senso che questi si era fermato soprattutto sull�educazione dei fanciulli dandoci i profili d�una pedagogia moderna della scuola primaria e popolare, mentre egli d� organismo e vita ad una pedagogia per la scuola media, con l�obiettivo di fornire i principi fondanti per un�educazione delle future classi dirigenti. Per tal ragione i princ�pi fondamentali enunciati da Herbart si possono estendere a tutti i gradi dell�istruzione adeguandoli alle varie et�, cio� al grado di sviluppo mentale degli educandi[30].
Chiaramente non tutti i princ�pi del sistema pedagogico herbartiano resistono alla critica moderna, eppure, sostiene Stratic�, �l�alto valore del sistema pedagogico herbartiano vien dimostrato dal favore da esso incon�trato e dalla diffusione avuta, non solo presso i tedeschi, ma anche in Ungheria, nel Belgio e in Francia specialmente per opera del Pinloche che ne tradusse gli scritti in francese, in Olanda per opera dell�Hartsen principalmente, in Inghilterra e anche in Italia per opera special�mente del Fornelli, del Credaro e dell�Allievo,[31] e pi� in America ov�� oggetto di corsi spe�ciali nelle Universit�. Ebbe poi, specialmente nella Germania e nell�Austria, innumerevoli se�guaci, de' quali basti citate lo Ziller, lo Stoy, il Waitz, lo Str�mpel, il Willmann, l�Exner, R. Zimmermann, il Volkmann, il Rein, il Richter�[32].
Secondo Stratic�, i primi lavori organici di pedagogia scienti�fica devono ricercarsi nelle opere del Rosmini e del Rayneri. Il Rosmini, prima di tutto, assegna un posto speciale nell�enciclopedia filosofica alla pedagogia. Questo autore, nel coordinare tra loro tutti i princ�pi della pedagogia, finisce con il subordinarli ad un unico principio che � il raggiungimento della mas�sima perfezione, l�avvicinarsi e conformarsi all�archetipo, a Dio. Per rag�giungere il suo fine supremo, ossia la perfezione dell�individuo, la quale non si rinviene che nella morale e nella religione cristiana, la scienza e l�arte pedagogica debbono fondarsi sulla conoscenza delle facolt� umane e della loro subordinazione, facolt� che Rosmini classifica in morali, intellettuali e animali; �e poich� la scienza peda�gogica comprende, oltre al fine, anche i mezzi e i metodi per raggiungerlo, occorre che miri, come all�unit� del fine, cos� a quella delle dot�trine e delle potenze�[33]. Queste idee del Rosmini, si ricavano dal suo Sistema filosofico e dalle opere pedago�giche minori[34].
Il vero continuatore dell�opera rosminiana, per ci� che riguarda l�organizzazione a scienza della pedagogia, - come sottolinea pi� volte e giustamente Stratic�,- fu l�abate Giovanni Antonio Rayneri. Questi, in alcuni suoi scritti minori, aveva gi� dichiarato che l�istruzione dovesse essere intesa e mantenuta quale educazione; aveva de�terminato le leggi dell�istruzione educativa, e cio� la convenienza nella scelta delle cognizioni, la chiarezza e la gradazione nell�esporle e la pienezza ed efficacia per la vita; e aveva anche stabilito ci� che dovesse fare il maestro riguardo alla scienza da insegnare, all�alunno che deve apprenderla e alla scuola che si doveva ordinare. Comunque, il merito d�organizzatore della scienza della educazione deriva a lui dalla sua opera principale Della Pedagogia, libri cinque[35], la quale, a dire dello Stratic�, per lo svolgi�mento adeguato e proporzionale dato alle parti medesime, segna, per il costituirsi a scienza della pedagogia, un passo innanzi sull�opera dello stesso Rosmini. Del resto, pur ammettendo che quegli attinse principalmente le sue idee dal grande filosofo roveretano, e che ne segu� fondamentalmente i princ�pi, pot� dare maggiore compiu�tezza all�opera propria di pedagogista. Egli pur non ideando un nuovo sistema pedagogico, seppe comprendere e considerare l�educazione nella sua unit� e com�plessit�, valendosi di cognizioni insegnate da altri prima di lui, raccogliendole, riordinandole e facendole servire allo scopo di presentare un corpo organico di dottrina pedagogica[36].
Eppure, nonostante i molti meriti, l�opera del Rayneri, nella sua concezione fondamentale, nel principio di base, nei mezzi e nei procedimenti, - sottolinea Stratic� -, fin� con l�assumere alcuni caratteri che l�hanno posta �al margine�, perch� non rispondente ai canoni propri della �scienza moderna�, la quale, invece, deve puntare ad offrire ben altra concezione della natura e del destino della vita umana. Pertanto, appropriate appaiono le conclusioni straticoiane: �Le idee pedagogiche del Rosmini e del Rayneri dominarono incontrastate per oltre un ventennio in Italia, e certo produssero il vantaggio di far acquistare un pi� largo orizzonte all�educazione sollevandola, da un gretto empirismo, a dignit� scientifica, e rendendone quindi l�arte pi� cosciente e pi� sicura; ma, d�altra parte, non esitiamo ad affermare ch�esse contribuirono ad imprimere all�educazione nazionale un indirizzo non conforme alle esigenze ed alle idealit� de' tempi moderni, e specialmente ai dettami di quell�etica puramente sociale che, ponendo a base dell�educazione la pi� larga solidariet� umana, mira ad emancipare l�umanit� da ogni supersti�zione e da ogni errore, oramai incompatibili con le conquiste scientifiche, e a rendere l�uomo atto a vivere degnamente nella societ� e per la so�ciet�[37].
Dopo aver rilevato molto sinteticamente il valore dell�opera di Herbart, unitamente a quello delle produzioni rosminiane e rayneriane, Stratic�, fa un ulteriore, sintetico, ma oltremodo significativo riferimento alle correnti principali del pensiero filosofico e pedagogico �moderno�, che avrebbero influenzato gli orientamenti predominanti della scienza dell�educazione a lui contemporanea[38]. Il suo discorso, allora, prende le mosse da A. Comte (1798-1857)[39] e H. Spencer (1820-1903)[40], per poi soffermarsi sui �seguaci delle nuove dottrine pedagogiche in Italia� (E. Fusco, A. Angiulli e P. Siciliani)[41] e �sui pedagogisti viventi� (R. Ardig� e S. De Dominicis)[42].
Stratic�, ben consapevole che le teorie pedagogiche che s�ispiravano al positivismo comtiamo e a quello evoluzionistico spenceriano avevano avuto innumerevoli seguaci in tutte le nazioni civili, ma, dovendo egli circoscrivere il campo d�indagine a quello italiano, afferma che i pi� autorevoli rappresentanti presso di noi delle suddette teorie � anche se interpretate in modo originale � furono Andrea Angiulli e Pietro Siciliani. Se Angiulli, pur non elaborando un trattato organico di pedagogia, deline� brevemente, ma con sicurezza e preci�sione, il modo di concepire e d�organizzare a scienza la pedagogia, Siciliani, invece, concep� il disegno di costituirne e svilupparne tutto l�organismo, anche se non riusc� a portare a termine il suo progetto perch� colto prematuramente dalla morte.
Entrambi, per�, furono preceduti da Edoardo Fusco (1824-1873)[43], l�opera postuma del quale rende ragione del valore del suo tentativo d�or�ganizzare a scienza la pedagogia[44]. Fusco segue la solita divisione della scienza dell�educazione in fisica, intellettuale e morale, e fonda tutta la partizione della sua pedagogia sulla classificazione delle attivit� umane. Cos� si esprime su di lui lo Stratic�: �il sistema pedagogico del Fusco non � logicamente ben organizzato, ed � anche manche�vole per riguardo a certi aspetti dell�educazione; ma, ad ogni modo, egli ha il merito d�avere sostenuto esplicitamente che, per conseguire lo scopo dell�umana educazione, fa d�uopo studiare la natura dell�uomo[45], [�], nonch� il merito d�aver dato della pedagogia, presso di noi, un concetto pi� conforme alle nuove esi�genze della scienza e pi� ampio, indicando una via pi� sicura a coloro che lo seguirono in tali studi�[46].
Angiulli (1837-1890)[47] aveva cercato di dimo�strare la costituzione scientifica della pedagogia, a proposito dei fondamenti della biologia e della sociologia, in un discorso dal titolo La Pedagogia e la Filosofia positiva, letto nell�Universit� di Bologna e pubblicato nel 1872. Le sue idee su tale argomento sono esposte in modo pi� completo, sia pure in breve, nello studio La quistione sociale e la Pedagogia[48].
Sicuramente pregnante, sotto il profilo pedagogico, � anche La Filosofia e la Scuola (1888) dove l�autore insiste sulla necessit� dell�istruzione scientifica e sull�opportunit� che questa si compia, per aver davvero un potere educativo, nell�istruzione filosofica, della quale debbono essere animati persino gl�insegnamenti della scuola primaria. Certo, � sostiene Stratic� -, egli non svilupp� pienamente il suo sistema, non indag� tutti i particolari rap�porti fra la pedagogia e le scienze che a questa sono di fondamento e d�aiuto, non determin� in modo preciso e diffuso i limiti in cui debbano essere mantenuti detti rapporti col fatto pro�priamente educativo, perch� si restringa la �nostra scienza� nei suoi veri confini, non invada, i domini d�altre scienze accogliendo nel suo seno cognizioni che strettamente non le apparten�gano; eppure, fiss� le linee direttive per pervenire ai detti risultati in modo meravigliosamente pre�ciso, perch� nel sistema da lui enunciato si ri�conosce implicitamente la necessit� dello studio di tutte le scienze di natura biologica, psicologica e morale, sociologica e filosofica per costi�tuire la scienza dell�educazione[49].
Forse meno preciso e originale dell�Angiulli, ma certo non meno entusiasta e convinto di lui della necessit� di rinnovare dalle sue basi la pedagogia, fu Pietro Siciliani (1835-1885)[50]. Dopo aver esaminati criticamente i sistemi pedagogici antichi e moderni nella sua Storia critica delle teorie pedagogiche in relazione con le scienze politiche e sociali[51], Siciliani tent� d�edificare la teoria dell�educazione nell�altra sua opera La scienza dell�educazione secondo i princ�pi della sociologia moderna[52], a cui avrebbe dovuto far seguito la Pedagogia applicata o Arte educativa, che non pot� condurre a termine, a causa della morte. Il contenuto di questi tre libri doveva costituire, nell�intento del Siciliani, la scienza del fatto educativo come scienza a s�, di cui parti integranti dovevano essere: la storia delle teorie pedagogiche, la pedagogia teoretica e la pedagogia applicata o arte insegnativa, da distinguere, quest�ultima, dalla pratica o dall�esercizio. Per Stratic�, le idee pedagogiche contenute nelle opere del Siciliani avevano contribuito ad imprimere alla scienza pedagogica italiana un indirizzo pi� consentaneo alle conquiste moderne delle scienze biologiche, mo�rali e sociali[53].
L�attenzione prestata ai �viventi� (Ardig� e De Dominicis[54]), nasce, invece, dalla convinzione che essi non si possano conside�rare seguaci di una specifica scuola pedagogica, e che nelle loro opere ci sia una �tale impronta d�originalit� e una tale potenza mentale organizzatrice della scienza dell�educazione, da far loro meritare un posto emi�nente tra coloro che alla sistemazione di questa han contribuito�[55].
Pur non rinunciando a fare tesoro delle esperienze e dei risultati della ricerca maturati in precedenza, Stratic�, intende giovarsi soprattutto dell�esperienza e della riflessione diretta, per orientare il suo pensiero verso la costruzione di una peculiare concezione di scienza dell�educazione, da offrire quale contributo personale al dibattito in materia attivo al suo tempo.
Il punto essenziale della sua trattazione, ovvero la ricerca dei fondamenti scientifici della pedagogia e del suo reale contenuto, parte dallo studio obiettivo del modo d�attuarsi del fatto dell�educazione, �per non divagare e smarrirsi in princ�pi di natura aprioristica e dommatica, o in considerazioni vaghe e indeterminate, spesso non trovanti riscontro nella realt�. E poich� il fatto educativo ha per soggetto operante l�individuo umano in formazione, che ne costituisce il pernio e ne fornisce l�essenza fondamentale�, cos� l�autore sostiene �la necessit� assoluta, imprescindibile, di conoscere in modo concreto e profondo quanto si riferisce all�individuo [�], sia in riguardo alla costituzione del suo organismo sia in riguardo alle esplicazioni varie delle sue attivit� nell�ambiente naturale che lo circonda�[56].
Egli si propone di dimostrare che ogni individuo deve ritenersi naturalmente legato, non solo ai propri antenati, ma anche alle specie animali sottostanti e via via ai pi� semplici fe�nomeni, vitali, sino a giungere alla specificazione elementare di quella energia che, secondo il monismo, concreta tutti i fatti del cosmo; in sostanza, ritiene che l�uomo debba �fondersi� in quella concezione di profonda soli�dariet� universale che unisce, non solo le forme della vita, ma tutti i fatti della natura. Del resto, a suo modo di vedere, fuori della detta concezione, non si comprenderebbe appieno il posto che l�uomo occupa nell�universo; e, anzi, senza la ricerca della genesi del suo organismo, non si potrebbero neanche comprendere la provenienza e la natura dei caratteri ereditari e congeniti dell�individuo umano, i quali costituiscono il fattore fondamentale del fatto educativo[57].
Si ricava facilmente che, per Stratic�, poter pervenire alla conoscenza della struttura fisica, alle funzioni e agli altri caratteri speciali dell�individuo, significa prevedere anche che la pedagogia ricorra ai risultati conseguiti da altre scienze biolo�giche (ossia, anatomia, fisiologia e antropologia) intesi in �senso ristretto�, nonch� ai risultati dell�igiene, per trovare in questa le norme dirette a mantenere sano l�equilibrio fisico del soggetto. Per quanto riguarda, invece, la conoscenza delle naturali esplicazioni delle attivit� umane, considerate nel loro aspetto psichico, egli cerca di dimostrare come la pedagogia debba prendere a norma i risultati della psicologia che, partendo dal fenomeno fondamentale della sensazione, segue le successive integrazioni della qualit� e del tono della stessa, per giungere alla formazione dei concetti e allo studio degli atti volitivi veri e propri.
Quindi, �Merc� la conoscenza del naturale esplicarsi delle attivit� psichiche dell�uomo in formazione�, Stratic� cerca di mostrare le modalit� attraverso le quali la pedagogia possa essere utilizzata funzionalmente �alla ricerca de' mezzi per educare le attivit� medesime�[58]. Comunque, ritenendo che sull�esplicazione delle attivit� psichiche esercitino una considerevole influenza le condizioni dell�ambiente in cui vive l�individuo e che queste finiscano con il costituire uno dei principali �fattori educativi�, si propone di dimostrare l�opportunit�, per la pedagogia, di giovarsi anche delle co�gnizioni relative alle scienze geografiche, ma in modo particolare ad un ramo specifico che le caratterizza: l�an�tropogeografia (o geografia sociale o sociogeo�grafia)[59].
Inoltre, considerando pur sempre l�individuo quale soggetto �operante per l�attuarsi del fatto educativo�, finisce per collegare, in maniera naturale e certamente logica, alle manifestazioni psichiche di natura intellettiva quelle mentali pi� elevate e complicate, che sono oggetto di studio della logica[60]; e, alle manifestazioni psichiche di natura emozionale e volitiva, quelle operative di carattere morale, che sono oggetto di studio dell�etica[61]. Ci� gli � apparso funzionale per dimostrare che la pedagogia poteva fare riferimento anche a tali scienze. Inoltre, una volta accertato che tutte le manifestazioni di natura pratica ed operativa espletate dal soggetto debbano svolgersi necessariamente �per la societ� e nella societ��, viene naturale, per Stratic�, occuparsi in chiave di lettura pedagogica, ed in maniera �assoluta�, della conoscenza dei fenomeni e delle forme sociali offerte dalla sociologia[62] in generale, oltre che dalle scienze sociali particolari (in special modo dall�economia, dal diritto, dalla politica)[63].
�Considerando poscia sempre merc� il detto modo di considerare lo studio del fatto dell�educazione, esposto in modo sommario, s�, ma obiettivo e rispondente alla sua reale essenza � perch� fondato sulla vera natura dell�individuo umano e sulla naturale esplicazione delle sue attivit�, in virt� della potenzia�lit� fornitagli dai suoi caratteri ereditari e congeniti e in virt� dell�azione dell�ambiente naturale esterno, fisico e sociale�, finisce non solo per �determinare le scienze che sono di fondamento e d�ausilio alla pedagogia, ma a comprendere appieno i fattori dell�educazione, cio� quello interno, costituito dai detti caratteri ereditari e congeniti dell�educando, e quello naturale esterno, formato dalle influenze dell�ambiente fisico e dell�ambiente sociale�. A questo, se ne deve comunque aggiungere un terzo �esterno, ch�� quello dell�azione diretta, deliberata e preveggente, intenzionale e metodica, che la generazione adulta esercita sulla generazione adolescente, specialmente merc� l�opera di speciali persone a cui nella societ� � commesso l�ufficio educativo, cio� degli educatori di professione�[64]. L�ultimo fattore, in particolare, per poter esercitare la sua azione deve essere intimamente connesso ai fattori precedenti. In altre parole, gli educatori devono conoscere a fondo la natura, il procedimento e il modo d�attuarsi dell�azione degli altri fattori educativi; occorre, quindi, il possesso delle cognizioni ad esso inerenti, che, tra l�altro, costituiscono l�oggetto delle scienze fondamentali o ausiliarie della pedagogia[65].
� chiaro, a questo punto, l�intento dell�autore: dimostrare come tutte le cognizioni, derivanti dallo studio del fatto educativo, organizzate ed elaborate logicamente, costituiscono la scienza dell�educazione propria�mente detta, la quale s�attua praticamente grazie all�arte educativa. Ed � fuor di dubbio, a questo punto, che l�autore intenda la scienza pedagogica, l�arte educativa ed il fatto educativo, strettamente connessi. Anzi, egli ritiene addirittura un errore dei suoi predecessori il fatto di aver considerato questi tre fattori separati[66].
Tuttavia, considerato anche che senza la conoscenza delle finalit� educative, non si potrebbe avere n� un concetto completo della scienza pedagogica, n� del concetto dell�educazione, sottolinea l�opportunit� di determinare, non solo la natura e le leggi, ma anche i fini educativi; d�altro canto, senza la determinazione dei fini, non si potrebbe attuare l�educazione intenzionale che, appunto perch� tale, implica necessariamente dei fini da raggiungere. Da qui, la sua indagine diretta a stabilire con meticolosit� e precisione non solo il fine generale, ma anche i fini particolari dell�educazione umana, puntando, quindi, a realizzare il suo obiettivo principale: presentare un concetto compiuto di pedagogia[67].
Tale intento, non deve, a suo dire, esaurirsi nella mera esposizione del concetto di pedagogia. Cos� si esprime l�autore in proposito: �Sta bene che la pedagogia ci si mostra merc� di esso, in tutta la complessit� del suo contenuto scientifico, nel suo atteggiamento pratico in virt� dell�arte educativa, e se ne vedono anche chiari il fine generale e i fini particolari che l�educazione si propone di raggiungere; ma il vero problema, per noi, consisteva nel determinare i precisi confini della pedagogia considerata in rapporto alle scienze affini, cio� nel fissare il suo vero campo d�azione, o meglio quali argomenti appartengano allo studio suo proprio e particolare. � vero che la pedagogia non pu� fare a meno delle cognizioni delle altre scienze da noi enumerate; ma era opportuno di deter�minare il modo con cui la pedagogia debba servirsi di tali cognizioni per risolvere problemi suoi propri, e non per incorporarle in s� pura�mente e semplicemente, invadendo cos� inoppor�tunamente il territorio riservato ad altre ricer�che e ad altri studi, come spesso ha fatto� [68].
In altri termini, per Stratic�, se la pedagogia deve giovarsi delle scienze biologiche e mediche, della psicologia, della logica, dell�etica, della sociologia, non deve gi� essa assumere, nemmeno in parte, lo stesso oggetto di tali scienze (ad esempio offrire norme per conservare la sanit� o per la guarigione del corpo, o descrivere i fenomeni dell�attivit� psichica, o, ancora, determinare il fine della condotta umana); essa, invece, deve soltanto giovarsi delle cognizioni che le altre scienze le offrono, e, secondo gli ultimi risultati cui queste sono giunte, cercare di spiegare l�oggetto suo proprio: il fatto dell�educazione o, pi� precisamente, �deve mirare alla ricerca del come conseguire, con la guida de' suoi princ�pi e delle sue leggi, e coi mezzi propri della sua arte, il fine generale e i fini particolari del�l�educazione�[69].
A monte di tali riflessioni, c�� nello Stratic� la ferma convinzione che ogni pedagogista debba avere una conoscenza, se non �profonda�, perlomeno compiuta e precisa di tutte le discipline affini alla pedagogia che, per essere una scienza �derivata, ma anche pratica e normativa�, deve essere intesa nella sua vera essenza. Per questo, diventa oltremodo significativo l�apporto della sociologia. Essa, infatti, per Stratic�, deve essere annoverata quale �scienza fondamentale� della pedagogia, allorch� ci si accinga ad esaminare il fatto educativo nel momento della sua piena esplicazione ed attuazione. In tale frangente, sar� proprio la sociologia a far comprendere al pedagogista l�essenza e il valore del fatto educativo medesimo, e, quindi, l�etica che addita il fine cui deve mirare il processo educativo. La psicologia, invece, sar� funzionale alla ricerca dei mezzi per raggiungere tale fine educativo, mentre tutte le altre scienze sono etichettate come �ausiliarie� al fianco di tutte le altre cognizioni che, in varia misura, possono all�occorrenza gettare luce su argomenti di rilevanza pedagogica.
Ci� che sta veramente a cuore allo Stratic�, � pervenire ad uno studio, il pi� accurato possibile, dei rapporti esistenti tra la pedagogia e le scienze affini, per pervenire logicamente alla determinazione dell�estensione e dei limiti della pedagogia. In sostanza, ha cercato di dimostrare come la pedagogia non debba estendere i suoi studi alla ricerca delle ori�gini dell�uomo, della provenienza e della natura dei suoi caratteri ereditari e congeniti, della sua struttura anatomica e delle sue funzioni fisiologiche o di altri suoi caratteri e cognizioni aventi relazioni pi� o meno dirette con le scienze biologiche; n� rivolgere i suoi studi alla ri�cerca e alla descrizione delle funzioni delle sue attivit� psichiche, o alla descrizione dell�ambiente fisico in cui queste si svolgono, o, ancora alla determinazione del fine della condotta umana, e alla descrizione della struttura e delle funzioni dell�organismo sociale - ricerche e studi che formano rispettivamente l�oggetto di altre scienze -, ma, giovandosi opportuna�mente di tutte le cognizioni offerte da queste, estendere le sue ricerche a tutto quanto si riferisce all�attuarsi del fatto dell�educazione, seguendo l�educando dall�inizio della vita sino alla completa formazione della personalit� fisica, intellettuale e morale.
Sembra evidente, a questo punto, come l�educando sia posto al centro del fatto educativo, - e questi sia, in special modo per Stratic�, inteso quale essere �individuale� ed operante fattivamente nella collettivit�-, come dello stesso non si debbano trascurare in alcun modo aspetti e caratteri peculiari, come anche nessuna delle sue manifestazioni nell�ambiente in cui � chiamato a vivere (o alcuni dei fattori che contribuiscono, in modo inconscio o deliberato, a determinare, favorire e modificare tali manifestazioni, per l�opportuno adattamento dell�educando stesso all�ambiente, in conformit� alle finalit� educative)[70].
D�altro canto, osserva Stratic�: �Dire che la pedagogia deve estendere, nel detto modo, le sue ricerche e i suoi studi, � come dire anche che essa deve limitare la sua azione alle ricerche e agli studi medesimi, senza andar oltre, per non invadere i campi limitrofi di altre ricerche e d�altri studi: � come dire, insomma, che l�estensione e i limiti della pedagogia restano determinati con la maggiore precisione possibile�[71].
Considerando che tutti gli studi fino a quel momento compiuti dagli autori a lui contemporanei, mirassero per lo pi� a convergere sulla constatazione che la pedagogia avesse un oggetto proprio e che potesse essere considerata come scienza a s�, non pu� sorvolare sul fatto che il �disaccordo� potesse cominciare proprio nel momento in cui sorgeva la necessit� di stabilirne l�estensione ei limiti, cio� quale fosse il vero territorio dei suoi studi e delle sue ricerche in rapporto a quello delle altre scienze da cui deriva e con cui � in relazione; scienze che, come la pedagogia, riguardano lo studio dell�uomo, o meglio lo sviluppo umano in talune o in tutte le fasi della vita[72].
Alle difficolt� derivanti dalla sua grande complessit�, lo ripetiamo, la pedagogia deve aggiungere quella comune a tutte le scienze derivate; eppure, un�altra difficolt� s�� opposta, a parere dello Stratic�, al costituirsi della scienza pedagogica: una difficolt� ine�rente alla natura stessa dell�educazione, d�indole �pratica�.
�Si sa, infatti, che l�uomo si educa, cio� s�adatta all�ambiente naturale e so�ciale, acquistandone le idee, i sentimenti e le abi�tudini, oltre che per opera intenzionale e metodica di educatori o degli adulti in generale, anche e molto pi� per lo svolgersi spontaneo de' suoi caratteri fisici e psichici congeniti ed ereditati, i quali si ma�nifestano sotto forma d�istinti vari, nonch� per l�azione che su di lui esercitano i fattori esterni del detto ambiente naturale e sociale nel quale egli vive, che agiscono, inconsciamente forse ma fatalmente, in ispecie merc� l�opera della suggestione imitativa. Cos� l�uomo si conforma naturalmente, anche da s� solo, alla societ� di cui fa parte: per il solo fatto di trovarsi a vivere con gli altri componenti della col�lettivit�, egli, [�], ne assimila i sen�timenti e i pensieri e n�eseguisce gli atti, limita la sua libert�, coordina le sue azioni a quelle altrui, e coopera al raggiungimento di quell�armonia d�intenti e di mezzi che sono condizioni essenziali per la vita della societ�. Milioni d�uomini, sparsi per le regioni non civili della terra, s�educano ancora nel detto modo, senz�altro aiuto forse che quelli necessari al loro allevamento o al pi� anche al loro addestramento per eseguire ci� che riesce utile pi� alla collettivit� che a loro stessi: e anche presso popoli cos� detti civili, molti e molti individui appartenenti ai pi� bassi strati sociali s�educano tuttora nel detto modo: cio� senza che su di loro venga esercitata l�azione intenzionale e metodica di speciali educatori, nella famiglia, nella scuola o altrove�[73].
Emerge, a questo punto, l�importanza dell�ambiente nel processo educativo sul quale non ci si pu� esimere dal compiere un�osservazione, pur minima. Infatti, anche Stratic�, perfettamente in linea con il pensiero ideologico di autori a lui contemporanei, come Mantegazza[74], Ardig�, lo stesso Gabelli, considera che l�ambiente (primariamente familiare e, poi, anche sociale) possa svolgere sul soggetto in formazione un�influenza molto importante atta a produrre peculiari orientamenti ideologici e comportamentali, agendo sugli stessi desideri, insofferenze ed abitudini. L�ambiente, allora, apporta un�educazione che, ai nostri giorni, � definita �funzionale� e che, agendo in termini tanto positivi quanto negativi, contribuisce a formare la personalit� dell�individuo in modo sicuramente pi� profondo ed immediato della stessa educazione �intenzionale� (ovviamente espletata dagli educatori).
Il successo dell�educazione funzionale, anche ai tempi del Nostro, � da rintracciare essenzialmente nei caratteri d�immediatezza, concretezza, vivacit� e continuit� del suo agire; mentre, l�educazione intenzionale, per raggiungere le stesse finalit� dell�educazione funzionale, oltre a tali caratteri, dovrebbe acquisire una certa parvenza di occasionalit�, pur conservando la sua preordinata e sistematica intenzionalit� educativa.
Cos� si esprime l�autore in proposito: �Poich� dunque fu, ed �, possibile all�uomo di conformarsi in qualche modo alla societ� in cui vive senza un�educazione intenzionale, non si sent� presto e pressante il bisogno di questa, come altri bisogni che furono causa d�altri fenomeni sociali, come, p. e., quelli derivanti dal bisogno di riprodursi, di nutrirsi, di difendersi e cos� via. Ma anche quando nacque il bisogno, e si sent� quindi la necessit� d�educare l�uomo in formazione in modo prestabilito, e sorsero gli educatori di professione, questi, aventi a loro colla�boratori i numerosi, per quanto occulti, fattori edu�cativi naturali e sociali, [�], ottennero sempre un qualche risultato dall�opera propria, e quindi facilmente si contentarono di pochi precetti e norme, mantenendosi per lungo tempo in un empirismo e in un precettismo che, se segnano l�alba o l�antefatto della scienza pedagogica, non costituiscono ancora questa, la quale ha per fine di ren�dere ben cosciente la pratica, cio� di trasformare da empirici a educatori illuminati e coscienti coloro che si dedicano al magistero educativo, merc� la cono�scenza d�un organismo di princ�pi e di regole ben determinate intorno allo sviluppo dell�uomo, consi�derato dal punto di vista del concetto educativo�[75].
D�altro canto, secondo Stratic�, proprio dall�efficacia dei fattori naturali dell�educazione spontanea, deriv� il naturalismo educativo cosciente, sostenuto con estremo vigore dal Rousseau, anche se, poi, lo stesso era animato dal fine principale di reagire, a ragione, contro l�eccessivo formalismo dell�educazione propria del suo tempo; in ogni modo, sostiene ancora con forza Stratic�, �la verit� intima e fondamentale del principio relativo alla detta efficacia, non solo contribu� per lungo tempo a non ren�dere chiara ed urgente la necessit� di costituire la scienza dell�educazione, [�], ma si oppone ancora alla detta costituzione, in modo inconscio e indiretto o anche in modo cosciente e prestabilito�[76].
Se � evidente che le ragioni sociali consistono, -come sostiene l�autore, �nella scarsa importanza, che ha avuto nelle societ� del passato il popolo, del quale non si pens� dalle classi privile�giate e dominanti di procurare l�elevazione intellettuale e morale merc� la diffusione dell�istruzione e merc� una conveniente educazione�[77] -, � pur vero che del fatto educativo s�occuparono in ogni tempo e in ogni luogo, non solo educatori di professione, ma anche filosofi, statisti, legislatori, storici, filologi, poeti e che, purtroppo, le geniali intuizioni, gli studi e le teorie di quei �grandi� non riuscirono a penetrare nella coscienza collettiva e a diffondervisi; anzi, se ci� avvenne, si verific� solo in alcune delle classi pi� elevate della societ�.
Ne consegue l�importanza attribuita dall�autore al processo di alfabetizzazione culturale su vasta scala. Del resto, la diffusione dell�istruzione a tutto il popolo � il portato d�innumerevoli altri progressi sociali, che al popolo fanno acquistare coscienza dei suoi diritti, importanza e dignit�, mentre alle classi elevate una pi� viva coscienza dei loro doveri verso gli umili. E si pu� comprendere, a questo punto, l�osservazione straticoiana: �quando l�educa�zione di tutto il popolo in generale non � tenuta in onore, quando questa non � sufficientemente apprezzata e diffusa, non pu� avere grande impulso la scienza che al progresso di essa deve provvedere�[78].
In definitiva, riassumendo la concezione dello Stratic� in proposito, si pu� senz�altro ritenere che le motivazioni del ritardo e delle difficolt� della costituzione della scienza pedagogica debbano ascriversi, oltre che, e principalmente, alla sua grande com�plessit� ed alla sua natura di scienza derivata, anche nel modo naturale e spontaneo d�attuarsi del fatto educativo e nella scarsa importanza attribuita all�educazione negli stati sociali poco progrediti e che dette ragioni devono ricercarsi in altre cause ancora, spiegate con estrema dovizia dall�autore nella sua opera, e, nello specifico, quando si sofferma a sviluppare quelli che lui definisce argomenti spe�ciali.
Tralasciando di fare altre considerazioni di natura sociale sulle motivazioni che abbiano potuto influire sullo sviluppo della pedagogia allo stato a lui �presente�, Stratic� non pu� fare a meno di considerare con soddisfazione che in tutte le nazioni progredite si fosse dato ampio slancio alla diffusione dell�istruzione pubblica, grazie al moltiplicarsi ed al perfezionarsi di istituti educativi di ogni genere, unitamente alla sempre maggiore attenzione prestata allo sviluppo umano nei suoi differenti stadi di crescita allo scopo precipuo di fondare le basi scientifiche della pedagogia e ci�, in sostanza, non ha fatto altro che contribuire alla determinazione dell�oggetto oltre che del fine propri di tale scienza. Chiaramente, si tratta di studi che, al tempo dell�autore, sono ancora al loro esordio, e richiedono, infatti, successivi approfondimenti e maggiori precisazioni, per portare a dei risultati veramente sicuri ed efficaci sul piano della definizione di una scienza su cui, ancora, tutti, o quasi, fossero �costretti a convenire�, giovandosi, �all�uopo d�una osservazione attenta e d�una disamina rigorosa de' fenomeni reali del fatto educativo, adoperando l�esperimento se e fin dove sia possibile, indagando e precisando, non solo le relazioni di quanto s�attiene propriamente all�educazione con gli aspetti delle altre discipline a lei prossime, [�] ma subordinandola e coordinandola alla scienza unitaria che abbraccia le leggi, le condizioni e i limiti delle particolari conoscenze o scienze, cio� alla filosofia�[79].
Sul rapporto tra scienza dell�educazione e filosofia, Stratic� sostiene, inoltre, che: �la filosofia, oltre a collocarla convenientemente nel campo del sapere umano le addita anche, con la concezione della vita e i destini di questa, gl�ideali da raggiungersi merc� l�opera educativa, per cui non � concepibile un sistema d�educazione senza un corrispondente sistema filosofico. Quando i detti studi e le dette ricerche saranno pi� approfonditi e diffusi, ed avranno raggiunti i ri�sultati che se ne ripromettono per una completa e armonica e precisa organizzazione della scienza dell�educazione, allora s�avr� una chiara visione di que�sta, considerata nel suo insieme e nei suoi vari aspetti. Cesser� allora anche il pregiudizio, durato lungo tempo e che in parte dura ancora, che la pedagogia non riguardi che l�educazione dell�infanzia, per la quale l�esperienza accumulata � maggiore, a causa della maggiore necessit� d�attendere all�educazione della prima et� della vita�[80].
Tale limite si � verificato, a dire dell�autore, - su tale argomentazione in perfetta sintonia con Nicola Fornelli[81]-, perch� gli studiosi che hanno voluto fondare la scienza, �hanno fatto tesoro della detta esperienza che �, non solo la pi� naturale, ma anche la pi� attuosa e la pi� piena del concetto e del fatto dello sviluppo umano, ed hanno costruita una pedagogia dell�infanzia, che non pu� essere tutta la pedagogia ossia tutta la scienza dell�educare, perch� l�esperienza sullo sviluppo dell�uomo nelle fasi po�steriori non � certo identica a quella dello sviluppo della prima infanzia�[82]. L�autore, infatti, � perfettamente convinto del fatto che, successivamente al processo educativo dei primi anni di crescita, i cui primi esecutori sono proprio i genitori, seguono degli anni in cui si richiede una necessaria �divisione di lavoro�[83] ai fini della buona riuscita del progresso educativo dell�individuo in formazione[84]. Questo, infatti, con il passare degli anni, subisce anche delle profonde modifiche che interessano sia la sfera sentimentale sia quella cognitiva. Si tratta di modifiche legate, senza dubbio, allo sviluppo naturale del suo organismo da un punto di vista biologico oltre che psichico, che emergono a maggior ragione, nel periodo puberale, quando il soggetto risulta esposto anche alle in�fluenze dirette o indirette, naturali e incoscienti, ov�vero intenzionali, che su di lui esercitano, posterior�mente e contemporaneamente alla famiglia, la scuola, le maestranze professionali, la societ� in generale e le altre agenzie educanti operanti nel contesto sociale, in particolare[85].
Si pu� comprendere, quindi, la riflessione portante del testo straticoiano: l�opera educativa deve rivolgersi anche alle et� della vita umana posteriori all�infanzia e all�adolescenza; deve riguardare, allora, l�et� adulta e matura, riconoscendo finalmente che l�educazione umana dura per tutta la vita, trasformandosi negli ultimi periodi di questa in autoeducazione[86].
� solo a queste condizioni che, secondo Stratic�, si potr� pervenire ad una compiuta elaborazione scientifica della pedagogia, rintracciando in essa il centro naturale di coordinazione di tutte le osservazioni, le esperienze e le leggi educative[87].
Al riguardo, efficace appare la considerazione, secondo cui: �Lo studio della pedagogia, non sar� allora pi� ritenuto c�mpito soltanto degli umili educatori de� fanciulli come � purtroppo! � vanno ancora ripetendo oggid�, non solo i profani della scuola, ma anche non pochi fra gli stessi insegnanti delle scuole medie e superiori; ma allargher� sempre pi� i suoi orizzonti e le sue conquiste, penetrando negl�istituti educativi di qua�lunque grado e di qualunque natura, attirando a s� l�attenzione, l�interesse e la cura di ogni uomo colto, anzi d�ogni cittadino in generale e degli uomini di stato in particolare, che riterranno la pedagogia stru�mento efficace per l�elevazione morale e materiale delle popolazioni. Allorquando la pedagogia sar� stata, con consenso generale, organizzata completamente a scienza, si cesser� anche di rivolgere lo studio unicamente a questa o a quella parte o ad alcune parti di essa, ri�guardando cio� l�educazione soltanto dal lato antro�pologico o sociale o storico, ovvero dal lato puramente teorico o semplicemente pratico ecc., e per�dendo di vista il suo concetto scientifico unitario. E si cesser� anche, noi speriamo, di considerare la pe�dagogia come un complesso di discipline pedagogiche, da comprendersi e coordinarsi sotto il comune titolo di enciclopedia pedagogica, la quale verrebbe a negarle il suo carattere di scienza, complessa e multiforme per quanto si voglia, s�, ma organica e compatta nel suo insieme�[88].
L�opera straticoiana nasce, quindi, dalla sentita necessit� di presentare un concetto �completo�, per quanto possibile, della scienza dell�educazione. Egli, vuole fornire un �modesto contributo� �per chiarire malintesi, rimuovere ostacoli, comporre divergenze d�opinioni e combat�tere pregiudizi ed errori�[89]. Suo fine precipuo diviene, in definitiva, quello di contribuire all�avvio di una visione reale e positiva degli studi sul fatto educativo, indagandone la natura intima e propria, da cui risultino caratteri veri e talmente pre�cisi e ad esso inerenti, da costituire un insieme ben distinto di fatti, di norme e di leggi atti a dare alla pedagogia il �diritto incontestabile� e la �dignit� di scienza autonoma�, ben definita nella sua estensione e nei suoi limiti[90].
[1] Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, a cura di G. Armenise, Pensa MultiMedia, Lecce, 2008, pp. V-LVI.
[2] A tale proposito, interessante risulta A. STRATIC�, Retorica e istruzione, Paci, Patti 1892, pp. 11-25, dove espone la sua posizione sull�obbligo scolastico, l�ordinamento legale delle scuole e l�opera dei maestri oltre che sui metodi usati nell�insegnamento. Si tratta di un discorso letto a Patti il 5 giugno 1892, in occasione della solenne distribuzione dei premi agli scolari delle scuole secondarie ed elementari.
[3] Cos� si esprime sulla questione l�autore, dopo aver con amarezza considerato l�inefficacia dei provvedimenti governativi in proposito: �Se dovessi formulare una proposta pratica per l�attuazione della legge sull�obbligo dell�istruzione, direi: si tolga l�esecuzione di essa legge agli elementi esclusivamente locali, e si affidi direttamente a funzionari governativi � che potrebbero essere i Pretori, d�accordo con le autorit� scolastiche � i quali, non inceppati da interessi privati, saprebbero guardare l�importante questione dall�alto, sacrificando i malintesi riguardi personali all�interesse dell�educazione nazionale� (ivi, p. 14).
[4] A. STRATIC�, Il corso popolare nelle scuole di Roma, Tipografia cooperativa sociale, Roma 1917. Si tratta della pubblicazione di una relazione dello Stratic� in merito ad un conseguente studio della riforma dei Corsi popolari di Roma, compiuti da una Commissione cos� composta: direttore dell�ufficio municipale delle scuole facoltative Agesilao Milano Filipperi (vicepresidente), dall�ispettore scolastico Gaetano Grilli, dalle direttrici Amelia Gianloreti ed Ernesta Bonasso Borla, dai direttori didattici Tito Solc�, Raffaele Resta, Lorenzo Pagani e Alighiero Micci, dalle maestre Ester Fiorentino e Amalia Antonelli e dai maestri Antonio De Fiorentiis, Michele Esposito, Evaristo Marsili, Ettore Tosi, Aurelio Zecchi e Carlo Galli. La relazione, rivolta agli insegnanti, affinch� potessero prendere visione della riforma compiuta, era corredata anche dei programmi particolareggiati degli insegnamenti facoltativi, compilati dalla stessa Commissione (ivi, pp. 43-73).
[5] F. DE SANCTIS, Saggi critici, 3� ed., Laterza, Bari 1952, p. 264.
[6] S. MANDOLFO, op. cit., pp. 16-17.
[7] Cfr. ivi,p. 17.
[8] Nell�ideologia propriamente straticoiana, sul piano didattico, occorre insegnare �sensorializzando� il pi� possibile tutto ci� che si vuole trasmettere al discente. Si deve, infatti, passare dal facile al difficile, dal semplice al complesso, dal noto all�ignoto, dal sensibile all�astratto; puntare molto sull�utilit� dell�esercizio, per fissare meglio le nozioni apprese mnemonicamente.
[9] L�ambiente diventa fondamentale per agevolare l�esemplificazione e l�oggetto di esperienze successive; da qui, l�esigenza di �preparare� l�ambiente scolastico, s� da partire da ci� che � gi� noto al discente e, conseguentemente, poter influire adeguatamente sulla sua memoria e sulla sua facolt� di apprendimento.
[10] A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, Sandron, Milano-Palermo-Napoli [data di pubblicazione non anteriore al 1908 e non posteriore al 1913], p. 274.
[11] Ibidem.
[12] Cfr. ivi, pp. 274-275.
[13] Cos� si esprime l�autore in proposito: �abbiamo mostrato come si potesse ben chiarire merc� le prove storiche offerteci dalle ricerche sui primordi dell�educazione umana, e sul progressivo svolgimento di questa, e merc� lo studio delle istituzioni sociali in genere e particolarmente delle scolastiche attraverso i tempi, dal cui insieme si rivela appunto come la pedagogia, dal primitivo stadio empirico, sia passato a quello precettistico o delle nozioni e norme frammentarie, nel quale studio s�� molto a lungo indugiata� (ivi, p. 273).
[14] Ivi, p. 34.
[15] Ivi, p. 35. �Sentita la necessit� di conseguire un fine immediato e prossimo, se ne trovavano e applicavano subito i mezzi a propria disposizione, se�condo il caso e le circostanze, e come dettavano la tradizione e il costume. E doveva avvenire ne�cessariamente cos�, per due ragioni principali: la prima, ch�� quella d�indole generale e comune a tutti i rami del sapere, cio� lo scarso sviluppo della mente umana in un dato periodo della vita dell�umanit�, per cui essa non � ancora capace d�elaborare logicamente i fatti della natura; la seconda, speciale per l�educazione, � quella derivante dalla scarsa conoscenza che allora s�aveva della natura fisica e psichica dell�uomo, dovuta allo scarso sviluppo delle scienze che tale conoscenza hanno per oggetto, e che sono di neces�sario fondamento o d�ausilio all�educazione� (ibidem).
[16] G. TAURO, Introduzione alla Pedagogia generale, Societ� ed. Dante Alighieri, Roma l906, p. 6.
[17] Ivi, p. 36.
[18] Ivi, pp. 37-38.
[19] �Da ci� che abbiamo detto finora, si pu� anche facilmente rilevare come altro sia ricercare l�origine dell�educazione, altro della pedago�gia: quella � antica quasi quanto la vita dell�u�manit�; questa � opera di riflessione nata dal bisogno di cercare la miglior via da seguire per raggiungere i fini educativi� (Ivi, p. 37). Dunque, - sostiene a ragione lo Stratic� - �per lunghissimo tempo, la pedagogia, dopo avere oltrepassato il suo stadio empirico, assunse la forma di descrizione e d�esposizione della pratica, formulando precetti, aforismi e sentenze; e venne in ci� sempre pi� aiutata dalla migliore conoscenza che s�and� acquistando della natura fisica e psichica dell�uomo e da una pi� conveniente concezione della sua destinazione sociale. Legata in principio alle istituzioni posi�tive ed all�educazione abitudinaria, col progresso della civilt� la pedagogia and� rendendosi sempre pi� indipendente da esse, sino a contrapporsi in vari momenti alla pratica preesistente e rendersi indipendente da questa, per sollevarsi sull�allevamento e sull�addestramento, e per non essere considerata come una semplice riforma della pseudo educazione autoritaria e meccanica. Allorquando la pedagogia giunse ad affermare pi� decisamente la propria libert� e la propria autonomia di fronte alle tradizioni non conformi alle nuove esigenze de' tempi, e quindi a sistemare e ad esplicare i fatti educativi con vedute nuove e pi� larghe, s�avvi� alla sua definitiva costituzione in scienza� (ivi, pp. 41-42).
[20] Cfr. ivi, pp. 273-276.
[21] J. F. Herbart, considerato padre della scienza pedagogica, � autore di numerosi scritti, ma le sue opere pedagogiche pi� importanti sono la Pedagogia generale dedotta dal fine dell�educazione e il Compendio delle lezioni di pedagogia. In evidente contrasto con l�Idealismo, si proclama realista, sia perch� costruisce la propria dottrina sulla teoria dei reali, sia perch� considera che tutto debba essere fondato sull�esperienza. Va da s� che anche le norme della vita etica, per lui, non debbano derivare dalla metafisica, bens� dall�esperienza diretta della realt� umana. Tra i numerosissimi studi su Herbart cfr. B. BELLERATE, La pedagogia in J. F. Herbart. Studio storico-introduttivo, Pas-Verlag, Z�rich 1970; ID., J. F. Herbart, in Nuove questioni di storia della pedagogia, vol. II, La Scuola, Brescia 1977, pp. 473-533; ID., J. F. Herbart e la sua pedagogia. Presentazione schematica e aggiornata per un insegnamento superiore, in �Orientamenti Pedagogici�, 13, 1966, pp. 546-574; in occasione del 150� anniversario della morte di Herbart, � stato pubblicato un numero intero di �I Problemi della Pedagogia�, 38, 1992, 6, a cura di R. Pettoello, dal titolo J. F. Herbart. 1841-1991. Si cfr. anche W. B�HM, Sviluppi della pedagogia tedesca dalla seconda guerra mondiale ad oggi, in �Pedagogia e Vita�, 1994, 4, pp. 11-13, per i cenni all�autore e all�influsso da questi esercitato sotto il profilo epistemologico; I. VOLPICELLI, Esperienza e metafisica nella psicologia di J. F. Herbart, Armando, Roma 1982 e I. VOLPICELLI, Herbart e i suoi epigoni, UTET, Torino 2003.
[22] A. Rosmini-Serbati vive nel contesto storico risorgimentale, ricco di fermenti religiosi e politici. Le sue teorie pedagogiche incontrano il consenso degli studiosi del settore in Italia, dove ha numerosi discepoli tra i quali, maggiormente degni di nota, Carlo Uttini, Jacopo Bernardi, Cesare Cant�, Carlo Calzi, Pietro Denardi e Francesco Paoli. Sul Rosmini cfr. D. MORANDO, La pedagogia di Antonio Rosmini, La Scuola, Brescia 1948; A. GAMBARO, Antonio Rosmini nella pedagogia del Risorgimento, in �Rivista Rosminiana�, 56, 1962, 2-3, pp. 196-233; L. PRENNA, Dall�essere all�uomo. Antropologia dell�educazione nel pensiero rosminiano, Citt� Nuova, Centro Internazionale di Studi Rosminiani-Roma, Stresa 1979; ID., L�unit� dell�educazione. Indicazioni per una lettura rosminiana, in �Pedagogia e Vita�, 1992, 2, pp. 90-100; G. CAMPANINI, Antonio Rosmini. Il fine della societ� e dello Stato, Studium, Roma 1988; B. MONDIN, Metafisica e antropologia nella filosofia cristiana di A. Rosmini, in �Pedagogia e Vita�, 2008, 3-4, pp. 14-32.
[23] Il contributo di Rayneri alla storia della pedagogia non rimane limitato all�impegno profuso per la sistemazione e la propagazione delle dottrine pedagogiche e didattiche del suo tempo per il tramite dei suoi scritti, oltre che per la meritoria attivit� accademica prestata. � oltremodo significatica, infatti, la sua presenza nell�ambito della politica scolastica. Non si dimentichi che, tra l�altro, prese parte attiva alla stesura della legge Boncompagni del 1848 e, come membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, collabor� ai progetti di riforma educativa dei ministri Gioja, Cadorna e Berti. Su Rayneri cfr. A. GAMBARO, Rayneri Giovanni Antonio, in Grande dizionario enciclopedico, X, UTET, Torino 1960, pp. 829-830; ID., La pedagogia del Risorgimento, in Nuove questioni di storia della pedagogia, vol. 3, La Scuola, Brescia 1977, pp. 667-672; J. M. PRELLEZO, Pensiero pedagogico e politica scolastica. Il caso di G. A. Rayneri (1810-1867), in �Annali di Storia dell�Educazione�, 1, 1994, pp. 149-167; F. FAROTTI, Il pensiero pedagogico di G. A. Rayneri, Pensa MultiMedia, Lecce 2006.
[24] Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., pp. 40-41.
[25] Francesco Bacone (1561-1626), considerato il promotore dell�empirismo moderno inglese, � da ricordare essenzialmente per la sua risoluta critica alla filosofia aristotelica, ed in modo specifico alla logica. Di Bacone cfr. F. BACONE, Novum organum, a cura di E. De Mas, con introd. di A. Carlini, La Scuola, Brescia 1958.
[26] Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., p. 46.
[27] Ivi, pp. 46-47.
[28] Il boemo Amos Komensky � latinamente Comenius � � da ricordare quale pedagogista che, nel raccogliere e sintetizzare tutta l�esperienza umanistico-rinascimentale, apre anche la strada al costituirsi scientifico ed autonomo della pedagogia moderna. Cfr. Opere di Comenio, a cura di M. Fattori, UTET, Torino 1974. In italiano sono state pubblicate edizioni di alcune opere comeniane e, in modo particolare, anche se non sempre in forma integrale, le traduzioni della Didactica Magna. Degna di nota J. A. COMENIO, Grande Didattica, a cura di A. Biggio, La Nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1993. La bibliografia su Comenio � molto vasta. Si segnalano D. ORLANDO, Il grande Comenio delle opere minori, Liviana, Padova 1959; B. BELLERATE, Comenio (Comenius Komensky), in Enciclopedia Pedagogica, a cura di M. Laeng, vol. II, coll. 2800-2811; ID., I presupposti storico-teoretici e le loro conseguenze sulla pedagogia comeniana, in �Orientamenti Pedagogici�, 39, 1992, pp. 1287-1304. Si veda anche Comenio sconosciuto, Pellegrini, Cosenza 1984: saggio contenente interessanti contributi di noti studiosi, B. Bellerate, K. Schaller, B. Suchodolski, P. Floss.
[29] Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., pp. 47-48.
[30] Cfr. ivi, pp. 49-52.
[31] Il Prof. G. Allievo pubblic� nel l896 una memoria su Federico Herbart e la sua dottrina pedagogica negli atti della R. Accademia di Torino [nota dello Stratic� inserita nella citazione qui riportata].
[32] Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., pp. 53-54.
[33] Cfr. ivi, pp. 55-56.
[34] Le opere minori del Rosmini, contenute nel volume Scritti vari di metodo e di Pedagogia (Unione Tipografico-Editrice, Torino l883), sono: il Saggio sull�unit� dell�educazione; l�operetta Dell�educazione cristiana; gli opuscoli Della libert� d�insegnamento, Del metodo filosofico; una serie di Regolamenti scolastici; trenta lettere pedagogiche e XVII frammenti.
[35] Furono pubblicati tra il l859 ed il l869. La seconda edizione � del l877 (Ed. Grato Scioldo, Torino). Tra le opere minori del Rayneri, � degna di men�zione Primi princ�pi di Metodica, pubblicata la prima volta nel l849 (Ed. G. B. Paravia, Torino), e di cui l�ultima edizione, l�undicesima, fu pubblicata nel l88l.
[36] Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., pp. 58-60. Volendo meglio esplicitare la concezione rayneriana sembra opportuno ricordare che lo stesso pone il principio dell�educazione nell�autorit�, mentre il suo fine nella libert�. L�educazione � da lui intesa quale arte d�esercitare l�autorit�, in favore dell�altra, allo scopo precipuo di rendere l�uomo libero. Distinti dunque nell�edu�cazione tre elementi, il principio (l�autorit� edu�cativa), il mezzo (la soggezione dell�alunno) e il fine (la libert� del medesimo), e considerato co�me l�educazione debba essere guardata sotto vari aspetti (scientifico, amministrativo, legislativo, economico, estetico e storico), allarga molto l�estensione della sua pedagogia, la quale comprende la scienza generale e speciale della educazione, l�amministrazione degl�istituti edu�cativi, la legislazione scolastica, l�economia, la statistica e la storia dell�educazione. Sarebbero queste peculiarit� del suo pensiero, che, per Stratic�, individuano in Rayneri la maturazione di un concetto molto ampio di scienza educativa (ivi, p. 60).
[37] Ivi, pp. 61-62.
[38] Cfr. ivi, p. 45.
[39] Filosofo positivista francese, autore del noto Cours de philosophie positive, i cui sei volumi appariranno a intervalli irregolari tra il 1830 e il 1842 (cfr. A. SANTUCCI, �Comte, Isidore-Auguste-Marie- Francois-Xavier�, in Enciclopedia Filosofica, vol. 3: Col-Dol, Bompiani, Milano 2006, pp. 2081-2088).
[40] H. Spencer (1820-1903), noto filosofo positivista inglese, ha goduto nell�ultima decade del XIX di una fortuna eccezionale; infatti, il principio dell�evoluzione, da Spencer esteso al mondo umano e sociale, viene applicato al metodo didattico. Ne consegue la nascita della cosiddetta biogenetica (messa a punto dal biologo tedesco E. H. Haeckel), secondo la quale lo sviluppo dell�individuo ricapitola lo sviluppo della specie. Ci�, in ambito pedagogico, comporta senza dubbio il dovere di favorire tutte le attivit� infantili che richiamino l�esperienza dell�uomo primitivo, mentre i programmi educativi, recependo tali istanze, prestano sempre maggior rilievo ai bisogni del fanciullo e alle fasi di apprendimento dello stesso per quel che concerne l�adattamento ambientale. � palese, allora, il perch�, nel clima positivista e in quello delle �Scuole Nuove�, la sua pedagogia abbia raggiunto il massimo della fortuna. Su Spencer cfr. M. A. TOSCANO, Malgrado la storia. Per una lettura critica di Herbert Spencer, Feltrinelli, Milano 1980; F. FERRAROTTI, �Introduzione�, in H. SPENCER, Princ�pi di sociologia, Utet, Torino 1988; C. SCURATI, Spencer, Herbert, in Enciclopedia Pedagogica, vol. VI: Sa�adyāh-Zwingli, La Scuola, Brescia 1994, pp. 11032-11036); Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., pp. 63-67.
[41] Cfr. ivi, pp. 67-76.
[42] Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., pp. 76-81.
[43] Edoardo Fusco, patriota, esule ad Atene, Costantinopoli, Londra e successivamente ordinario, dal 1866 al 1873, di Antropologia e Pedagogia presso l�universit� di Napoli, ha segnato un importante momento di svolta nel passaggio dalla cultura liberale romantica a quella positivista. Cfr. E. FUSCO, L�educazione popolare in Napoli. Parole lette nella V distribuzione dei premi del commercio napoletano il 14 marzo 1868 dal Prof. E. Fusco (Napoli, 1868); ID., Il progresso educativo. Effemeride mensile diretta da E. Fusco (Napoli, 1869-1874); Della vita e delle opere di E. Fusco Professore ordinario di Antropologia e pedagogia nella R. Universit� di Napoli. Notizie e documenti con cenni storici dell�istruzione in tutti gli Stati civili di Europa e di America raccolti dalla vedova di lui, II Voll., Tipografia Italiana, Napoli, 1881. Per la critica sull�autore cfr. il recente contributo di H. A. CAVALLERA, Storia dell�idea di famiglia in Italia. Dagli inizi dell�Ottocento alla fine della Monarchia, La Scuola, Brescia 2003, pp. 85-91.
[44] La sua opera pi� importante � Lezioni di antropologia e pedagogia, pubblicata dopo la sua morte, a cura della moglie Ida Greca Del Carretto in due volumi, in Napoli, dalla Societ� Ed. A. Bellisario e C. negli anni l887-88, col titolo Della scienza educativa di Edoardo Fusco: Lezioni di Antropologia e Pedagogia dettate dall�autore del Progresso educativo Comm. Edoardo Fusco, prof. ordinario nella R. Universit� di Napoli (l866-73).
[45] Lo studio della natura umana � il fondamento vero della scienza educativa, vol. I, p. 25.
[46] Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., p. 68.
[47] Andrea Angiulli, nato a Castellana nel 1837, dopo un breve periodo di insegnamento presso i licei napoletani, � stato dal 1872 al 1876 professore di Pedagogia all�Universit� di Bologna. Dal 1876, succedendo a E. Fusco, � stato professore ordinario di Pedagogia all�Universit� di Napoli sino alla sua morte (1890). Sull�Angiulli cfr. G. TAURO, La vita e il pensiero di A. Angiulli, in �Rivista Pedagogica�, VII, maggio 1914; ID., La tradizione pedagogica meridionale dal Genovesi all�Angiulli sulla funzione educativa dello Stato, in �Rivista Pedagogica�, XVIII, 1924, pp. 610-623; S. MANDOLFO, Fondamenti e limiti del sociologismo critico di A. Angiulli, in �Rassegna di Pedagogia�, 2, 1952, pp. 167-192; R. TISATO, a cura di, Positivismo pedagogico italiano, vol. II: Angiulli, Siciliani, Ardig�, Fornelli, De Dominicis, UTET, Torino 1976, pp. 65-254. La svolta pi� significativa per la fortuna critica dell�Angiulli � segnata dal saggio scritto da G. Gentile, pubblicato ne �La Critica�, VII, 1909, pp. 97-120 [poi raccolto in G. GENTILE, Le origini della filosofia contemporanea in Italia, II. I Positivisti, I ed. Principato, Messina 1921]. Una bibliografia completa delle opere dell�Angiulli e degli scritti sullo stesso � fornita da G. SILVESTRI, Il migliorismo nel pensiero pedagogico e filosofico di Andrea Angiulli, Vecchi, Trani 1941. Per l'analisi del pensiero di Angiulli cfr. il recente G. U. CAVALLERA, Andrea Angiulli e la fondazione della pedagogia scientifica, Pensa MultiMedia, Lecce 2008.
[48] che rientra nel suo scritto La Pedagogia, lo Stato e la Famiglia, di cui la prima edizione vide la luce nel 1876 e la seconda nel 1888.
[49] Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., p. 72.
[50] Pietro Siciliani, nato a Galatina (Lecce), professore di Filosofia teoretica e di Pedagogia nell�Universit� di Bologna, � noto principalmente per La scienza dell�educazione, Zanichelli, Bologna 1879 [2a ed. 1881, col titolo variato in Scienza nell�educazione; 3a ed. in due voll: 1� Storia critica delle teorie pedagogiche, Zanichelli, Bologna 1882; 2� La scienza nell�educazione, secondo i principii della sociologia moderna, Zanichelli, Bologna 1884. Ma sicuramente degna di menzione � la sua opera dal titolo Rivoluzione e pedagogia moderna (1882), ripubblicato da H. A. Cavallera, per i tipi di Pensa MultiMedia (Lecce 1999). Il lavoro � nato dall�intento di raccogliere i contributi pi� rilevanti della sua attivit� di educatore. Si cfr., per la critica, tra i tanti, G. FLORES d�ARCAIS, La pedagogia scientifica di Pietro Siciliani e di Nicola Fornelli, in �Rassegna di Pedagogia�, IX, n. 1-2, gennaio-aprile 1951, pp. 50-68; E. LIGUORI, Pietro Siciliani e Nicola Fornelli, in Profili sul positivismo pedagogico italiano, voll. IV-V, Viola, Milano 1952; G. CAL�, Pietro Siciliani, discorso letto in Lecce il 18 ottobre 1952, in Momenti di storia dell�educazione, Sansoni, Firenze 1955, pp. 237-274; R. TISATO, a cura di, Positivismo pedagogico italiano, vol. II: Angiulli, Siciliani, Ardig�, Fornelli, De Dominicis, cit., pp. 255-477.
[51] 3a ediz., Zanichelli, Bologna l882.
[52] 3a ediz., Zanichelli, Bologna l884.
[53] Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., pp. 73-75.
[54] De Dominicis (1845-1930) � stato professore di pedagogia presso la Facolt� di Lettere e Filosofia dell�Universit� di Pavia. Ha ricoperto anche gli insegnamenti di Filosofia Morale e di Filosofia della Storia sempre presso la stessa Universit�. Sul F. S. De Dominicis cfr. F. MODUGNO, Ardig� e De Dominicis, ovvero: i due sistemi di filosofia positiva in Italia, Loescher, Torino 1882; E. LIGUORI, De Dominicis, in Profili sul positivismo pedagogico italiano, cit.; Una bibliografia completa delle opere di De Dominicis � offerta da R. TISATO, a cura di, Positivismo pedagogico italiano, vol. II: Angiulli, Siciliani, Ardig�, Fornelli, De Dominicis, cit., pp. 903-906; dello stesso testo si vedano anche le pp. 847-902 e le pp. 907-1134. Su De Dominicis cfr. A. M. COLACI, La riflessione pedagogica in Saverio De Dominicis, Pensa MultiMedia, Lecce 2003.
[55] A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., p. 77.
[56] Ivi, p. 276.
[57] E, a sostegno di tale considerazione, certamente opportune risultano le osservazioni straticoiane: �Come conseguenza della detta concezione, [�] la pedagogia deve subordinare e coordinare i suoi princ�pi alla filosofia scientifica dell�evoluzione, su cui la conce�zione stessa s�impernia e per la quale s�attua [�] [�] [P]er la conoscenza [�] dei caratteri ereditari e congeniti dell�uomo, la pedagogia deve valersi de' risultati di quelle scienze biologiche le quali studiano la genesi e il graduale sviluppo dell�organismo umano in rapporto ad altri organismi viventi, e cio� dell�antropogenia, della morfogenia e della psicogenia� (ivi, p. 277-278).
[58] Cfr. ivi, p. 278.
[59] Cfr. ivi, pp. 213-216; p. 279.
[60] Cfr. ivi, pp. 216-221.
[61] Cfr. ivi, pp. 227-242. Cos� si esprime l�autore con riferimento alla nozione di etica, riprendendo gli insegnamenti di G. VIDARI (Introduzione, in Elementi di Etica, Ed. Hoepli, Milano l906) : �L�etica, tenendo a guida la formazione naturale della moralit�, cos� com�� stata da noi delineata nei suoi aspetti storico-sociologico e psico-sociologico, adoperando opportunamente il metodo induttivo, scopre, merc� l�osservazione, l�analisi e la comparazione, nei fatti della vita umana reale, nei caratteri e nelle tendenze pi� universali e costanti, il fine etico reale della vita stessa, che si pre�senter� come l�esperienza sintetica de' caratteri co�muni delle diverse concezioni che del fine etico hanno avuto le varie societ� umane storicamente succedutesi; e si elever� poi, tenendo presenti le forme di svolgimento della vita morale reale e delle tendenze e de' motivi che in essa sem�brano prevalenti, alla determinazione teoretica dell�ideale morale, cio� del fine etico ideale� (ivi, pp. 233-234). E, considerato che l�ideale etico, i cui elementi caratterizzanti sono la solidariet� e la libert�, si presenta a sua volta quale attributo della personalit� umana, nel cui concetto stesso si sintetizzano i detti elementi, � evidente, per Stratic�, che la piena affermazione e la possibilit� del conseguimento del fine etico ideale, presuppongano, da parte loro, la formazione di quella che lo stesso definisce personalit� umana morale (cfr. ivi, p. 236).
[62] Cfr. ivi, pp. 243-261.
[63] Cfr. ivi, pp. 261-272.
[64] Cfr. ivi, pp. 279-280.
[65] Cfr. ivi, pp. 108-109.
[66] Cfr. ivi, pp. 109-110.
[67] Sul fine generale e i fini particolari dell�educazione Stratic� sviluppa delle pagine interessanti. Egli, infatti, partendo dalla considerazione generale che le finalit� dell�educazione si conformino alle idealit� sociali dominanti, ritiene che l�educazione, oltre ad essere al contempo coefficiente ed organo di sviluppo sociale, debba necessariamente risentire del momento storico. Ora, affinch� l�educazione possa conformarsi alle esigenze degli ideali civili e culturali di un preciso contesto storico, essa non deve proporsi un solo obiettivo particolare (ossia, formare in maniera esclusiva l�individuo appartenente ad una data famiglia o classe, il �buon cittadino� e cos� via), ma, anzi, concentrarsi sulla formazione dell�uomo, elevandolo dall�animalit� all�umanit�. L�educazione moderna, per essere tale nel vero senso della parola deve avere, a dire dello Stratic�, �a guida il fine etico-sociale [�]. Per istabilire il detto fine, in modo davvero cosciente, fa mestieri d�avere un concetto esatto del valore della personalit� e dell�attivit� umana nella convivenza sociale, e quindi del dovere generale che ad ogni individuo si deve assegnare nella convivenza medesima� (cfr. ivi, pp. 115-118). Interessanti, in proposito, anche le sue affermazioni sulle nozioni di individualismo liberale (o nominalismo sociale o, ancora, individualismo dell�egoismo) e socialismo (o realismo, o dogmatismo sociale o, anche, dell�altruismo). Cfr. ivi, pp. 118-126.
[68] Cfr. ivi, pp. 281-282.
[69] Ivi, pp. 282.
[70] Cfr. ivi, pp. 283-285.
[71] Ivi, pp. 285.
[72] Cfr. ivi, pp. 5-6.
[73] Cfr. ivi, pp. 7-8.
[74] Paolo Mantegazza (Monza 1831 - San Terenzio 1910), antropologo e medico igienista, professore di Patologia generale a Pavia (dal 1859) e poi di Antropologia a Firenze (dal 1870), deputato dal 1865 al 1876 e successivamente Senatore del Regno. Un�idea della vastit� della produzione mantegazziana si pu� ricavare dalla Bibliografia degli Scritti di Paolo Mantegazza curata da E. Ehrenfreund e pubblicata nell� �Archivio per l�Antropologia e l�Etnologia�, vol. LVI, 1926 e dal recente lavoro di M. E. FRATI, Le carte e la biblioteca di Paolo Mantegazza, Giunta regionale Toscana, Firenze 1991. Un�accurata sintesi delle attivit� mantegazziane � fornita da G. LANDUCCI, Mantegazza Paolo, in Dictionnaire du darwinisme et de l��volution (vol. I, Tort Ed., Paris 1996, pp. 2797-2803), mentre per la letteratura critica sulle sue opere evidenziamo, tra gli altri: C. REYNAUDI, Paolo Mantegazza. Note biografiche, Treves, Milano 1893; G. PAPINI, Passato remoto (1885-1914), L�Arco, Firenze 1948; L. RUSSO, I narratori (1850-1950). Nuova edizione integrata e ampliata, Principato, Milano-Messina 1951 [poi, I Narratori (1850-1957), III ed. integrata e ampliata con appendice di G. Manacorda, Principato ed., Milano, 1958]; C. DOSSI, Note Azzurre, a cura di D. Isella, Adelphi, Milano 1964; B. CROCE, Scienziati-Letterati, La letteratura della nuova Italia. Saggi critici, Vol. VI, cap. XXXVIII, Laterza, Bari 1974; G. LANDUCCI, Darwinismo a Firenze. Tra scienza e ideologia (1860-1900), Olschki, Firenze 1977. Sul Mantegazza cfr. G. ARMENISE, La �pedagogia igienica� di Paolo Mantegazza, Pensa MultiMedia, Lecce 2003; G. ARMENISE, Amore Eros Educazione in Paolo Mantegazza, Pensa MultiMedia, Lecce 2005.
[75] Cfr. A. STRATIC�, Estensione e limite del concetto di pedagogia, cit., pp. 8-9.
[76] Ivi, p. 10.
[77] Ivi, pp. 10-11.
[78] Ivi, p. 11.
[79] Cfr. ibidem.
[80] Ivi, p. 12.
[81] Cfr. N. FORNELLI, Pel concetto di pedagogia, in �Rivista Pedagogica di Roma�, a. II, Fasc. I, settembre-ottobre l908. Nato a Bitonto (Bari) nel 1843, dopo anni di insegnamento nei licei a Chieti, Milano, Roma e la libera docenza in Storia Medievale presso l�Universit� di Padova (nel 1884), � chiamato, nel 1886, quale vincitore di concorso, alla cattedra di Pedagogia presso l�Universit� di Bologna. Nel 1892 � chiamato all�Universit� di Napoli. Nel 1898, rifiutato, perch� troppo oneroso, l�assessorato della Pubblica Istruzione del Comune di Napoli, accetta quello delle Opere Pie. Nello stesso anno viene nominato vicepresidente del Consiglio Provinciale. Nel 1914, in occasione del suo giubileo didattico e per il suo sessantunesimo anno d�et�, gli sono rese solenni onoranze dalla provincia di Bari e dall�Universit� di Napoli. Muore nel 1915. Sul Fornelli cfr. R. TISATO, a cura di, Positivismo pedagogico italiano, vol. II: Angiulli, Siciliani, Ardig�, Fornelli, De Dominicis, cit., pp. 663-846. Un Elenco delle pubblicazioni di Nicola Fornelli � contenuto in �Rivista Pedagogica� (Milano-Roma-Napoli), VIII, 1915, pp. 522-524. Per la critica cfr., tra gli altri, F. ALTEROCCA, Fornelli Nicola, in Dizionario illustrato di Pedagogia, di Martinazzoli e Credaro, Milano 1891, vol. I, pp. 699-702; G. DELLA VALLE, Nicola Fornelli, in �Rivista Pedagogica� (Milano-Roma-Napoli), 1915, 5, pp. 484-486; G. FLORES d�ARCAIS, La pedagogia scientifica di Pietro Siciliani e di Nicola Fornelli, in �Rassegna di Pedagogia� (Padova), 1951, 1-2, pp. 50-68.
[82] A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., p. 12. Sul rapporto pedologia-pedagogia lo Stratic� osserva acutamente che alla pedagogia non basta solo lo studio dell�educando, pur �completo ed esatto�, fornito dalla pedologia. Il termine pedologia, (coniato dal tedesco O. Chrisman � in Paidologie pubblicato nel 1894, poi ripreso dal francese E. Blum e successivamente utilizzato anche da psicologi ed educatori sovietici nel primo trentennio del nostro secolo, per caratterizzare il loro approccio di ricerca), � stato introdotto per designare la scienza autonoma della natura del bambino. Il presupposto di fondo dei pedologi era che il fine ed il metodo educativo dovessero scaturire dal contributo delle scienze esatte sommato meccanicamente in funzione dell�analisi della natura del bambino. E tale obiettivo nasceva tanto dalle istanze del positivismo e dell�evoluzionismo quanto dallo sviluppo della psicologia sperimentale (i cui primi esponenti, negli anni in questione, sono il Ribot e il Binet). Chrisman affida alla nuova scienza il compito di raccogliere sistematicamente ci� che riguarda la natura e lo sviluppo del fanciullo (studio organico della vita fisica, psichica e sociale, normale e anormale), il Blum, invece, distingue tre branche della pedologia (introspettiva, di laboratorio e generale), sostenendo che l�atto educativo possa essere predisposto dal maestro solo sulla base della conoscenza del quadro biologico dell�educando. Chiaramente, l�utilizzo del termine pedologia per indicare un nuovo approccio allo studio del bambino, alla luce degli apporti delle scienze biologiche e naturali, si contrappone in termini polemici al termine pedagogia, interpretata, pertanto, come mera teoria o arte empirica dell�educazione. La pedagogia, invece, essendo da Stratic� intesa quale scienza non semplicemente descrittiva ed esplicativa, ma anche normativa, necessitava, allora, di determinare il fine da raggiungere nella vita sociale, giovandosi dell�apporto degli studi sociologici ed etici (cfr. ivi, pp. 190-191), ma anche della sperimentazione, a fini prevalentemente comparativi, offerta dagli studi psicologici compiuti nelle scuole (cfr. ivi, pp. 197-212). Del resto, condannando le pretese di quanti vorrebbero ridurre tutta la pedagogia alla pedologia, che in fondo corrisponderebbe a quella dall�autore definita come �pedagogia sperimentale� (pur ridefinita entro peculiari limiti), Stratic� conclude che il metodo della pedagogia non pu� essere che quello dell�osservazione, della comparazione e della critica (cfr. ivi, p. 212). Per approfondimenti sulla nozione di pedologia cfr. G. ALESSANDRINI MARCONE, Pedologia, in AA. VV., Nuovo dizionario di pedagogia, a cura di G. FLORES d�ARCAIS, Nuova ed. aggiornata, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo (Milano) 1987, pp. 966-967.
[83] La �divisione del lavoro scientifico dev�essere disciplinata: ognuno deve recare, s�, il suo contributo di studi e di ricer�che parziali alla scienza dell�educazione; ma, coor�dinando e controllando i risultati da ciascuno ottenuti con quelli conseguiti da altri studiosi, non si deve mai perdere di vista il concetto integrale d� tutta la scienza, per la cui sistemazione e per il cui progresso tutti lavorano� (A. STRATIC�, Estensione e limiti del concetto di pedagogia, cit., p. 15).
[84] Cfr. ivi, pp. 12-13.
[85] Ivi, p. 13.
[86] Ibidem. Con particolare riferimento all�educazione dell�et� adulta, Stratic�, considera importante che ogni adulto, - al fine di vivere pienamente la propria vita, da cui doveva prendere chiaramente le mosse lo stesso processo formativo -, arricchisca ed aggiorni le proprie conoscenze. Quindi, sembra annunciare l�opportunit� dell�educazione permanente e ricorrente, anche di aggiornamento professionale. Del resto, la cultura che conviene, anche per lo Stratic�, � la cultura �del tempo� e �per il tempo� attuale, oltre che per la vita vissuta quotidianamente. Si renderebbe promotore, allora, di una cultura quale �stile di vita�, per cui l�adulto possa restare fedele a tutti i doveri del proprio stato, e si comprende, allora, il perch� della sua promozione di un processo educativo volto a rendere l�adulto sempre pi� padrone del proprio mondo interiore, un mondo sicuramente non estraneo ad un vissuto (familiare, professionale e del tempo libero). E quest�educazione non pu� che essere imperniata sull�autoriflessione, oltre che sul dialogo. In tali teorizzazioni straticoiane si possono senza dubbio ravvisare gli echi sia di un Comenius, ferreo assertore di un�educazione della vecchiaia, sia di una Necker de Saussure, che avverte l�opportunit� di un processo educativo da ritenersi completato solo sul finire della vita umana.
[87] Ibidem.
[88] ivi, pp. 13-14.
[89] Ivi, p. 15.
[90] Ibidem.
Gabriella Armenise
�
Dunque, posto che per quanto precede lo Stratic� si configura come pensatore di spicco, di cui mi permetto evidenziare in sintesi anche la di lui propensione ad una educazione permanente e ricorrente e se opera meritoria conclusiva intende svolgere l�amico Insegnante Domenico Cortese, ideatore e gestore del Sito Ungra, � bene modificare ogni riferimento allo Stratic�, contenuto nel benemerito Sito Ungra.it,( quasi presago che sullo Scrittore si dovesse tornare e con maggiore accuratezza, nella missiva che si legger� in prosieguo avevo quasi a vaticinio anticipato al Cortese, nel 2009, �anche perch� qualcuno presto o tardi ( purch� bene !) scriver� su Alberto Stratic�), sostituendolo con il presente modesto scritto pi� completo ed organico e magari anch�egli allegando il pezzo a suo tempo scritto da Antonio Argondizza sulla famosa Rivista � Ili i Arbresh�vet � nel 1897.
Si vorr� notare che ho inteso mantenere il collegamento con il defunto mio intimissimo Alfreduccio Frega, da cui era sorta l�iniziativa sulla quale mi sono innestato per giungere sin qui, sempre grato che Egli , avendogli palesato la mia disponibilit� ad inserirmi e meglio inquadrare il nostro illustre Concittadino, di buon grado mi ha accolto ed i risultati si notano.
Francesco Damis , 30 Agosto 2012 .
ALLIGATO
Oggetto. ALBERTO STRATICO�
Gentile dottoressa Palombo,
prendo a morsi due volte le mani, poich� la mia ciuccite coriacea e cronica con il computer mi ha fatto sparire la prima risposta ed ora pur non avendo tempo cerco di recuperare.
Se Alberto Stratic� and� via da Lungro con la famiglia circa il 1886 (?), pur avendo mantenuto con l�ambiente rapporti multipli, a distanza di oltre un secolo sarebbe difficile rinvenire documenti apprezzabili su di lui, fatta salva qualche dedica in qualche suo Testo o qualche libro che residua di lui su quei tanti che ha scritto. Mentre, per le notizie ho fatto riferimento a qualche rado documento che lo ha riguardato. Ad esempio, ho tratto il nome del Genitore dal riporto su di un verbale riportato sulla prestigiosa Loggia Scanderbeg di Lungro che � tra i documenti di Angelo dr Stratig� oggetto di un testo di un Autore locale ; con riferimento alla stessa fonte familiare Stratig�, � stata di recente riprodotta l�orazione funebre ( brevi pagine 3,4 a stampa) da esso svolta nel 1885 per la morte del Patriota poeta Vincenzo Stratig�; a mio Padre Angelo Vittorio, risalgono quei modesti riporti sull�importante scrittore nel testo scritto �Parliamo di Lungro� del 1960-63; dalla Rivista �Ili Arbresh�vet� si desume la sua partecipazione adesiva al Primo Congresso Albanese del 1895, mentre nel Secondo Congresso di Lungro del 1897 � nominato membro della Commissione per la elaborazione scritta di un Vocabolario della lingua albanese. Di altro e sino ad oggi, non saprei. Potrebbe, poich� � stato direttore generale al ministero dell�istruzione nel periodo di Crispi e forse anche in seguito, la documentazione di quel Ministero pi� organicamente riguardarlo, salvo a rinvenirla se allocata all�Arch di Stato. Gi� sarebbe tanto recuperare una qualche sua foto che dovrebbe pur esistere da qualche parte.
Infine, mi permetto precisare che il mio ultimo e pi� completo �Alberto Stratic� trovasi sul sito � Ungra� da Lei citato, cl in Archivio �Dicembre 2010�.e che di compendio allego.
Se altro non posso, chiedo congedo, ringraziandoLa per l�inusitato credito conferitomi, sempre comunque disponibile al dialogo e ad ampliare le notizie da Lei fornitemi graziosamente.
Con viva cordialit� ed abbracci per il Suo lavoro .
Francesco Damis
Nota della redazione
Da �ILI I ARBRESVET� (Stella degli Albanesi) n. 3 del 31 gennaio 1897
Prof. Alberto Stratic� - Manuale di LetteraturaAlbanese - Urlico Hoepli - Milano 1896.
� il primo libro di letteratura albanese, scritto colle leggi della letteratura moderna. Parecchi valorosi scrittori albanesi aveano toccato finora separatamente diversi rami della nostra letteratura, come la grammatica, la storia, la poesia etc., ma nessuno, tranne l'illustre e compianto Prof. Vincenzo Dorsa, tanto benemerito alle nostre lettere, aveva scritto un trattato di letteratura storica albanese; ma il Dorsa si � fermato pi� largamente a dimostrare la discendenza degli albanesi dai vecchi Pelasgi, e si � quindi prefisso di scrivere piuttosto una Storia che una Letteratura.
Il Prof. Stratic�, che fece capo dell�aureo libro del Prof. Dorsa, ci ha invece regalato un assai ricco, elegante ed elaborato Manuale di Letteratura Albanese, il quale non dovrebbe mancare sul tavolo di ogni cultore delle nostre lettere. Egregi scrittori Italiani ne hanno fatto meritate lodi; ed apprendiamo con vivo compiacimento, che l'opera pregiatissima del prof. Stratic� tradotta in rumeno si sta pubblicando in Bukarest. E basti questo solo argomento a provare l'importanza di questo Manuale, scritto in Italiano con eleganza di stile, correttezza di forma e molto sugo di sostanza.
Oltre al lavoro di Letteratura, il Prof. Stratic� rese agli studiosi albanesi, albanofili ed albanologhi un importantissimo servigio nella lunga lista bibliografica, che precede l'opera; avendo citato oltre 160 libri di Albanesi e stranieri che trattano direttamente di noi Albanesi. Lo � un servizio di prezzo incalcolabile!
Noi vorremmo proporre al Ch.mo scrittore Albanese un nuovo lavoro grave, forte, ch'egli, forse il solo tra noi, potrebbe attuare. Una raccolta di tutti gli scritti storici pubblicati finora. sulla Nazione Albanese, preparando cosi un materiale ricchissimo per la Storia universale dell' Albania dai Pelasgi a noi.
Intanto siamo lieti di annunziare alle nostre Colonie l'indiscutibile importanza dell'opera del nostro amico e connazionale Prof. Alberto Stratic�.
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Caro Mimico,
nel confermarti che la rimessati Scheda Biobibliografica , tale definibile, su Alberto Stratic� da proporre ai Lettori del benemerito Sito valeva a dare corpo a quel riferimento che avevo svolto nel breve mio scritto su Alfredo rimesso a te solo e non all�Informatore ( anche perch� il voler apparire � una scostante che poco si connota al mio carattere tendenzialmente non incline alle scene), mi sembra ora opportuno indicare il motivo da cui � sorta l�esigenza, proprio per confermare che l�Alfreduccio in questi giorni commemorato a vario titolo con fondamentale finalit� volta al di Lui ricordo e per evidenziarne la parte attiva e propositiva della sua personalit�, non era tanto poi lontano da quelle mie impressioni vergate in quello scritto. Infatti, sorto anche questa volta come un fungo il fatto che si dovesse intitolare la Biblioteca ad Alberto Stratic� ( con un certo sussiego tutto suo e lungrese mi disse - a me ignaro ed alieno dall�aver tenuto specifica contabilit� al riguardo- : � E� la terza volta che inaugurano la Biblioteca�), avendo letto il Cartoncino predisposto per il Visitatore , e trovatolo quanto meno scarno se non incompleto( forse ci sarebbe anche qualche refuso?, pi� di uno?), ne parlai con lui in una sua frequente visita, gradita peraltro perch� di stretto rigore familiare, e di qui sorse spontanea l�intesa a rivedere insieme questo novello Carneade offuscato dai molti decenni, dai molti vini passati sotto i ponti, e dai molti ismi che ben comun i ci hanno dilettato per oltre sessant�anni, concordando una azione congiunta originata da un suo primigenio intento di avere in cantiere delle schede biografiche di scrittori Lungresi. E cos� � venuta fuori la Scheda Biobibliografica ora in attenzione ai Lettori del Sito, almeno di tanto siamo stati capaci, senza voler strafare e con il non sopito pensiero di non voler artatamente recare offesa alla Memoria del nostro Concittadino, il quale di gnognero ne doveva pur avere in abbondanza, non tanto per quanto ha scritto, ma per il modo, per i concetti, per le linee di sviluppo e per i contenuti dei suoi scritti, in cui primeggia quel disegno organico di impostazione della nostra letteratura albanese, ripescando con un senso applicativo non comune e tanto pi� da encomio per quel periodo in cui l�opera � stata impostata e scritta, quasi tutti gli importanti scrittori che hanno contribuito a dare senso completo alla nostra letteratura [una sola per me imperdonabile incauta leggerezza: non aver scritto tre volte tanto, infarcendo il testo di una appendice organica di tutti i principali scritti in albanese, pur se ad allora era in pieno svolgimento la guerra della lingua ( come scriverla, con quale alfabeto, con quali segni anche nuovi ?. Egli stesso fu nominato membro della Commissione per la stesura di un Vocabolario Albanese dal Congresso di Lungro nel 1897 )]. Si sarebbe intera salvata tutta la nostra Arca di No�, in cui Lungro avrebbe dato la scansione di principale effetto, cos� come � avvenuto per l�aspetto musicale, per il cui merito di salvaguardia riconosco a molti il senso applicativo, pur non essendo esperto nello specifico.
Ora dato e concluso l�episodio per come innanzi svolto, pregherei i coscienziosi Lettori di svolgere una analisi comparativa tra i due prodotti grafici anche per poter giudicare se avesse corpo o fosse effetto di fantasia la preoccupazione di Alfreduccio e mia sull�illustre Compatriota, ai fini del trattamento ricevuto. E tanto per non smentirmi, ad epilogo della vicenda, io stesso ho benevolmente convinto Alfredo che, pur adempiendo al lavoro, gli aspetti contingenti possono anche saltare in cavalleria, se le intenzioni sono sostenute con lena nel tempo, anche perch� qualcuno presto o tardi( purch� bene !) scriver� su Alberto Stratic� . Naturalmente, da questo a suffragare di realit�, che si possa incorpare anche in parte il Materiale che Alfreduccio ha lasciato, ne corre quanto le Galassie, anche perch� Egli era pi� che convinto di volere lasciare all�Univ Calabria quanto lo ha impegnato per decenni. Ed a questo punto, io medierei, nel senso che se gli acuti Amministratori se la sentono, possono riprodurre tutto quel che si reputer� di rilievo, magari anche con il concorso tecnico non minimale dell� Universit� , in modo che anche in Lungro resti segno pi� oggettivo dell�impegno di Alfredo Frega, mentre � interesse generale della Cultura pensare di salvare questo non minimale aspetto della nostra Lungresit�, in un sito che in punto di ipotesi dovrebbe essere deputato a garantire.
Grazie per l�ospitalit� e con preghiera di non tagliare a futura memoria, pur se una �Scheda Biobibliografica�. FD 18.08.09