Commemorazione di Agostino Casini fatta a Lungro il 24 gennaio 1892
Parte 4^
Pasquale MANES
Cittadini,
Onorando questa sera la memoria di Agostino Casini con plebiscito unanime di affetto e ai gratitudine che ben si eguaglia al libero entusiasmo con cui ne difese il nome venerato dai raggiri vergognosi della reazione, la cittadinanza Lungrese altamente si afferma nelle tradizioni del. suo patriottismo.
Ed in questa sera triste e solenne, in cuor ricordando le virtù dell'illustre estinto sentiamo nell'anima tutto il peso della nostra sventura e più freddo e buio ci sembra il vuoto che il tramonto di quella figura luminosa lasciò tra noi; -in questa sera triste e solenne pure un sentimento di compiacenza e d'orgoglio provo in me stesso, poiché qui vedo riuniti, nella spontanea comunanza dello intento, la scuola e l' officina, il nobile e il plebeo, il progressista e il conservatore; poiché vedo i miei concittadini, deposte le ire di partito e i personali rancori, affratellati da uno slancio generoso di riconoscenza e di rispetto verso la memoria di un uomo sulla cui bandiera non odio ma amore stava scritto.
Non nel nome di un partito degnamente si commemora Agostino Casini, -non nella fede politica la sua vita si compendia. La fede politica è, a sua volta, assorbita da una fede più pura e più grande, innanzi a cui,sottratti all'indegno fardello delle vecchie religioni e degli inetti governi, tutti gli uomini sono fratelli. E' a questa fede che appunto s'ispirò la vita di Agostino Casini, e il suo nome restò un mito nella coscienza popolare, Egli appartenne a quella pleiade di uomini la cui opera non isterilisce nel profitto d'una casta o nel trionfo d' una causa meschina; ma imperitura rimane nel cammino lento e fatale dell'umanità....
La sua vita breve e fortunosa fu una lotta titanica per la scienza e per la libertà ; ma per lui la scienza non fu un lusso o un privilegio, e non fu vana parola la libertà; -e giovine di anni non di gloria, morì senza preti e senza paure, assorto nell'alto credo dello spirito che si afferma nell'istante supremo della morte, e conscio di sè, non vede nel dubbio supremo inferni, nè paradisi, ma un lembo dell'avvenire umano, in cui la sua memoria sarà monito di fede e scuola feconda.
Fu repubblicano per principi, e per virtù fu repubblicano; -ma per lui la repubblica non. era il governo che per lenta evoluzione politica sostituisce il governo coi suoi errori e le sue rappressaglie, i suoi birri e i suoi monopoli; ma la caduta d'ogni privilegio e d'ogni prepotenza sotto la nuova giustizia livellatrice; ma l'apoteosi della dignità umana nel trionfo della democrazia: - E maledicendo ad un governo che traffica sul dolore della patria, ne rinnega la storia e trincera in una pace forzata e vergognosa le nostre miserie, morì serbando fede a quella idea
che a lui sorrise bella e serena tra gli albori antelucani della Italia novella, e ch'ei giovinetto salutò con. l'ave del morituro sul glorioso calvario di Mentana, sotto il piombo degli shassepots benedetti dal papa.. . . Ma sulla tomba di Agostino Casini non profanata da benedizioni bugiarde di bugiardi sacerdoti, ma sulla quale Giovanni Bovio, il sacerdote dell'avvenire, pronunziò il verbo della democrazia, su quella tomba un lungo pellegrinaggio di amore giunge da ogni abituro ove ricordi un beneficato; da ogni lembo di terra ove palpiti un cuor italiano... Ed in quel mesto pellegrinaggio, monarchici, repubblicani, religiosi e liberi pensatori si confondono in un nuovo vincolo di fede, si affratellano di fronte ad una comune intima sventura e muovano a quella tomba per piangervi qualche cosa che sta al di sopra delle repubbliche e delle monarchie, qualche cosa che non cangia e non tormenta come le religioni e come i governi, innanzi a cui tutti si partitisi riconfondono, tutte le fronti si curvano: la bontà del cuore.
E decoroso combattere per una nobile convinzione politica, è bello passare a fronte alta tra le rovine di una società corrotta senza lasciarvi un brandello della propria virtù, e sotto l'usbergo della propria onesta fulminare con libera e generosa parola la prepotenza sotto qualunque abito smagliante si ascondino; ma rasciugare le lagrime del povero, usando dell'opera propria non con ipocrita carità nè con venale indifferenza, ma dall'alto del seggio ove il proprio merito ci ha innalzati scendere a soccorrere chi muore di fame e di dolore, è questa la più sublime delle umane virtù.
Agostino Casini fu repubblicano e scienziato illustre; ma in lui il sentimento della filantropia dominava e li guidava ad un unico e nobil fine. Se l'amore verso il prossimo costituisce la base su cui si fonda ogni virtù umanitaria e sociale, grande sarà la riconoscenza degli uomini verso di lui che grandemente ha amato. Forse e gli, nel cupo ambiente degli ospedali, accanto al freddo marmo anatomico, tra ignoti cadaveri su cui, nella lotta ardua per la scienza, trascorse i più bei giorni della giovinezza, tra la intricata compagine di nervi e di muscoli, vi sorprese qualche cosa che palpita e freme e si ribella all'anatomia del ferro e vi lesse tutto il poema doloroso dell'anima umana. E quando vittorioso gli arrise la scienza e il mondo gli arrise con le sue glorie e i suoi splendori, si ricordò di quel dolore, e, al capezzale dell'infermo rèietto da tutti, buttato dalla pietà pubblica in. quel lugubre ghetto umano dell'ospedale, egli fu un fratello ed un amico che ne comprendeva le torture fisiche e morali e vi versava sopra il balsamo della carità.
E Napoli ammirò pienamente la carità e l'abnegazione d Agostino Casini in quella terribile ecatombe umana che fu il cholera dell'84. Ivi come sul campo di battaglia affrontando impavido la morte, fu il primo ad accorrere sotto la insegna benemerita della Croce Bianca è l'ultimo ritirarsi dalla nobile gara, dove suo fratello periva.
Ma non a Napoli, non l'Italia agguaglierà ora nel dolore la più sventurata delle provincie, Cosenza. Gli elettori del 2° collegio, scossi dal soffio della libertà che rinnova le fetide correnti dell'oscurantismo, raccolsero su quel nome venerato il loro suffragio. Ed egli in parlamento non tradì il suo mandato, non prostituì la propria dignità a questo o a quell'altro ministero; ma fiducioso e forte, vi portò la voce dei poveri calabresi abbruttiti dalla miseria e dall'oblio, e vi descrisse con coscienza ed efficacia le micidiali torbiere ove la vita si stenta tra la febbre e l'esattore brutale.
Il vuoto che lascia tra noi Agostino Casini, morto quando a lui la scienza riserbava maggiori glorie, quando la dignità nazionale ha tanto bisogno essere rialzata dal putrido pantano ove la spinse una vergognosa e fratricida, non potrà: di certo essere colmato dagli ambiziosi Sardanapolo che avanzano con sfrontato ottimismo la candidatura.
Ad Agostino Casini non marmorei monumenti ma i calabresi innalzeranno nel loro cuore un eterno monumento di affetto e di riconoscenza. Il suo nome sarà per noi giovani palladio di fede nelle sante battaglie che il futuro propara. Dalla sua tomba noi trarremo i liberi responsi e la sua immagine radiosa sarà con noi sulla vetta dell'alpi nevose ove ci chiami il gemito degli appressi fratelli, con noi sarà sulle barricate ove un sacro santo diritto ci chiami....
E quando d'innanzi alle plebi affamate saranno un vano spauracchio gli squadroni di cavalleria, quando sulla terra redenta non vi saranno più schiavi e padroni, confini e frontiere, governi che affamano e religioni che spaventano, allora sui ruderi dei vecchi edifizi dell'errore sorgerà il gran Pantheon della coscienza umana.
Ivi non urne di re, non urne di ministri, nè immagini di Dei falsi e bugiardi; ma scuola perpetua ai nuovi cittadini del monda il ricorda imperituro dei benefattori dell'umanità. Ed ivi nel marmo parlo un libero scalpello, dovrà un giorno incidere il nome di AGOSTINO CASINI.