Commemorazione di Agostino Casini fatta a Lungro il 24 gennaio 1892
Parte 3^
ANGELO DRAMIS
Cittadini!
La mattina del 10 corrente mese il telegrafo colla voce annunziava all'Italia tutta la morte di Agostino A noi, che seguimmo col cuore palpitante sulla pubblica stampa le fasi del morbo, che inesorabilmente spezzò il tronco di un'esistenza tanto preziosa, l'annunzio fatale fu uno schianto, e noi muti affatto pieni della gravita della sciagura, non piangemmo, ma esclamammo - maledizione al fato!
Partecipammo alle nostre famiglie cosi triste novella, e comune fu il dolore per l'amico perduto. Perchè; o cittadini; questa comunanza di affetti e sentimenti per un nome modesto sì, ma grande? Perchè la sua improvvisa sparizione dalla scena del mondo ci ha commosso tanto, ed oggi ci ha qui riuniti per ricordarlo ancora noi, che sempre onorammo quel nome? Perchè sento ripetere da tutti, dall' aristocratico al plebeo, dal monarchico al repubblicano, dallo scienziato al profano quella frase scultoria degli animi addolorati - peccato- Agostino Casini non è più?!
Oh.! vorrei che la memoria dell'uomo che si commemora, mi confortasse e mi desse forza bastante a rispondere a tante interrogazioni; però sento venirmi dal fondo dell'anima una voce che dà breve ed intera la risposta: - «Ai generosi, - Giusta di gloria di pensieri è morte. »
E la risposta la darà più bella e con forma più smagliante il vate calabrese, che dai gioghi superbi dei nostri monti canterà ai futuri la vita dei nostri uomini illustri.
L'immensità del dolore non ci permette fare qui una narrazione minuta della vita di Agostino Casini, poiché la narrativa e l'analisi stabiliscono la forma della ragione, e non della fantasia e del cuore che sentono, si esplicano a scatti.
Giovanni Bovio, il filosofo dalla sintesi mirabile, salutando nella terra dei morti il suo compagno di fede - lo chiamò vecchio a quarant'anni. Si, o cittadini, Agostino Casini era vecchio nella scienza, nella politica e nella vita cittadina, e l'eloquenza dei fatti afferma luminosamente quanto io sto per dire su di lui.
Laureatosi nella medicina giovanissimo lasciò il paese natio, ed andò in Napoli in cerca di nuovi orizzonti. In breve tempo colla forza del suo ingegno e dei suoi studi arrivò ad occupare un posto eminente nella chirurgia e circondarsi de1la stima dei maestri della gloriosa scuola napoletana, della divozione dei suoi discepoli e delle benedizioni degl'infelici, che a lui ricorrevano con fiducia non poca.
Nell' esercizio della sua professione compì operazioni chirurgiche di cui la scienza si avvantaggiò immensamente, e nelle quali egli dimostrò una valentia indiscutibile. Ma i suoi trionfi scientifici erano conosciuti da pochi, imperocché Casini soverchiamente modesto, voleva il conforto dell'umanità sofferente ed il progresso della scienza, e non la rèclame dei giornali.
Ma l'energia del suo ingegno e del suo carattere dovea esplicarsi altrove ancora, non solamente negli ospedali, ove di tratto in tratto sentiva stringersi il cuore dalla voce fievole del moribondo, a cui la sua arte salutare non aveva potuto nulla: il suo dovere di patriotta e repubblicano lo chiamava a Mentana, ove l'idra papale squarciò il cuore ai giovani Enrico e Giovanni Cairoli, e poscia nell'agone parlamentare.
A Mentana la causa irredentista stringeva in un sol fascio la gioventù italiana per cementare con sangue di generosi i diritti di una nazione, alla quale l'oscurantismo vaticanista, appoggiato dall'uomo nefasto del 2 dicembre, contrastavano la gemma più preziosa della sua corona - Roma io voglio dire - Roma, questo uomo superbo che evoca nella mente delle generazioni l'eroismo dei Bruti e dei Gracchi, la grandezza dei Cesari, il fasto e le infamie del prete - Roma antesignana di nuova civiltà, di un'epoca avvenire, che avrà per codice i diritti e doveri di tutti, e spazzerà dalla faccia del mondo i Bismark ed i Czar, doveva congiungersi alla madre patria, e per conseguire ciò era necessario il sacrificio di nobili figli. E Casini nella poesia degli anni dato il bacio dell' addio ai suoi cari genitori, contrariamente alla volontà d'un governo pusillo, ubbidiva alla voce fatidica del Cavaliere dell'Umanità, al vegliardo di Caprera, che pieno di acciacchi ed impaziente di indugi volea dimostrare ancora una volta al mondo- che dov'è un diritto da difendere, nulla può la forza bruta.
Casini avanti Roma sentiva forte la sua fede repubblicana, e tra gli entusiasmi giovanili l'abbracciava colla voluttà selvaggia di chi stava per raggiungere una meta, un ideale. Forte di quella fede, per la quale non dubitò un sol momento, nemico della politica opportunista e sfacciata dei più, senza croce e senza commenda, si presentava candidato a deputato nell'elezioni politiche dell'anno 1886. E con un programma dignitoso, senza declamazioni rettoriche, domandava agli elettori del nostro collegio il voto; ma questo voto gli fu negato poiché Casini non era accetto ad un governo, i di cui uomini combatterono il borbone per sostituirlo. La politica scoglio tremendo contro cui si spezzano i più forti caratteri, dovea procurare al Casini il primo disinganno, e dimostrare quanto può un governo assolutista e l'influenza dei tiranelli locali sulle coscienze abbrutite dall'ignoranza e dalla miseria. I concittadini di Telesio e Campanella non potevano nè dovevano trascurare un carattere nobile e fiero qual era Casini, e quando questi si ripresentò candidato nelle elezioni politiche, i giovani tutti del collegio, dai quali i nostri paesi attendono molte riforme, disprezzando le bizze partigiane, spontaneamente anzi plebiscitariamente fecero trionfare sugl'intrighi e sull'arbitrio di Crispi il nome di Agostino Casini.
Presentatosi nella camera, tuona la voce per propugnare dritti sempre calpestati, ed additare nell'aula parlamentare le piaghe di un popolo, che geme sotto il peso del pauperismo, e che spreme dal proprio corpo l'ultima stilla di sangue per saziare le fauci ingorde del fisco.
Casini deputato, sembrava spuntare per noi l'alba, della rivendicazione dei nostri diritti, sembrava finalmente che la Provincia cosentina cosi vilmente trascurata, dovesee per bocca di un suo degno rappresentante chiedere al governo il posto dovutole in faccia alle altre Provincie, colle quali pure versò il sangue dei propri figli nelle guerre del patrio risorgimento.
Casini interpella e premura il governo non per appagare le domande quasi sempre pretenziose dei capi elettori e dei sindaci, ma con forza oratoria e colla valentia del tecnico chiede che sia bonificato il Crati, sia dato un tronco dì strada a tale o tal altro paese della Provincia, promesso invano, si ridoni la prosperità e la salute a gente, per la quale la terra che lavora è ingrata, e che è costretta a riempire dì lamenti e maledizioni le pure aure dei suoi monti ed emigrare in terre lontane in cerca dell'ignoto.
Ora quest' uomo, in cui si raccoglievano i nostri ideali e le nostre speranze, si estinse per cedere il posto a chi? Forse ai deputati giovincelli, che per dirla con Cavallotti ringhiano al sentire una voce potente che fa vibrare la pota del patriottismo, tanto per compiacere ad un governo che vuole rispettati lo staffile e il codice penale di Francesco Giuseppe? o di nuovi Girella votano il catenaccio, non cale se presentato da questo o da quel Ministero? Forse ad altri che ad ogni piè sospinto si presentano agli elettori, che chieggono pane, col solito brevetto del merito politico, ed a Montecitorio sbadigliano e sì scuotono sol quando è la necessità di votar fiducia al governo? Forse a chi, colla finezza gesuitica strappa il voto facendo mille promesse, e poscia esercita la sua missione di deputato intrigando presso le alte consorterie? O in ultimo a chi, beato delle sue immense ricchezze, chiede la medaglia di deputato per incastrarla nello stemma di famiglia? No- i facendieri che trafficano sul nome onorato di Casini, non possono surrogarlo: la surrogazione sarà possibile con un' altra illustrazione ed un carattere, che come il suo non piegava nè a carezze nè a minacce.
Democratico per convinzioni, Casini esplica l'ideale della democrazia nella vita, ed eccolo a Napoli, nel 1884, ove la moria colerosa mieteva tante vite, col cuore coperto di gramaglie per la perdita del. suo caro fratello, quale angelo consolatore corre da per tutto ,pendendo magnanimamente l' opera propria a pro degli afflitti.
Qui, o signori, abbiamo la democrazia incarnata nel vero, abbiamo l'uomo che butta via le pastoie accademiche ed il platonismo inutile, e tutto invaso dall'ideale democratico affronta la morte non sui campi ove il soldato affranto dal piombo nemico ha combattuto non per ridare alla patria dei figli, che sono avvinti alla catena dell'esoso straniero, ma per puntellare vecchi scettri rosi dal tarlo del tempo; affronta dico la morte nella catapecchia del misero, che a lui manda il saluto della benedizione, Equi abbiamo pieno il sentimento della filantropia e del socialismo scientifico, preludio del socialismo razionale, che non vuole il rovescio di tutto, poiche ciò non capirebbe nei termini della logica e del diritto umano, bensì vuole la vera emancipazione delle classi derelitte, che una società menzognera ed ingannatrice respinge continuamente.
Ben disse l'on. Biancheri commemorandolo – la scienza per Agostino Casini era un sacerdozio, un'alta missione di filantropia; e sacerdote del bene si rivela sia al capezzale dell'infermo, che nel Parlamento quando chiama degenere la razza latina, e fa voti che la schiatta brucia degenerata ed abbrutita nella corruzione morale e materiale, ricuperi la salute e la fierezza di una volta. Ma era fatalità. che questa voce non tuonasse più nell'aula di Montecitorio, che il 92 travolgesse tra le sue spire persona a noi tanto cara. La gioventù calabrese, che si sentiva rinascere nel nome di Casini, che vedeva in lui realizzati i propri ideali, oggi silente versa calde lagrime ed intreccia un serto di amore e gratitudine sulla di lui tomba.
Dormi, o anima candida, il sonno della pace, a noi dal duro destino non è più dato di esilararci in rivedere le tue nobili sembianze; di te a noi non resta che la parte migliore - il pensiero; e ci sentiremo gagliardi e fieri quando tu avvolto nella storica camicia rossa, ci apparirai nell' avvenire colla falange degli eroi, che al bene della patria e dell' umanità tutto sacrificarono.