DISCORSO DI ANGELO MASCI
3^ parte
Ma è qui di bisogno esporre alcuni passi della storia bizantina, che malamente adattati potrebbero per avventura confondere quanto sinora si è detto. Giovanni Comeniata, che scrisse circa l' anno 900. dell' Era volgare, dice così: » le pianure di Tessalonica contengono nel recinto più terre, delle quali alcune sono di pertinenza della Città, ed alla medesima pagano i vettigali nominandosi druguditi, e lagudati; altre sono tributarie agli Sciti finitimi, i quali non molto discosto hanno le loro sedi (1). Ora per questi Sciti certamente s'intendono gli slavi, i quali dopo le loro irruzioni si eran situati verso la Bosnia ,la Servia , ed il fiume Strimone, luoghi tutti finitimi alla Macedonia. Anzi degli Sciti posti su i Monti dello Strimone espressamente fa parola Costantino Porfirogeneta ne' seguenti termini (2) » Il Tema di Strimone è congiunto a quello di Macedonia, ma non si trova mai nominato come Tema, essendosi sempre considerato come una pertinenza del Monte Claustro. E gli Sciti pascono quello
(1) De e.xcid. Thessalonic. p. 3. edit. 22 Paris. (2) Lib. 2. them. 3. |
in luogo de' Macedoni, dopocchè Giustiniano Rinotmeto , così detto dalle tronche narici, collocò le loro sedi nei monti dello Strimone , ed in ponti di legno.
Scorgesi dunque ad evidenza, che quantunque gli Sciti, o gli slavi si fossero molto avvicinati alla Macedonia non però mai han fissate le loro sedi nell'interno di essa, altrimenti il Comeniata non come finitimi gli avrebbe chiamati ed autocrati, ma come componenti l'istesso paese; ed il Porfirogeneta sicome ebbe cura di notare tutti i forestieri introdotti nelle provincie Imperiali, così non avrebbe mancato di far menzione di un immenso popolo di barbari, che avesse occupate le più belle Regioni della Grecia, cioè la Macedonia, e l'Epiro.
Ma perchè andar cercando tra gli Asiatici c gli Sciti l'origine degli Albanesi Macedoni, se già trovasi nella Grecia medesima? e non mendicati argomenti, ma l'istoria rende di tuttociò chiarissima testimonianza. I Greci Scrittori tenendo gli Albanesi per quelli che veramente erano, cioè indigeni della Macedonia, e dell'Epiro, non mai han formata una quistione sulla loro origine. Quella Regione, che oggi si chiama Albania, denominandosi anticamente Illirica Greca, i Greci stimavano gli Albani di genia illirica; e questo sentimento prevalse in ogni tempo sino a Calcondila, che scrisse dopo la caduta dell' Impero Costantinopolitano. Solo costui forse ignorando, che gli attuali abitatori lungo l' Adriatico detti volgarmente lllirici non sono gli antichi Illirici; ma schiavoni situati ivi ne' bassi tempi, sembra di ributtare la mentovata opinione costantemente ricevuta da' Greci. Ad ogni modo Calcondila stesso per ciò che tocca tal sentimento par che si contradica; ma qualunque sieno i suoi dubbj, è d'accordo però, che nè dall'Asia, nè dalla Scizia debbasi ripeter l'Origine degli Albani (1).
Che in realtà poi gl'Illirici odierni non sien gli stessi che gli antichi Illirici, non vi è chi nol sappia (2).
1) Dice così: Pare dunque non esser vero il sentimento di coloro che credono esser Illiri quelli. che noi chiamiamo Albani. Io difatti non ammetto cotal discorso che porta gli Albani di genia Illirica. Che poi gli Albani uscendo da Epidamno si san sparsi per la Regione marittima dell'Europa verso l'Oriente, e che abbian soggiogata la Tessaglia, la Etolia, l'Acarnania, e gran parte della Macedonia, anche io l'ho conosciuto indotto da più congetture, e per aver inteso molte cose su tale assunto. Ma le dalla Iapigia sien passati in Epidamno, come alcuni stimano, ed indi in quella Regione, che finalmente hanno occupata, oppure essendo finitimi agli Illirici abitanti in Epidamno appoco appoco accostandosi abbian occupata la Regione di Epidamno verso la parte Orientale, non so con quanto fondamento potrei asserirlo. Chalcond. de Rcb. Turc. lib. I. (2) Leibnilz nella sopracitata dissertazione Brevis designatio etc. si esprime in questi termini: Illirii Veteres, et Paeones, credo, olim Celtae, idest Germani, vel Semigermani erant. Slavonica vero lingua nullo jure Illyrica appellatur, etsi hodie slavi et Illiricam, et omnia loca vicina teneant, nam seriul immigrarunt. Ed in una lettera a Gio: Ghamberlayno il medesimo Leibnitz dice così: Male hoc posterius sicilicet alphabetum glagolicum) nonnulli authori S. Hieronymo gente Illyrio tribuent. falsa persuasione linguam veterem Illyricam ex slavonicarum genere fuisse: sed slavi sero in lllyrium venere, nec ante Justiniani M. tempora. Veteres IIlyrii erant Celtici generis, linquaque, ut arbitror, Germanicae Gallicaeque nonnihil cognata utebantur. Et credibile est ejus reliquias in peculiari quadam lingua Epirrrarum hodierna Superese, cujus specimina edita vidi. Slavonicam linguam hodie Illyricam vulgo vocant, quod slavi in Illyrio consedere. Collect, tom. 6. p. 2. pag. 197. . |
L'antica Illiria si divideva in Barbara, e Greca; la Barbara terminava a Lisso per mezzo del Fiume Drilo; la Greca si estendeva da Lisso sino ai Monti Acroccrauni (1).
(1) Strab. lib. 7. cap. . . . E cammin facendo per le spiagge dell'Illiria, arrivammo sino ai Monti Cerauni, i quali sono fuori del ratto Illirico. Lo stesso nel medesimo luogo: Epiroti ancor sono gli Anfilochi. e tutti coloro che abitano alquanto più sopra; come altresì quelli che sono siti verso i monti Illirici nelle rupi, e luoghi disastrosi. I Molossi ancora gli Atamani, gli Elici,i Rinfei, gli Oresti, i Parorei, e gli Atitani; di quali Popoli alcuni si attribuiscon più tosto ai Macedoni, altri al distretto del Jonio Tra questi vi sono miste lo genti Illiriche, site verso i monti dalla parte australe, e sopra il golfo jonico. Imperciocchè sopra Durazzo, ed Apollonia hanno le loro sedi i Bullioni, i Taulantj, i Partini, ed i Brigi, sino ai Monti Certuni… Vicino a questi i Lincesti, Deuriopo, Tripolili, Polagonia, i Leordi, Lamia, ed Eratira; luoghi tutti che un tempo prevalevan molto in potenza. Scylax in peripl.: Dopo i Liburni vengono gl' Illirj che abitano vicino al Mare sino alla Caonia, la quale sta disunita rimpetto a Corfù. Id. Ibid.: Vi è la gente degl'Illirj dove sta Epidamno situata… Gli Oricj abitano la regione dell' Amantia. E gli Amantini sono IIlirj. Dai Bullioni sino a questi si estendono gl' Illirj. Presso gl'IIlirii vengono i Chaoni. . Dio Cass. lib. 41. : Durazzo un tempo era situata tra il Parlini. Illirj. Tucidide nel lib. I. : A Epidamno sonu finitimi i Taulantj barbari, gente Illirica. Stefano: Bullide città Illirica marittima... I Dassareti gente Illiric…a Partho Città I!lirica. Cluerii Introduct. Geograf. antiquae lib. 4. cap. 7. ibi Reiskius : Epirus nova quondam Illiris Greciae dieta, neque trans flumen Acheloum procurrens. Leone Allazio nelle sue note all'Acropolita cap: 21, dove agli antichi nomi delle Regioni sostituisce i nuovi, dice: Illyrii, Albanitae. IIlyricum quod nunc, Canicum, e Servia. Dionisio Perlergete De Mari Adriatico, et Jonio vers. 388 si esprime così: Illyricam Circa terram volvitur usque ad iugum, montesque excelsos, quos ceraunios vocant. Ed ivi Eustachio fa la seguente annotazione: Quod Illiricae regionis terminus pruecelsa iuga Ceraunii Montes sunt, ita vocati, eo quod frequenter ibi caduni fulmina, circa quos sito est novae Epiri metropolis Epidamnus sive Dyrrachium. |
Ma la Regione così denominata Illiria Greca dalle genti che vi abitavano era attribuita anche alla Macedonia, di cui faceva parte. (1)
L' Epiro occupava, come si è detto, tutto il tratto dai Monti Acroccrauni sino al di là di Ambracia, oggi l'Arta. Ma siccome gli Epiroli erano gli stessi di lingua, e di costumi colle sudette genti IIliriche, così facilmente venivan tra queste confusi. Difatti molti de' Popoli Epirotici eran siti al disopra degli Acrocerauni ; e perciò Strabone nel luogo sopra recato dice, che l'una gente era mista coll'altra.
Ma qual'era la lingua di questi popoli? quali erano i costumi? parlavan Macedone ? questo è ciò che a noi resta di esaminare.
È fuor di dubbio, che i Macedoni parlavan linguaggio differente dal greco. Curzio nelle gesta di Alessandro si spiega così: « Intanto il Re guardando a Filota, » gli disse: i Macedoni ti debbon giudicare; domando
(1) Dio Cass. d. lib. 41. Durazzo un tempo situata tra i Partini Illirii, ed anche ora va compresa colla Macedonia. Cic. pro Ligario cap. 9. In Macedonia ad Gn: Pompei castra venit; quale accampamcnto era sito presso Durazzo. Strab. lib. 7. Alcuni chiaman Macedonia tutta la regione sino a Corfù. Plin. lil,. 3. cap. 23. A Lisso Macedonia Provincia, gentes Parthini, et a tergo eorum Dassaretae. |
dunque, se con loro vuoi servirti del patrio linguaggio. Allora Filota rispose: nell'Esercito vi sono oltre de' Macedoni molti altri, i quali con più facilità saran per capire ciò che dirò, se farò uso della stessa lingua colla quale tu ti servisti (intendendo della greca) (1). Ed altrove l'istesso Curzio dice, che Alessandro rampognava a Filota , che mentre era nato Macedone, gli uomini della sua lingua li sentiva per mezzo dell'interprete(2). Plutarco nel principio della vita di Alessandro dice: È nato Alessandro il giorno sesto del Mese Ecatombeone, che i Macedoni chiamano Loon. E nell’istessa vita di Alessandro il medesimo Plutarco parlando di Clito, e del fatto di costui, dice, che Alessandro saltando esclamò, ed in lingua macedone chiamò gli Armigeri ( questo era il segno di qualche gran tumulto ).
Gli Epiroti anche avevan lingua diversa dalla greca. Plutarco nel principio della vita di Pirro si esprime così: quindi in Epiro ebbe Achille onori Divini; e col linguaggio nazionale fu chiamato Aspeto. Ma la lingua Epirotica era la stessa che la Macedone; e Strabone ne fa chiara testimonianza: « Alcuni chiamano Macedonia
(1) Lib. 6. Cap. 9. Jamque Rex intuens eum, Macedones, inquit de te judicaturi sunt: quaero, an patrio sermone sis apud eos usurus. Tum Philotas, praeter Macedonas, inquit, plerique adsunt, quos facilius quae dicam percepturos arbitror, si eadem lingua fuero usus, qua tu egisti, non ob aliud, credo, quam ut oratio tua intelligi posset a pluribus. Tum Rex, ecquid videtis , odio etiam resmonis patrii Philotam teneri? Solus quippe fustidit eum dicere. Sed dicat sane utcumque cardil est; dum memineritis, aeque illum a nostro more, atque sermone abhorrere. (2) Ibid. Cap. 11. |
l'intera contrada fino a Corfù, adducendo ger ragione, che tutti egualmente tagliano i capelli, si servono dello stesso linguaggio, usano la Clamide, e cose simili; anzi la maggior parte sono bilingui».
Da questo passo di Strabone si rileva, che gl'Illirici ancora usavan la stessa lingua della Macedone, e dell'Epirotica. Essendo quelli in mezzo tra la Macedonia, e l'Epiro, e parlandosi universalmente per tutte quelle regioni uno l inguaggio, v' è luogo da supporre, che avessero idioma differente? Nè serve il dire che alcuni eran bilingui; poiché con ciò s'intende, che molti parlavano ed il patrio linguaggio, ed il greco, come anche oggi si pratica in moltissimi luoghi dell'Epiro.
Se dunque i Macedoni, gl'Illirici, e gli Epiroti parlavano una stessa lingua, ma diversa dalla Greca; se simili tra loro, differivano dai Greci; v' è più da dubitare, che gli odierni Albanesi sieno indigeni del paese che occupano, e che sieno appunto i veri discendenti di quelle prodi , ed illustri Nazioni? .
E questa verità si rende più chiara dal vedere, che alcuni antichi costumi, de' quali ci parla la storia, tuttavia sono in vigore presso le stesse Genti. A differenza de' Greci tagliavano i capelli, ed usavan la clamide(1); nelle pubbliche assemblee andando armati, colle aste davano il segno dell'approvazione, o dissaprovazione(2); ne' loro festini sceglievano a proprio talento i soceri (3);
(1) Strabon. Loc. cito Cap. (2) Alex. Genial. dier. lib. 4. Cap. II. = Macedonum quoques fuit mos, ut in publica consultatione si quid improbarent, hastis scuta quatientes obstreperent,ect aversarentur. (3) Curt. lib. 8. Cap. |
ed allorchè volean fare qualche matrimonio, tagliavano un pane in due parti con una spada, facendone poi mangiare agli Sposi(1). I quali usi tutti si praticano anche oggi presso quelle genti.
Che poi l'odierna lingua Albanese sia quella appunto che parlavano i Macedoni, gl'Illirici, e gli Epiroti, vi è tutta la ragione di crederlo, non ostante che forse per le vicende de' tempi avrà ricevuta qualche alterazione, come l'ha ricevuta la Greca. Da l'Arta sino a Scutari si parla Albanese: onde l'uniformità, che si vede in luoghi così distanti tra loro, esclude ogni presunzione di mutazione di lingua. Nella cadenza del Greco Impero sotto diversi dominj furon le varie Città di quelle contrade; eppure sino ad oggi parlan lo stesso idioma. Anzi delle antiche Città molte esistono ancora, e tuttavia continuano a parlare Albanese. Scutari (2), Dulcigno(3), Dibria(4), Corona(5), Durazzo(6), Chimera,
(1) Così. Rhod. lib. 4. Cap. 12. Queste due ultime autorità le reca Davity Descriplion Generai de l’Europa art. Macedonia. (2: Questa Città anticamente si chiamava Scodra, ed era la Capitale del’Illiria Barbara, Liv. dee. V. lib. 2., e lib. 5., Floro de Gests, Roman. lib. 2. Cap. 5. Oggi quantunque abbia cambialo il nome di Scutari, pure gli Albanesi continuano a chiamarla Scodra. (3) Di Dulcigno, detto da lalini Olchinium, fa menzione Livio in detta decad. V.lib. 5.; e Plinio lib. 4. Cap. 22. si spiega in questi termini: Olchinium, quod ante Colchinium dictum est, a Culchi, conditum. (4) Plin. lib. 5 Cap. Dyberienses. (5) L'istesso Plinio ibid. (6) |
e Drimas (1), Pelagonià(2), ed altre continuano tuttavia a parlare Albanese. I Bullioni(3), i Parthini(4), i Parorei(5), la Caonia oggi Canina, ed altri esistono ancora, e parlano Albanese.
Ma se più dappresso vogliamo esaminare la corrispondenza de' moderni Albanesi cogli antichi Macedoni, ed Epiroti, troveremo per quanto il bujo della storia ce lo permette indizj non pochi onde arguire la verità. Secondo Plutarco in lingua Epirotica Achille era chiamato Aspetto; e questa parola nella moderna lingua Albanese pronunciandosi I-Speiti significa veloce, pronto, e corrispondente appunto all'epito che Omero dà ad Achille di . L' ecatombeon de' Greci corrisponde presso a poco a Luglio de' Latini(6); ora dalle sopra recate parole di Plutarco si rileva, che i Macedoni chiamavano loon detto mese; ed i moderni Albanesi continuano tuttavia a chiamarlo Loonaar(7). Nella Macedonia vi erano molti nomi proprj colle denominazioni Al-
1) Di Chimera, c Drèmas parla Strabone lib. 7. Queste due Città usano anch'oggi doppio linguaggio, cioè l'Albanese, ed il greco. (2) Plin. loco cit., ed altri. (3) Vengon questi chiamati nel nazionale linguaggio Bullienas; e ne deriva la Casata Bugliaar, che significa gentiluomo. (4) Per lo più i cognomi delle famiglie Albanesi situate nel Regno si sono presi dai Popoli, donde le famiglie medesime sono uscite. Infatti in Sicilia, ed in Calabria vi sono moltissimi Albanesi di Casata Parini, Partheni ec. (5) Detti in lingua Albanese Pillori. (6) Salmas. exerc. Plin. p. 315.; Scalig-er. de emend. tempo 1. p.28. (7) Aar in lingua Albanese è un prolungamento solito di usarsi ben spesso. |
banesi: Livio fa menzione del Monte Bora sito tra l'Illirico, e l' Epiro(1); bora in lingua Albanese significa neve; ed il Monte si chiamava così, perché sempre pieno di neve(2).
Da quanto finora si è detto si rileva chiarissimamente, ch'e l'odierna Albania, e l'Epiro parlano appunto l'antico linguaggio Macedone , che si può dire anche Illirico, ed Epirotico, mentre, come sopra si è notato, gli Epiroti, e gl'Illirj Greci usavan lo stesso idioma(3), Ma se anche l'Illiria Barbara si servisse della lingua medesima, non pare che si possa asserir francamente: vi è per altro della probabilità, poiché Scodra città situata
(1) Liv, dec, V. lib. 5.: Quarta Regio Macedoniae trans BORAM Montem, una parte confìnìs Illyrico, altera Epiro. (2) Strab. lib. 7, Cap. » Sopra la spiaggia Illirica sta situata una Regione alta, montagnosa, fredda, e piena di neve. (3) Ecco perchè con mollo fondamenlo vuole Leibnitz, la presente lingua Albanese essere appunto quella degli antichi Illirici « Voi, dice, mi avete fatto molto piacere in avermi mandato un libro, ed un dizionario della lingua Albanese; da quali apprendiamo qual'era la lingua degli antichi Illirici. Io frattanto noto molto del latino. Attiune, per nostro padre, conviene con le lingue Scitiche; e sembra dell'istessa maniera, che vi ha qualche piccola traccia di parole che s'accordano con l'Alemanno, come seet, terra, enandeyenie, perdonare, ndetekech, in tentazione.. Lettera XV. a M. Maturin Veyssiere la Croze, 10. Decembre 1703. Collect. tomo V. p. 494.. Si noti però, che le sopra recate parole Albanesi sono malamente scritte. Atti inn (padre nostro) sono due parole, non una, e perciò non ha luogo il giudizio di Leibnitz di essere parola Scitica; dee (terra), non seet ; e na ndeycne (e ci perdona) sono tre parole; nde te kech (nel male) sono tre parole, poiché te è articolo, Quindi non pare potersi dedurre di aver connessione colle parole. Alemanne. |
Di là del Drilo, e che era la Metropoli dell'Illiria Barbara, oggi parla la lingua Albanese. Dulcigno, e Ducagini praticano lo stesso.
Conviene però qui ripetere ciò che sopra si è detto, le forse per le vicende de' tempi ha ricevuta la lingua albanese qualche alterazione. Infatti si vedono nella medesima molte parole latine, molte greche, molte scitiche, molte alemanne, inglesi, e francesi; ma tutto ciò non dee recar meraviglia, poiché la vicinanza, ed il commercio degli Epiroti, e Macedoni coi Latini, e coi Greci (cosa troppo nota nella storia) non potea non produrre una mistura di vocaboli. Anzi il vedere tante parole latine nella lingua Albanese maggiormente conferma il nostro assunto, che questa Nazione è indigena o almeno antichissima della Grecia, non già venuta per emigrazione ne' tempi bassi.
I motivi medesimi della vicinanza, e del commercio cogli Sciti hanno introdotte nella lingua Albanese delle parole scitiche. Nel passo recato sopra di Gio: Comeiata si soggiungono le seguenti parole: « La vicinanza di queste Terre (de' Sciti) conduce non poco al comodo maggiore de' Tessalonicesi, i quali perciò ambiscono con premura il commercio cogli Sciti, facendo un grandissimo guadagno. Particolarmente da che tra le due Nazioni vi passa buona intelligenza, nè più si distruggono colla guerra (come facevano anticamente), il commercio di permuta serve al comune vantaggio, serbandosi reciprocamente un'alta e mirabile pace(1).
(1) De excid. Thessalonic. p. 323. edit. Paris. |
Molto meno dee far senso l'osservarsi delle parole Alemanne, Francesi, ed Inglesi (1). Io non entro a di-
(1) Di queste vi è una buona quantità Della lingua Albanese. Io ne noterò alcune : |
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Gallico
Vnkle broches sword leq feeth brest krees spittle cough see bald rond sleep gape tiekle lose buy qury you open lofty sciapc shame rip hund mad, mate toque door meal stir |
Albanese
ungl brech cord gliech deemb bres ghnet pestiim coll cuol sii ball rodd slibb gapp ticlisse gliosn bieen varri jù appn gliuftaar sciapc sciaan rip gund matt toch deer miel sctiir |
Italiano
zio calzoni spada gamba denti petto osso della gamba, ginocchio saliva tosse occhi o vedere fronte, o calvo correre sonno profondo sbadigliare solleticare giocare, o perdere comprare sepolcro voi aprire guerriero, altiero cappello vergogna scorticare, cuoio naso, cane di caccia misura zona virginale porta farina muovere, gettare |
saminare il senlimento di Leibnitz che crede gl'Illirj di genia Celtica, e che si servivano per conseguenza di una lingua mollo affine alla germana, e gallica. Senza involverci tra le tenebre dell'antichità (il che non sarebbe del nostro assunto, siccome ci siamo spiegati) ripetiamo l' origine di delle parole da fonti più recenti. Livio dice, che nella Macedonia vi erano mollissimi Galli, infaticabili coltivatori (1); e Giustino (2) accenna l' invasione della Macedonia fatta da' Galli fin dai tempi di Antigono. Questi dunque potean benissimo dare ad imprestito delle parole agl'indigeni del Paese, come avviene spessissimo. E de' tempi più a noi vicini ne fa chiara testimonianza Duchange (3), il quale ci assicura
dally mud leave milk huoger teller cheese crab beans feuther made |
dagli mut glice miegll uu talluur ghiiz crrabb bath fluttur math |
temporeggiare, adaggio fango, sterco lasciare mungere fame piatto ricolla, formaggio granchio, uncino fave piuma grande. |
(1) Dec. V. lib. 5., « Tertia Regio. ..habet incolas quoque permultos Gallos, et Illyrios, impigros cultures. (2) Lib. 23. in prin. (3) Familiae Dalmaticae Sclavonicae Turcicae ec. Cap. 13.: "Serviae vero Regibus paruit (Zenta). donec pessum euntibus Regni rebus, Urosco postremo Rege imperante, sed ed post ejus interitum, quidam ex Albaniae proceribus cognomento Balsa, ut vir erat audacia, ac fortitudine animi praeditus , hanc provinciam invasit, suisque in posterum heredibus asserui: Hunc Orbinus ex indigenis nobilibus Albaniae natum dixit : verum Balsae cognomen et quae ipsi familiae adscribuntur insignia, Stella nempe aurea in campo rubeo , satis declarant, ex Italia, ubi sub Andegavensibus Regni Neapolitani Regibus summa apud Principes auctoritatc ac dignitatibus fulsit, in hasce oras pervenisse, cum Reges iidem in Dalmatiam escenderunt ac Dyrrachium, vicinaque alia oppida expugnarunt, traductis eo familiis Francicis, seù Franco-Neapolitanis: unde Albani proceres a Franchis ortum se ducere palam profitebantur; ideoquc accidit, ut inter Albanos, et Gallos mutuus intercessit semper animorum consensus; iique non semel in Regum nostrorum copias militares relati legamtur".. |
della continuata comunicazione, è buona intelligenza tra i Galli, e gli Albanesi.
Ci resta di dir qualche cosa della denominazione di Albani, ed Albania. Tolommeo(1) è il primo che fa menzione di Albanopoli, e degli Albani siti nella Macedonia. Cellario poi(2) dice Albanopolis a solo Ptolomaeo narratur cum gente Albanorum in Macedoniae fìnibus; quam angustiori limite contentam fuisse oportet, quam nunc est ibi Albania ». Pietro Possino(3) presso a poco afferma l'istesso : « Albanorum Regionem in Macedonia Ptolomaeus agnoscit. Porro antiqua Macedonia postremis hisce Orientalis Imperii senescentis temporibus in quatuor divisa partes, priscum nomen in sola mediterranea retinuerat. Pars vero ejus confìnis Dalmatiae et Illyrico, Albania jam tunc, uti et hodie, appellabatur: ubi erat Dyrrachiensis Civitas. » Rejskjo(4) monta un
(1) Lib. 3. cap. 13. (2) Geograph. lib. II. Cap. 13. (3) Ad Pachimer. lib. V. Cap. 7. glossarium verb. Albanitae. (4) Ad Cluerii Introduct. Geograph. antiq. lib. 4. cap. 7. |
poco più alto, spiegandosi in questi termini: Post Epirum Albania, et haec quidem ab excelsis montibus appellata, quos Galli veteres huc delati alpes sua lingua nominaverant. Ita Jacobus Palmerius Graeciae antiqua lib. 1. cap. 14. docet; additque caput Epidamnum esse, vel Dyrrachium, Italis Durazzo.