I PAESI ARBËRESHË
visti da V. Padula
(Da "Calabria prima e dopo l'unità d'Italia" - 1872)
2^ parte
S. Benedetto Ullano. Archeologia. Ullano, paese antichissimo, esisteva ancora al 1105, e n'era contessa la signora Rocca, figlia di Drogone normanno conte di Montalto, e si legge di lei una donazione ad una chiesa di cui Guidelmo era arciprete. Le sue rovine ora si vedono nel luogo detto Ullano in quel di Montalto. Bella valle irrigata dal Cocchiano, che affluisce nella Meschia. Lì si vede un monticello a pane di zucchero con sopra le rovine d'un castello. -S. Benedetto fu badia fondata dai Normanni al 1099 dal conte Guglielmo. E cresciuta la popolazione con la venuta degli Albanesi, si passò il fiume Marri, e al 1580 si fondò il villaggio di Macri.
Fichi. In commercio richiesti quei di Cosenza, Sartano, Torano, Luzzi e Rose.
Tavole di castagno. Un palmo di castagno s'intende così: una tavola lunga 8 palmi, larga un palmo e grossa un'oncia. Il tavolone idem; ma 2 once e 1/2 di grossezza. Quella a 18 grana al palmo, questo da 30 a 36.
Noci. Molte nel distretto di Castrovillari.
S. Caterina Albanese. Nome. Chiamasi pure Pizzileo: sotto un monte che finisce a punta, detto Pizzo. Ha per rione Ioggi.
Origine. Gli Albanesi fermaronsi nella contrada Prato, presso Follone e Malosa, appo la badia cisterciense di S. Maria la Matina. I monaci fottono le donne: i mariti, per accertarsene, si travestono da lavandaie, e vanno al fiume. Conoscono vero il fatto, e battono i monaci. Quindi parte va in Plataci, parte in Rizzileo, pertinente al Conte di Saponara. E furono 8 famiglie: Ciappoggo, Vaglisco, Raico, Toscano, Calagno, Venera, Nocito e Cianni. -Il paese prese a costruirsi nella contrada S. Margherita; ma la distanza dell'acque e le formiche gli fecero mutar luogo.
Prodotti. Fichi, e seta organzina.
Filatrici. Fanno canestri, panieri, corbelli, di varie ed eleganti forme, e ne provvedono i paesi vicini.
Tessitore. Magnifiche tele di ginestra.
Mulattieri. Molti: portano il sale da Lungro a Belvedere.
Donne. Brutte.
Superstizioni. Credono ad alcuni genii: Dhrekezh -Dreschiesa (benefico); Cliscendra (maligno).
Usi albanesi. Notabile la vlamia, o fratellanza.
Rito. Fu sempre latino.
Ingiuria. Un celebre antico scioccone, detto Andrea, ha fatto che gli abiltanti si chiamino Ciotli-Ndree.
S. Cosmo. Sito. Distante 2 da Vaccarizzo e 4 chilometri da S. Giorgio è S. Cosmo.
Nome e origine. Questo paese si chiamava S. Cosmo e e Damiano, e già esistea al 1089.
Medicina popolare. Fettuccia rossa attaccata alla parte, quando si fendono (si scannarozzano) le ali del naso, il tenerume dell'orecchio, e le dita delle mani e piedi.
S. Giacomo. Origine. Colonia albanese al 1534. Il rito si latinizzò al 1600, perché i preti greci doveano ire ad istruirsi fino aCorfù.
Sito. A pie' d'un 'colle, detto Colle dei muli
(Raxxi muscave ), tutto coperto di secolari castagni. Sito ameno.
Venti. Ovest, ovest-sud.
Paese. Diviso da un vallone (pyrroi).
Tesori. Nella cima del monte S. Elia. Forse vi si adorava i Hλιоς
(il Sole)?
Religione. Alle falde del monte S. Elia si osservano tuttavia i ruderi d'antica cappella di S.
Giacomo, che ha dato il nome al paese. I paesani ed i Toranesi vi fanno processioni in tempo
di siccità, e se ne ritornano bagnati fino alle ossa, per osservazione costante.
Fiume. Sulla destra di Finita è la contrada Guri Lucias (pietra di Lucia). -Lucia era una bella forese, tornava con
sue legna dalla montagna. Stanca siede sopra un grosso macigno; ed ecco cade freddata per una palla tiratagli dal lato
opposto della valle, davanti la casa Pinnolo di S. Martino, dal famoso brigante Alberto Pinnolo per una scommessa s'egli
a quella distanza di 700 metri potesse colpire con semplice palla la donna fermata in mezzo la via delle Destre. Ciò
avvenne un 150 [anni] addietro.
Tessitore. Non si fa divario di materia. Per ogni braccio di 8 segni, grana 2; di 10, grana 3 .
Mugnai. Hanno dal padrone da un tomolo ad uno e 1/2 al mese
Grotta. Una sola n'esiste nella contrada Pianette {Chianieglie): ricovero di ladri.
Albanesi. Quando vennero non aveano altro che la giuffrea, la jattagania, e la
maxèra (fucile, spada e scimitarra): erano ladri. I suoi motti sono: «
Gny xiry dissert » ( « una volta si muore » ); « My byccin veglia, veglia » ( « mi facciano
fette a fette! » ).
Stato del paese. Il denaro del Borbone vi è piovuto; e ora vi sono 4 fìlatoi di seta, e mercanti! Lo stesso è avvenuto
in S. Marco.
Ingiuria. Zaricchiari, e cazzidiary ( tignosi).
S. Giorgio
(alb.: « Buseia »). Dopo Malbrancato è S. Giorgio. -Malbrancato scende da
quello d'Acri, e Vaccarizzo, e dee dirsi Malbrantato. Nellafoce si chiama Vrica russa, e forma grandi pantani.
Nome. Se incontri un S. Giorgese, e gli chiedi: « 'Ncaiè ti (onde sei)? », ti risponde: «
Buseiat ».
Albanesi. Vi vennero al 1470, e bene accolti nella diocesi di Rossano, dov'il rito era greco, si divisero nelle colonie di
Macchia, Vaccarizzo, S. Cosmo, S. Giorgio, Spezzano, e S. Lorenzo. Il tremuoto del 1456 gli avea favorito: trovarono
casali disabitati e bisognosi di braccia. Odiarono i principi secolari, e vollero situarsi nei feudi delle Badie e delle
Commende.
S. Lorenzo del Vallo.
Sito. Stupendo: dove l'Esaro si appressa al Crati, ricco di tutti i suoi affluenti, Fellone a destra, e Gruonnu a sinistra. -
È più alto di Spezzano: è un altipiano magnifico.
Tesori. Cerze di Giliberto.
Ingiuria. Repanusi (traditori e vendicativi, perché lì s'ammazza, e non s'appura niente), e
granavuottuli (cioè crocaciari).
Venti. Scirocco.
Contrade. Pischera (dove la malaria ti pisca ) è coverta da [...], e vi è il concio; i
Vote (pascolo).
Fontana. Canalicchiu. Ottima perché sorge dall'arena. - Santu Larienzu miu,
duvi ti lassu, / cchù voti mi tornai du
Canalicchiu . "
Bagni. Da luglio in poi a bere l'acqua solfurea. Donnine in mezzo le strade. Scapucchiuni di Spezzano e S. Lorenzo
vanno a fottervi. È acqua purgativa. Vi vengono mulattieri di Lungro, che caricano barili, e vanno a venderli. È acqua
comunale, ad un mezzo miglio, e a 200 metri dal ponte d'Esaro, nella masseria De Rosis.
Magare. Sono celebri.
Origine. Era paese albanese.
S.
Martino. Origine e nome. Si chiamava S. Martino du Cuppolato. Ed esisteva al 1089, giacche il Papa con Bolla del 21
settembre ne conferma il possesso dei monasteri a Pietro abate della Cava (v. De Meo, all'anno 1089). E la
contrada Coppulata, che gli albanesi di S. Giacomo dicono Coppulatat, esiste nell'agro di questo paese, ed i nativi credono che sia
cognome di antica famiglia albanese nobile estinta! - Il paese primitivo era quella parte che dicesi il Borgo
(Vurgu) e ch'è diviso dal resto del paese dal torrente Pyrroi i Vurgut.
Fontane. Ottime. -Notabili fuori paese: 1) Croi i Syrave, la « fonte delle mosche», le cui acque vanno ad
unirsi al Finita; 2) Croi Bagnoce, la « fonte del bagnarsi », perche le fanciulle, nella vigilia delle nozze, si faceano recare
in casa molta copia di quell'acqua: il trasporto dell'acqua, e l'assistenza al bagno era esclusivamente dovuto alle vergini
amiche, e quasi sorelle (mottrymat); 3) Croi Giuàn, la « fonte di Giovanni », frate che predicando di quaresima in S.
Martino, ed aiutando il clero nell'amministrazione dei Sacramenti, e molesstndo una giovinetta, i costei fratelli lo chiamarono
di notte col pretesto d'assistere un infermo, e presso questa fontana lo castrarono; 4)
Croi i puttyriy, la « fonte della puttana »: dove un fratello uccidea una sua sorella sorpresa
colà in atto di fottersi.
Archeologia. Il tempio di Ippolate dovea essere sul prossimo monte Rachi i gursijve, cioè « monte delle pietruzze ». Il
culmine è tutto di pietre, e vi si credono tesori. -S. Maria delle Grotte, ridente villaggio a sud-est di S. Martino, detto
così da due grotte naturali, credute abitazioni delle streghe, e vi si credono tesori.
Creta. Copiosa. Vi si fanno mattoni e tegole.
Liquirizia. Vi vanno le così dette Squatre, composte da 6 a 10 Casalini, che la comprano a corpo, e non a misura,
e la vendono per loro conto a Guzzolini.
Bifolco. 12 ducati e trattamento; o 18, un tomolo di cereali, un rotolo di sale, 48 once di olio e legumi.
Mulattiere. 2 carlini e 4 mangiari al di, o 4 carlini alla scarsa.
Pecore. Il massaro non ha altro di più che l'ozio.
Vaccari. Non esistono.
Forni. Privati.
Trappetaro. 1/4 di rotolo per ogni macina. Lo stesso all'aiutante, lo stesso alla bestia, lo stesso al padrone. Ad ogni
macina il mangiare.
Mugnaio. Per ogni sacco 1/10.
Trattore. Ottime. .
Armaiuoli. Vi sono.
Bisogni del paese. Strade e fontane. Una stazione di Carabinierj realmente reali, una corte marziale, alquante forche,
ed alquante ghigliottine. j
S.
Sofia. Sito. Poi, su verso i monti, a 16 [chilometri] da S. Giorgio, da Vaccarizzo, e a 14 da S. Cosmo è S. Sofia d'Epiro.
Origine. Era esistente al 1303.
Medicina popolare. I carboncelli. -Al 1846 Alessio Rovitti di Cerchiara li medicava felicemente, scarnificando la
pustola, poi ponendovi sopra una sua polvere anticancrenosa, poi un piumacciolo intriso nella chiara, e dopo 6 ore un cata-plasmo freddo di malva. Medicature ogni 12 ore. Dopo 3 dì,
qualora la durezza cessava, attivava la ferita con l'unguento cedrino mercuriale, cadeva l'escara, e la piaga si curava col
cerato di Galeno. Serbò il secreto della sua polvere.
Accademia Cosentina. lnstituita dal Parrasio al 1554, si chiamò dei Costanti in onore dell'arcivescovo Giovanni
Costanzo. Poi cadde, e al 15 febbraio 1756 s'istituì quella dei Pescatori Cratilidi dall'abate Gaetano Greco. A costui, morto
il 1764 , segui qual principe il Gagliardi, i cui dialoghi furono pubblicati dal Salfi, che n'era proprietario. Al 1794,
presedendo Cesare Gua:rasci, si sospese. Si riapri al 1811 sotto l'intendente Galdi col nome d'Istituto Cosentino, e ne fu
presidente il barone Mollo, e segretario perpetuo Michele Bombini. Ritornato Ferdinando I, l' Accademia si riapri al 22
febbraio 1818 sotto la primiera denominazione d'Accademia Cosentina. Al 1837, sotto Ferdinando
II, l'Accademia riprese più vigore; e ne fu segretario Luigi Greco, che successe al
Bombini fatto arcivescovo.
S. Demetrio Corone e
Macchia. Seminarii. Clemente XII nel 21 luglio 1731 destinò suo legato alla fondazione del seminario italo-greco in S. Benedetto
Giuseppe Catalano di Paola, dotto gesuita.
Spezzano Albanese.
Grotta. Di Malconsiglio nella contrada Polinara, dove, chiamato 3 volte, il Diavolo risponde.
Cotone. Poco; ma le terre sono idonee.
Lupi. Scendono da monte Pellegrino, passano per Fidulo e si gittano nelle marine.
Bracciante. Di està grana 30, di verno 25, se paesani; se forastieri, da 20 a 25. Pigri, la notte rubano liquerizia, e
perciò non lavorano. E son pochi.
Melloni. Il terreno si dà per granone; il fittuario poi ci mette i melloni. .
Stoviglie. Si pigliano in Terranova, S. Lorenzo e Rogiano.
Patate. Non si conoscono, e 'l riso non si fa più.
Vesti. Non usano zampitte.
Pezzenti. Non ve ne sono.
Religione. In Spezzano la festa principale è il martedì dopo Pasqua: la Madonna delle Grazie. Ogni donna si vende
l'anima, per andare vestita di gallone. La sera falò, e attorno attorno si canta la
scioca. Vi si fa una fiera di pecore, e pignate.
Briachi. E dicono vantandosi: « Ho fatto na pirucca di la Madonna ».
Matrimoni. Gli sposi si dividono il mostacciuolo: l'uomo tira con una mano. la
donna con due
Vaccarizzo. Dopo 4 chilometri da S. Giorgio.
Ingiuria. Scurcia- ciucci di Vaccarizzo, perchè son tutti mulattieri