Oreste Camillo Mandalari
L'ALBANIA
NELL'OPERA DI
ANSEMO LORECCHIO
(Roma 1939)
Parte 1^
Dedico queste pagine con
cuore grato, al mio amico
Gen. RICCIOTTI GARIBALDI
ch'era fra i miei cortesi ascol-
tatori il 23 luglio 1939.
L'AUTORE
GL' ITALO -ALBANESI PER LA REDENZIONE, DELLA LORO PATRIA DI ORIGINE
Le Colonie d' Italia pur coi loro Collegi di S. Adriano e di Palermo nulla offersero di simile. Un solo riscontro si ha fra noi oggi nel cav. uff. Anselmo LORECCHIO delle Colonie di Calabria Media, estranee finora a quei due Collegi. Questo signore, di casa pur essa altamente patriottica, sta in campo e con slancio e potenza anche maggiore, per la difesa della sua schiatta. E Iddio gli diede che traesse sua la medesima le simpatie dell'Italia e l'attenzione dell'Europa.
Gerolamo De Rada - ANTOLOGIA ALBANESE
Napoli 1896 pagina 30 (nota)
La causa degli Albanesi è mia; certo io sarei felice di impiegare quanto mi rimane di vita in pro di quel prode popolo.
(Giuseppe Garibaldi a Dora D'Istria)
Chi preparò le vie
Camerati
Se qui dinanzi a voi, fossi invitato a confessare candidamente come nacque in me l'amore per gli studi albanesi, risponderei, subito, che il Generale Ricciotti Garibaldi e Anselmo Lorecchio furono gli ispiratori di questa passione intellettuale, che vive in me da ben trent'anni, ardente vIiva eguale sempre e senza alcuna interruzione nel corso dei casi e degli anni.
Il Generale Ricciotti, seguendo sapientemente le orme del suo grande Padre, per anni ed anni, si occupò dell'Albania, a cui nel 1911, voleva portare l'ausilio tangibile della gioventù italiana armata, e noi allora giovani lo seguivamo con entusiasmo con fede e sopratutto, con cieca fiducia nella sua opera preparatrice di Condottiero di volontari, che mai fallì e mai smentì il proprio valore da Digione (1870) a Domokos (1897) a Drisko (1912) (l)
Il Generale Ricciotti ( quando altri vaneggiava e la nazione affogava nei pettegolezzi da villaggio e nel mondezzaio di Montecitorio) chiamandoci alle armi per difendere i diritti dell'Albania contro il Turco, ci additava una grande meta, rischiarata da un grande ideale, che folgorò sempre nel cielo storico, che va da S. Antonio a Morazzone (1848) dalla difesa epica di Roms (1849) a Varese (1859), da Marsala al Volturno (1860) da Bezzecca (1866) a Mentana (1867) a Digione (1870) da Domokos a Drisko, all'Argonne insaguinate (1914), dove Bruno e Costante Garibaldi, figli del nostro condottiero, diedero la propria vita per la difesa della Francia, ingrata ed egoista, e l'anima all'ideale, seguendo un dettato morale, sentito, ma inespresso, chiusa magnificamente nel verso Carducciano per Mazzini:
... « tu solo, Ideal, sei vero! » (2)
Anselmo Lorecchio, da parte sua, nel campo della politica e degli studi per l'Albania fu senza ombra di esagerazione (si può dire oggi) un vero precursore dell'intesa italo-albanese, che preparò il terreno all'unione dell'Albania all'Italia, ch'è un avvenimento politico di tale valore europeo, che rimarrà nella storia dei secoli.
Appunto per l'insurrezione albanese del 1911 e per il relativo tentativo di spedizione Garibaldina al di là dell'Adriatico, io ebbi occasione di conoscere allora il mio conterraneo di Calabria, anzi con maggiore precisione italo-albanese di Pallagorìo, Anselmo Lorecchio, a cui poi rimasi legato da amicizia affettuosa e devota, che solo con la sua morte venne meno! il 22 Marzo 1924 (3).
E fu un,danno per la nazione albanese e un vero dolore per tutti coloro che lo conoscemmo, l'amammo e l'ammirammo.
La sua scomparsa passò, quasi, nel silenzio, e solamente S.E., il senatore Amedeo Giannini, nella rivista: l'Europa Orientale dell' Aprile 1924 vergò queste righe, che leggo per intero.
ANSELMO LORECCHIO
Il 30 Marzo u.s. il Parlamento di Tirana, avuta comunicazione della morte di Anselmo Lorecchio, lo commemorò degnamente e tolse la seduta in segno di lutto.
Ben meritava tale onore colui che aveva consacrato tutta la sua vita alla causa albanese.
Nato il 3 Novembre 1843 a Pal1agorio' (prov. di Catanzaro) egli era anche fisicamente un campione della forte propaggine italo-albanese delle Calabrie. Alto, sano, diritto come una quercia, portava con grande disinvoltura i suoi 81 anni e con lena giovanile si apprestava ancora negli ultimi tempi ad imbastire nuovi lavori che dovevano a suo avviso, meglio lumeggiare il problema delle relazioni italo-albanesi e del mare Adriatico, che egli riteneva un mare naturalmente italo-albanese.
Laureatosi in giurisprudenza a 25 anni a Napoli, vi frequentò i cenacoli intellettuali, così vivi in quel tempo in quella città ondeggiando tra la giurisprudenza e il giornalismo. Ebbe vari incarichi pubblici e li tenne con dignità e competenza.
Nel 1897 nominato presidente effettivo della «Società Nazionale Albanese» e, fin d'allora, orientò il movimento verso la creazione di una nazione albanese autonoma, indipendente. Nel 1897 iniziò la pubblicazione della rivista La Nazione Albanese con fatidico motto: «Albania avanti!» la piccola rivista centro di tutte le battaglie albanesi, audace, combattiva, è stata fino allo scoppio della guerra mondiale, si può dire, l'indice e l'araldo. del movimento nazionale albanese. La riprese dopo qualche intervallo, ma più che le forze, gli mancavano i mezzi per tirarla avanti. Ed egli ne soffriva non poco. Oggi una raccolta completa della rivista costituisce una rarità bibliografica, e dall'America gli vennero più volte laute offerte perchè egli cedesse le due uniche raccolte che gli erano rimaste, e dalle quali non sapeva distaccarsi.
Dei suoi primi lavori ricorderò: «La questione Albanese» stampata a Catanzaro in un'edizione ora introvabile e l'opera a cui egli attendeva negli ultimi anni, ossia una raccolta, intitolata «Albania »; che doveva essere una grande corpus diplomatico e storico della nazione albanese. Nè pubblicò nove volumetti; il decimo era quasi pronto per la diffusione, quando egli,mori; l'undicesimo era in gran parte composto tipograficamente. E' una raccolta tuttaltro che priva di difetti, ma che è nondimeno indispensabile per chi voglia occuparsi di studi albanesi, poichè egli conosceva indubbiamente tutto lo svolgersi dei problemi albanesi, come nessun altro. Possedeva perfettamente la lingua, i dialetti, la letteratura albanese. Aveva girato l'Albania, ne conosceva le vicende, i bisogni, le aspirazioni. Nella sua lunga propaganda per la causa albanese aveva personalmente. conosciuto coloro che se ne occupavano, era rimasto con loro in relazione; ed era intimamente informato di quel che si faceva e pubblicava nelle colonie albanesi. in Romania, Macedonia, Bulgaria, Egitto, Costantinopoli, America. La sua serenità dolce, il suo volto forte e buono, la sua nobiltà conquistavano tutti.
E' morto improvvisamente, senza avere la gioia di vedere consolidata nel suo assetto interno l'Albania indipendente, come egli auspicava e si attendeva con sicura fede.
Serbo di lui un indimenticabile ricordo e non posso dimenticare la commozione con cui venne a stringermi la mano quando letti i miei studi sulla storia diplomatica albanese dell'ultimo decennio, vi trovò nitidamente esposta, quella che era stata la sua tesi perenne - l'Albania indipendente - e una prova sincera di quanto l'Italia, la sua patria, aveva fatto per l'indipendenza della sua non meno diletta terra d'Albania.
E' morto il 22 Marzo. Era uno di quegli spiriti di antico stampo, che nella vita è una gioia ed una fortuna incontrare.
Roma, 25 Aprile 1924. .
Amedeo Giannini
Ora ciò che scrive autorevolmente il senatore Giannini trova conferma in altri documenti di cui sono costretto a leggere qualcuno, perchè sono elementi di giudizio, completamente ignorati e d'importanza decisiva nei riguardi di ciò, che il Lorecchio ed altri albanesi d'Italia, fecero per la rigenerazione della loro madre patria: l'Albania (4)
Risalgo al 1896, all'anno infausto di Adua, per mettere in evidenza questo: che mentre molti italiani, smarriti ignoravano perfino quali potessero essere gli interessi vitali della nazione, altri, (sia pure in pochi !) come il Lorecchio - ed ecco il suo grandissimo merito di precursore! - si preoccupava del nostro avvenire nell'Adriatico, che l'Austria, potente, ci contendeva, con minacce e continui preparativi di guerra contro di noi, pure. essendo in vigore il Trattato della Triplice Alleanza.(5)
Ora io credo di fare cosa degna per la buona memoria di Anselmo Lorecchio accennando appunto come fin da quel lontano e triste 1896, la sua opera di patriota e di pubblicista fosse apprezzata e lodata sia in Italia e sia in Albania, i cui interessi egli tentava legare con i fili ideali dei ricordi storici, che consacravano un'amicizia plurisecolare.
Leggiamo nella Nazione Albanese del 31 Marzo 1923:
GLI ITALO ALBANESI
PER LA REDENZIONE DELLA LORO PATRIA DI ORIGINE.
H Messagerul di Bukarest (dicembre 1896)
«Nell'ultimo decennio la questione nazionale albanese si agita. Certo è che gli Albanesi di Italia si sono affermati ne1la cultura.
Il grande patriota Gerolamo De Rada, poeta e professore di lingua albanese, ha redatto ne 1848 i1 giornale L'Albanese d'Italia.
«L'inizio, dunque, della. questione albanese è partito dall'Italia; e oggi stesso e sempre in questo paese classico che fioriscono le Società culturali nostre, le più importanti.
«Tra queste prima si annovera quella della quale è Vice-Presidente il cav. Anselmo Lorecchio, che ha dato prova di indefesso lavoro e di intelligenza superiore, provando a mezzo delle sue pubblicazioni la vigoria della razza albanese e i suoi diritti nella penisola Balcanica.
«Il nostro simpatico compatriota, a parte il merito politico che è a ragione tutti gli attribuiscono, ne ha un'altro: il cav. Anselmo Lorecchio ha fatto tutto il possibile per mettersi in relazione con le Società di cultura albanese in Romania, in Bulgaria, in Egitto unificando il programma nazionale e stabilendo l'unità della nazione.
«Considerando le qualità di patriottismo onde sono dotati questi grandi uomini, la nazione albanese si sente felice nel momento attuale di porgere i suoi più sentiti ringraziamenti, soprattutto al cav. Anselmo Lorecchio per la sua energia e per il suo lavoro; e gli riserba un posto speciale nella sua storia nazionale.»
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