Commemorazione di Agostino Casini fatta a Lungro il 24 gennaio 1892
Parte 1^
"Che il vostro animo mai non si
geli! Che alcuno di voi non abbandoni
la via maestra! Che nessuno divenga
timido o servile! Lasciate le tradizioni
ai chierici; ai lacchè di corte ogni atto
di servilità!........ É si bello l'ardimento
dei giovani e si scusabile anche l'auda-
cia che pare follia! ......... Bella e sacra
gioventù!......... Te aspettano altre lotte,
ché non è morto il mondo se morti sono
molti vecchi atleti dintorno, e tu, aspet-
tando, fremi, bella, pronta, gioconda,
gagliarda, ridente! "
A.FRATTI.
La gioventù lungrese, stigmatizzata per lo passato, non senza qualche ragione, come mancante d'ideali, volle e seppe, nell'occasione della morte del Prof.
Casini, dimostrare che, se, per influenza di mortifero ambiente, parea si fosse adagiata in un comodo scetticismo - è capace ancora di nobili entusiasmi. Nessuno più di noi babbi - i ribelli di una volta - deve compiacersene di tale fatto che ci permette di trarre per l'avvenire dei nostri figli, ottimi auspici. Persuadiamoci: l'assenza del pensiero, del sentimento e delle aspirazioni in una generazione, non giova a nessuno, nemmeno ai tristi che hanno l'infelicità di essere rosi, dall'ignobile verme dell'ambizione di dominio.Feriti al cuore dalla morte improvvisa dell'on. Casini, i giovani Sigg.. Samengo Francesco Saverio, Dramis Angelo, Manes Pasquale, Bavasso Prof. Pietro, Guaragna Giovanni, Giorgio Dott. Vaccaro, Irianni Ambrogio, Vaccaro Prof. Camillo organizzavansi in Comitato per degnamente onorare il grande uomo.
Si improvvisò un bel trofeo nel locale teatro e vi s'invitarono per le 3 pom. del 24 Gennaio le cittadinanze di tutti i paesi del mandamento.
Intervennero in corpo il locale Consiglio Comunale, la Società Operaia con la Musica, la loggia massonica Scanderberg. La vasta sala del teatro era letteralmente piena. - Molti ed applauditi i discorsi.
L'egregio Sig. F. Saverio Sameng
o, relatore del Comitato, lesse dapprima parecchi telegrammi d'adesione, dei quali pubblichiamo i seguenti:
Da Castrovillari:
Onore a voi che, gridando intorno il suo nome purissimo e narrando le sue virtù estinte, strappate l'uomo alla fossa e lo fate rivivere in voi, nel vostro carattere, nella vostra fede, nelle vostre speranze. Uomini liberi, custodi delle gloriose tradizioni di Calabria e di Albania, nel nome di Agostino Casini
avanti!Luigi Avv. Saraceni
Da Castrovillari :
Mandovi mio saluto mesto e riverente, o Lungro sempre forte, sempre patriottica, che oggi, nel nome di Casini, evocate ricordanze gloriose lasciate alla scienza, alla patria, alla Democrazia.
Luigi Avv. Salerni.
Ringraziò poi la cittadinanza che, commossa e riverente, si presentava ad onorare morto chi avea festeggiato vivo; e, fatte altre comunicazioni circa il lavoro del Comitato, pronunciò il seguente discorso:
FRANCESCO SAVERIO SAMENGO
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Amici concittadini
Agostino Casini avrà molta gioia nell'urna, se disse vero il poeta, perchè molto tesoro d'amore lasciò sulla terra: il suo grande intelletto era intelletto d'amore
Quando si parla a canto d'una fossa recente il cuore, impietosito per fatto terribile della morte, facilmente perdona ed anco facilmente dimentica; la memoria conserva i meriti dell' estinto, la fantasia li esagera e ne emergono gli elogi funebri, quasi tutti calcati sulla stessa matrice tanto per l'uomo mediocre e men degno, quanto per l'uomo superiore ed onorando. E però sentirei di ricorrere la via usata dicendo come la singolare bontà del Casini pigliasse risalto e lume dal grande ingegno. Ma alcune qualità, non ancora sconsacrate dall'abuso d'indebita attribuzione, determinarono particolarmente la persona morale di Lui: ed erano la probità dell' animo e dell' intelletto ed il genio dell'amicizia ................
........ In Lui, seguace fedele delle dottrine Mazziniane, il pensiero era l'azione. Fu repubblicano e sempre fermo nella sua fede. E sulla sua tomba i repubblicani dicono: Sparisce, l'avvolto ostinatamente nelle pieghe della sua bandiera; se ne va dando come una guanciata ai transfughi dell'ora. . .. . .. ..
E della sua opera di patriotta basta il ricordo che a
soli diciotto anni fu milite di Garibaldi a Mentana. - Mentana! Dinanzi a questo nome, cittadini, scovritevi il capo, piegate il ginocchio insueto a flessione. Questo nome vuol dire la patria nostra: ricordiamolo, chè il ricordo: ci giova. E in quest'epica battaglia, che compiva l'evo moderno, i devoti alla morte andavano a morte, a farsi sfracellare ... . con Garibaldi che li guidava, andavano « con un riso feroce, con un impeto cieco, determinato da quella calma serena che hanno solo il potere d'infondere nei forti le cause giuste e legittime, illuminati dalla visione limpida del futuro che si smagliava in affocamenti solari dinanzi all'occhio morituro.» - Eppure furon vinti. I chassepots fecero meraviglie. Ma quel giorno fini per sempre la teocrazia e s'apri nella storia il nuovo periodo delle rivendicazioni popolari.Il venti settembre poi non fu che una gran carnevolata che l'anima pia del buon Pio IX volle rendere cruenta.... E l'opera sua di patriotta venne degnamente coronata da quella del filantropo. Nel colera dell' 84, in Napoli, Egli fu un miracolo d' operosità e si distinse in modo eccezionale
- instancabile nell'apportare gli aiuti della medicina ai malati e nel soccorrere i poveri. . . . . . . . . .. . .Agostino Casini, eletto nostro rappresentante, portò alla camera dei deputati i nostri sentimenti e le nostre aspirazioni. E nel breve tempo, ch'Egli vi stette fece sempre il suo dovere con l'entusiasmo ed il solito coraggio, dei quali ne è testimonio l'intera sua vita. Egli non potè fare altro che interrogazioni ed interpellanze. Perchè di tutti i diritti del regime libero, di tutti i diritti della tribuna, il diritto d' interpellanza è il solo che nelle assemblee spadroneggianti e servili, risolute a schiacciare con la violenza del numero ogni resistenza del diritto, ogni libera voce, è il solo che resti là dentro alle minoranze per affermare almeno la protesta del loro pensiero per far giungere là dentro,la riserva dell'avvenire, la protesta del paese. Tutto, tutto il resto è alla balia di ministri e di maggioranze: non parliamo dei voti sulle leggi: le minoranze nulla possono: la maggioranza li fa, il paese, talora con lacrime, talora con sangue li paga. Ed Egli esercitò, a nostro pro, questo suo diritto. E noi ci rallegravamo nel leggere, nei resoconti parlamentari le sue sentite parole, ch'erano l'eco dell' animo nostro. Ed ora non udremo più nulla! Ora chi sa quale imbelle occuperà il seggio del nostro Agostino! .....
Ch
isà! ......... .. . .. . .
Ma, cittadini, quali furono gli ideali di Casini?Rispondo subito: quelli della democrazia italiana. La democrazia italiana, ha i principii che si proclamarono l'89 ed in quell'anno e nei seguenti banditi alla terra, dove nessuna forza umana più li strapperà. E col 1793 venne su pure il popolo -il vero popolo e così s'aprirono le vie al pensiero sociale, che "oggi agita, tormenta e solleva tutti i paesi civili - che sgretola tutte le viete tradizioni, critica e minaccia
tutti i privilegi che la pretendono a diritti e prepara al mondo intero una civiltà di gran lunga più elevata e men bugiarda della presente." Ed il diritto popolare, sorto or fa un secolo negli entusiasmi della fede, passato fra i disinganni e gli uragani, più non balena nella luce fosca della vendetta: i rancori e gli odii di tanti secoli, castigati si terribilmente a vicenda, li ha purificati il dolore: spoglio di odi e rancori, il nuovo diritto uscito dai nembi si avanza sotto l'occhio delle stelle amiche fra i placidi azurri del mare: si avanza fra il consenso delle genti che con palpiti di desiderio lo indovinano, lo sentono nell'ombra partito e tendono, l'orecchio: e sbarca in faccia al sole, combatte, vince, perdona riunisce le membra d'un popolo e s' irradia nella gloria e nella leggenda, brandendo la spada dell'amore. . . . . . . . . . . . . .. ..E questo nuovo diritto e questa nuova forza possente dell'avvenire il Casini sentiva ed ad essa consacrava tutto se stesso e nelle opere e nella scuola di Giuseppe Mazzini trovava il naturale compimento. E perciò nel suo concetto i due lati del problema politico-sociale si compenetravano a vicenda. Egli vi diceva: "La repubblica, come necessità storica, sorgerà dai cento errori governativi che terranno dietro ai cento commessi; sorgerà dal convincimento degli animi, che la guerra d'ogni giorno alla libertà. degli Italiani, alle associazioni, alla stampa, al voto è conseguenza inevitabile del sistema e non d'uno od altro ministro; sorgerà dal senso di pericolo mortale e di disonore,che lo spettacolo di corruzione dato da un governo senza dignità e senza amore, susciterà presto o tardi onnipotente negli uomini che hanno a cuore l'avvenire della
Patria." E, discorrendo della quistione sociale soggiungeva: "il lavoro associato, il riparto dei frutti del lavoro, ossia del ricavato dalla vendita dei prodotti, tra i lavoranti in proporzione del lavoro compiuto e del valore di quel lavoro: è questo il futuro sociale. In questo stà il segreto della vostra emancipazione, o operai. Foste schiavi un tempo, poi, servi, poi assalariati, sarete fra non molto, purchè il vogliate, liberi produttori e fratelli nell'associazione". Ed infine urge - e diceva - suscitare la coscienza del libero pensiero, che deve sciogliersi dal concetto generico di qualsiasi religione positiva ed essere sottratto agl'influssi deleterii di quell'una che sopprime le facoltà dell'indagine, nega la scienza, maledice all'Italia, deducendo, così, dalla naturale e necessaria socievolezza dell'uomo la legge morale che trovi la propria sanzione nelle intime pure disinteressate compiacenze pel bene operato e non nella egoistica usuraia corruttrice speranza di folli ricompense oltramondane, pel malvagio in appendice al supplizio della disistima evvi il codice penale. E rianimando gli spiriti alla vita comunale, secondandolo coll'operosa ingerenza di tutti, coll'aumento delle ricchezze intellettuali e reali dell'agricoltura e della industria, colla pratica della giustizia sociale nel diritto comune del voto, nel più equo reparto della produzione ed anzi e sopra ogni cosa rigenerandola colla luce dell' insegnamento laico e scientifico coll'obbligo dell'istruzione di tutti nella scuola comune (imperciocchè una sola libertà vuole essere impedita, recisamente impedita - la liberta dell'ignoranza) poi ci avvieremo con passo certo a quell'ideale che si scorge nella lunga prova e che sorride fino all'ultima ora; quasi angelo della speranza, alle anime dei nostri migliori. - Ma nel suo animo generoso non toccava nessuna corda d'amore e di pietà. Egli ve lo disse qui, in questa sala, era contro la triplice alleanza ed anelava alla rivendicazione dì Trento e Trieste. Era compagno di Matteo Renato Imbriani Poerio, il rivendicatore dell'onestà politica in Italia, nel Comitato per l'Italia Irredenta, e discorrendo di questa nobile terra di Italia, ancora soggetta alla forca degli Asburgo, il suo volto s'animava e dalli occhi mandavi lampi. E quanta pietà pel povero Guglielmo Oberdan! il biondo martire! E quanta poesia nel martirio di questo giovine che diceva per la causa della sua Trieste essere necessario il sangue d'un martire!... E pensare o Guglielmo, che adesso siamo i migliori alleati dei tuoi carnefici! e sulla tua dimenticata fossa passeggia ancora l'aborita divisa bianca! ? Ma verrà un nuovo giorno ed allora al suono delle note dell'inno di Garibaldi, che riempiranno l'aria di faville elettrizzanti, noi correremo a liberare la tua terra e cercheremo le tue ossa per deporle nel Pantheon: arrivederci o Guglielmo! . . .Agostino Casini è morto con la fede secura in quella Italia, che Mazzini preconizzava, ma anche con l'amarezza del presente. Noi che da espiare abbiamo molto, noi dobbiamo far di tutto per risollevarci alla Italia ideale e voi specialmente, o operai, che siete la forza dell'avvenire, in atto i cuori! in atto i cuori! Lasciate da parte i pettegolezzi paesani e mettetevi a studiare il problema umano, che tanto v'interessa. E noi tutti armiamoci il petto di virtù, di fede e di scienza: i tre elementi !che ricreano le nazioni, ed i popoli, le tre forze che splendono nella vita e nelle opere di Agostino! Combattiamo la santa lotta contro l'immoralita e le caste gaudenti, che afferrato il
mestolo del potere non se ne servono se non per loro, per i loro caprìcci, rovinando un paese destinato a migliori sorti. Ma l'Italia, quale l'hanno sognato i nostri grandi, deve sorgere e sorgerà. Ed in quel giorno l'animo romano di Agostino Casini sorriderà ai suoi fratelli, che seppero si bene mettere in opera i suoi insegnamenti imitandolo, s' è possibile nelle sue virtù.