Oreste Camillo Mandalari

L'ALBANIA

NELL'OPERA DI

ANSEMO LORECCHIO

(Roma 1939)

Parte 3^

 

 

   

Il pensiero politico Albanese in rapporto agli interessi italiani

 

Ora - secondo me - il merito grande e precipuo di Anselmo Lorecchio fu, sopratutto, questo: avere impostato bene il problema italo-albanese, con il suo volume: « Il pensiero politico albanese in rapporto agli interessi italiani. Roma 1904 - dove in appena 90 pagine espone ed illustra, con lucidità cristallina, quello che l'Italia può  e deve fare per l'Albania perchè  "l'Adriatico diventi mare italiano ed albanese".

A questa premessa seguono ben 515 pagine di documenti che sono una vera miniera di dati, di fatti, di notizie per chi voglia studiare, con serenità nella storia, quali  furono le relazioni e l'amicizia tra l'Italia e l'Albania, dalla morte Scanderbeg fino a noi.

Fin dall'ottobre 1901, dirigendo una lettera al Secolo di Milano egli scriveva: "È indubitato che l'Italia ha i suoi vitali e diretti interessi da tutelare e maggiormente sviluppare nell'Adriatico ed  appunto in cotesti interessi che trova il suo punto di contatto l'azione italiana con la questione albanese: azione che, tenuta nei suoi giusti limiti, è equa, giusta, legittima, perchè l'adriatico è mare italiano ed albanese e le altre nazionalità, che vorrebbero contendere il predominio sono estranee ed intruse.”

E un anno dopo, nel numero della Nazione Albanese del 15 Settembre 1902, in un articolo dal titolo Per intenderci bene, scriveva:

“ Sulla bandiera, che a nostro titolo di onore ci veniva affidata da Girolamo De Rada, bandiera colorata nelle tinte dell’odio giustificato e irriconciliabile contro tutti i nemici del nome e dell’onore albanese, scriveremo fin dal primo apparire della Nazione Albanese i due motti: Albania per gli A1banesi - Adriatico mare italiano ed albanese – senza mai pericolare né patteggiare, ne lasciarci allucinare da transazioni di sorta”(7)

Sì camerati, questa è la verità, che noi, oggi, altamente e in piena coscienza, possiamo proclamare in suo onore, perché la sua memoria sia benedetta e la sua opera venga dai posteri più studiata per essere maggiormente conosciuta ed apprezzata sia in Italia e sia in Albania.

Difatti nelle suddette premesse sta il suo programma di scrittore, svolto in ben 27 annate della rivista La Nazione Albanese (1897-1924) (di cui dirò, ripeto; altra volta perché si tratta di una mole di dati e di fatti storici, che non possono essere riassunti in breve dire e in breve ora) come pure sono sempre gli stessi principi e le stesse idee, che lo guidano a vergare quel suo volume, interessantissimo e carissimo, oggi, che, per  lo studioso di cose storiche albanesi, è la base indispensabile di.. qualsiasi trattazione e qualsiasi assunto.

Questo volume - come già ho detto- porta per titolo: Il pensiero politico albanese in rapporto agli interessi italiani.

Nel titolo stesso c’è tutto: programma politico sapientemente intravisto e ancora più sapientemente svolto, con cuore di patriota che non dimentica i diritti dell’Albania e gli interessi dell’Italia, che ama e serve con la sua penna. Non posso e non debbo entrare in lunghe discussioni e in analisi minute di fatti storici per essere breve e conciso, ma non posso tacere che dal trattato d Berlino del 1878 l'Italia venne fuori con le mani nette mentre  altre nazioni come l'Austria, potente e minacciosa, trovavano compensi eccessivi in Oriente, dove i nostri diritti e i nostri interessi venivano soffocati trascurati ed annullati. (8)

Questo capiva, sentiva e trovava ingiusto il nostro Lorecchio, che voleva un'Italia forte ed attiva nei Balcani e non assente insipientemente e stoltamente. Perciò scriveva: “Il trattato di Berlino dovrebbe essere di necèssità sottoposto a salutare revisione e modificazione; e la parte di direttrice e moderatrice della situazione stessa sarebbe devoluta anche all'Italia. Devoluta per diritto proprio italiano, per forza propria italiana; provenienti l'uno e l'altra non da tolleranza o cortesia di Gabinetti, non da accordi segreti più o meno possibili più o meno sinceri, ma dalla sua stessa posizione fisico-geografica”. (9)

Oh questo è assai ben detto!

L'Italia doveva avere una preponderanza speciale nell'Oriente Europeo per la sua. stessa posizione geografica, creata da Dio e non per cortese concessione di gabinetti, ecc.

Ora a questo punto è necessario aggiungere- che non solo l'impero austro-ungarico mirava a conquistare le vie dell'Oriente, con minaccia per l'Albania, ma anche i serbi, i greci, i bulgari erano una minaccia per molte regioni albanesi, alla cui conquista  essi tendevano.

Quindi il nostro Lorecchio, che conosceva profondamente ed era al corrente di queste mire, stava sempre all'erta per gridare l'allarmi contro questa gente, che nulla aveva dato alla civiltà albanese, che tentava annullare.

Con sintesi chiara egli a tale proposito, scrive: “Gli Albanesi delle colonie in Italia, uscendo dal campo degli studi astratti e solitari(10) tendenti ad affermare la esistenza della nazionalità albanese a mezzo delle prove che ne forniscono il linguaggio, le ricerche  filologiche e le tradizioni, entrarono pochi anni or sono in quello delle manifestazioni collettive con i due Congressi di Corigliano Calabro dell'ottobre 1895 e di Lungro del febbraio 1897. E poiché coteste manifestazioni, pur conservando nell'apparenza scopi del tutto linguistici e letterari, rivelavano la indubbia volontà di compartecipare al movimento nazionale politico, bastò questo perché i nemici e gli avversari del nome albanese fossero indotti ad un necessario mutamento di tattica.

 Dissero: “Il movimento nazionale albanese è un movimento ibrido, effimero, fittizio; creato e tenuto vivo appunto dagli albanesi  delle colonie in Italia”. (11)

Ora quella che allora poteva sembrare un’accusa, oggi è un vero titolo di onore sia per i morti e sia per i vivi, che il governo balordo e insipiente di allora non capì né assecondò con qualsiasi ausilio, sia morale che materiale. (12)

Creata la Società Nazionale Albanese il Lorecchio fu eletto Presidente ed egli, in data l maggio 1897, datato dal suo paese natio: Pallagorio (colonia albanese) (13) in un proclama, diretto ai fratelli schipetari, diceva fra altro: “La Grecia ha avuto Arta coi paesi vicini e parte della Tessaglia, ora vuole anche l’Epiro e la Macedonia.

Il Montenegro ha avuto Dulcigno e Antivari. L’Austria e la Serbia, la Bulgaria vogliono spartirsi il resto delle terre nostre”.(14)

Ed aveva ragione da vendere!

Difatti ad ogni occasione che gli si presentava, scriveva per ribadire gli stessi argomenti e mettere in guardia L’Italia contro l’appetito greco, che, dopo il pasto, aveva più fame di prima, come la lupa dantesca.

Perciò al “Popolo Romano” dell’11 giugno 1901 inviava una lettera per spiegare lo scopo dell'agitazione in Italia per la causa albanese e, a proposito della Grecia concludeva così: “Se poi si voglia sostenere la tesi che noi delle coloni in Italia non siamo albanesi, sarebbe bene fare ricorso ad altri argomenti; quelli adoperati dai giornali di Atene sono, per verità, troppo avariati.