CENNI SULLA MINIERA DI SALGEMMA IN LUNGRO

di Giovanni Bellavite (parte 2^)

Tavola III

Tavola IV

Tavola V

Tavola VI

Tanto nell'un caso che nell'altro era sempre una forte somma che, in quell'epoca di ristrettezze finanziarie, avrebbe dovuto sostenere lo Stato. È vero che ne avrebbe avuta qualche utilità ma però con danno di alcuni interessi del paese di Lungro, per la inevitabile riduzione del numero degli operai. E fu questo il motivo per cui su proposta del signor ingegnere Bermani allora direttore della salina, anche quest'altro progetto fu messo da parte, perché sotto la sua stessa gestione per la direzione da lui data agli escavi, il più importante dei problemi, cioè quello della ventilazione, era stato risolto, essendosi prodotta l'aerazione mediante correnti le quali andando alle più profonde gallerie non ripiegavano come prima sopra se stesse, ma circolavano ritornando per altre, colle quali prima non vi era comunicazione.

Per l'estrazione poi del minerale si proponeva, in luogo di un nuovo pozzo, di servirsi del pozzo Galli, già scavato, ampliandolo, accomodandolo ed applicandovi un maneggio a cavalli.

Questo progetto, accettabile dal lato economico fu infatti approvato dalla Direzione generale delle gabelle, e nel novembre del 1871 si cominciarono i lavori in economia. Se non che quest'opera fu condotta con troppa lentezza, laddove si sarebbe potuta compiere in due anni: nel 1880 non solo non era piantato il maneggio a cavalli, ma, per le filtrazioni delle acque dolci, e pel nessun provvedimento adottato nell'intento di impedirle la parte stessa della canna del pozzo scavata nel masso ed allargata presentava frane e pericoli tali da esigere un rivestimento in legname per renderla sicura. Il sopracielo dove sbocca il detto pozzo Galli, pure si era reso pericoloso; per tuttociò, più difficile, e dirò quasi impossibile, rendevasi l'attuazione del ripiego col quale intendevasi di supplire all'escavazione di un nuovo pozzo d'estrazione.

Intanto le condizioni della miniera da qualche anno peggiorate esigevano accurati studi e pronti provvedimenti, e per la coltivazione, e pel consolidamento, e pel trasporto dei materiali. Infatti, per aver trovato negli escavi che la ricchezza aumentava colla profondità, come fu già detto, e seguendo le orme precedenti, si pensò senz'altro di circoscrivere il lavoro a ciò che si era scoperto approfondendosi, senza curare di avanzarsi orizzontalmente. Gli effetti che doveano derivarne non tardarono a manifestarsi, e quindi poca solidità, che si svelava colla rapida formazione di scorze pericolose, fenditure nelle colonne e nei cieli dei cantieri inferiori, sollevamento delle pietre bardose di cui sono composte le scale della miniera per le forti pressioni laterali; difficoltà sempre crescente nello sgombero delle gallerie e nel trasporto delle materie, che si faceva a spalla, su scale e piani inclinati, ad una distanza minima di metri 300 e massima di metri 650; difficoltà nell'aerazione, tanto più che introdotto dall'ingegnere Zuntini nel 1871 l'impiego delle mine in alcuni cantieri, e trovatolo conveniente, i gas che si sviluppavano dalla combustione della polvere, aumentavano il fetore dell'aria viziata, e quindi la difficoltà nella sorveglianza, perché il visitare e percorrere la miniera si rendeva ognor più molesto; infine la presenza delle acque che allontanate senza mezzi meccanici, ed in modo insufficiente dai cantieri, dopo breve tempo ricomparivano ed inceppavano il lavoro in quelli più bassi.

In omaggio alla verità però bisogna riconoscere che ciò facendo si seguiva un'ideale, che era quello di ridurre il costo dell'escavo c della scheggiatura giovandosi della ricchezza, che si riteneva crescesse colla profondità, poco importando di aumentare il trasporto, e tale indirizzo non fu senza risultati, poiché si ebbe col fatto nei primi anni dopo il 1870 un ubertoso raccolto a buon mercato, e si poté riconoscere ciò che era ignoto, vale adire, come si accennò in principio, che a metri 220 dall'imboccatura del pozzo Galli sono i limiti del deposito.

Adunque verso il 1880 lo stato di cose creato da quanto precede reclamava una riforma di servizio, tanto più perché aumentata la disposizione ad emigrare, e cominciando a mancare il personale, le gallerie lontane non potevano essere coltivate; l'approfondamento non dava più risultati; l'escavo a mina non permetteva di seguire che determinate direzioni dovendo essere praticato attraverso agli strati e mai in allungamento. In tale stato di cose le scorte erano state diminuite (la produzione non corrispondendo al bisogno) onde fu mandato a visitare la miniera il signor cavaliere Foderà ingegnere capo del distretto delle miniere di Napoli, il quale confermò queste deplorevoli condizioni e fu di contrario avviso per la continuazione dei lavori assai pericolosi del pozzo Galli.
Fu in tali circostanze che nell'aprile 1880 ebbi l'incarico di dirigere i lavori di questa miniera.
Dai primi studi fatti mi convinsi che due cose s'imponevano per evitare la chiusura dello stabilimento; prima l'estensione dell'escavo a mina con gallerie non di traverso ma di allungamento; secondo l'impianto di un ascensore per l'estrazione del minerale, onde ovviare alle continue diserzioni, che avvenivano tra le file dei trasportatori.
L'onorevole direzione generale delle gabelle, cui questi bisogni furono rappresentati, mi ordinava con ministeriale in data 15 gennaio 1881, n. 87946-5488, che si continuassero i lavori nel pozzo Galli per adattarvi un ascensore, anche rivestendolo di tavoloni di quercia sui due lati più corrosi per evitare il pericolo di frane che minacciavano.

Allora prese in esame le sopraccennate condizioni in cui versava la canna del pozzo, e le adiacenze all'imboccatura esterna sulla collina per potervi impiantare la macchina, e visto quanto occorreva per fare entrare i sali in magazzino, e per versare gli sterri nel sottoposto vallone onde scioglierli colle pioggie, mi convinsi maggiormente che il continuare quei lavori era un esporsi a gravi pericoli, a rilevantissima spesa ed alla massima probabilità ad un insuccesso. Per tutti questi motivi si pensò di ricorrere, senz'altro, all'apertura di un nuovo cunicolo verticale.
Autorizzato a fare uno scandaglio per vedere a quale profondità si sarebbe trovato il masso salifero, il 14 marzo 1881 ne fu cominciato l'escavo in piccola sezione rettangolare, ed alla profondità di metri 9.30 fu incontrato.
Accertato in qualche modo con rilievi fatti nell'interno che nell'escavo della canna non sarebbersi incontrate filtrazioni di acque, ed il punto prescelto essendo lontano dai cantieri di lavorazione, e quasi a livello dei magazzini e della strada: in guisa da non doversi temere frane, e neppure emissione di gas nocivi, per essere il punto suddetto più depresso che negli altri due cunicoli,fu compilato un progetto per l'escavazione di un nuovo pozzo circolare del diametro di m. 3 da rivestirsi con muratura nella parte franosa delle terre, e da portarsi a metri 73 di profondità dalla soglia del portone pel primo tronco; a metri 97 pel secondo (Tav. III).

Questo progetto essendo stato trovato razionale ed approvato anche dal Consiglio superiore delle miniere si pose tosto mano al lavoro. Essendosi costruito fin dal settembre del 1880 Un comodo baraccone di legname sul luogo, e piantata una capria ed un argano pel sollevamento delle materie di escavo, si cominciò dapprima coll'ampliare la sezione del piccolo pozzo fatto per l'esperimento, dandogli la forma circolare. Il terreno escavato benché fosse tutto proveniente da scoscendimenti e frane antiche, pure presentò tale consistenza che si potè spingere fino a metri 5 lo sprofondamento, senza procedere a sbadacchiature o puntelli di sorta.
Arrestato l'avanzamento a tale profondità e spianato il suolo fu situato sul fondo un robusto anello di quercia avente il diametro interno di metri 3,00 e l'esterno superiore a metri 4.00, e
su questo si cominciò la muratura di rivestimento costituita da metri 0.26 di mattoni pel paramento interno, e da metri 0.24 di muratura comune per la parte a contatto colla creta.
Dopo aver ultimato questo primo anello di muro si riprese a scavare lasciando sotto l'anello una corona di creta, cioè portando l'escavo a guisa d'imbuto; trovata la stessa qualità di materia non si ebbero che a ripetere le operazioni precedenti; soltanto, salendo colla costruzione in muratura, a tratti si toglieva la corona di creta per poter continuare la fabbrica colla stessa grossezza fin sotto l'anello superiore. Giunti al masso si verificò che per le vicende subite fin da quando era stato allo scoperto, e per la soluzione di continuità che presentava, era prudente rivestirlo, tanto più che la spesa della muratura in fondo consisteva semplicemente nel valore della calce e dei mattoni, il personale essendo quello ordinario della salina, per cui si continuò aumentando la
distanza degli anelli fino a metri 12 non essendovi pericolo, e così tutto il rivestimento risultò di metri 30.
Avvicinandosi coll'escavo a questa profondità si cominciò ad avvertire una certa, benchè tenue, deficienza d'aria, nonchè una grandissima umidità proveniente dalla condensazione vicino alla bocca del pozzo dei vapori, che emanavano dagli operai stessi.

Prevedendo che si sarebbe ripetuto quant'era avvenuto nell'escavo del pozzo Galli, cioè di dover rinnovare artificialmente l'aria, per poter far agire gli operai, e per fruire al più presto di una nuova corrente d'aria nella miniera, si pensò di aprire il traforo Ellena, il quale alla profondità di metri 38 andasse ad incontrare la nuova canna.
La distanza a percorrersi col traforo era di soli metri 18, onde dalla parte interna della miniera si cominciò subito ad escavare, e come il pozzo fu a tale profondità, l'escavo si cominciò da due parti, ed il 6 marzo 1882 avvenne l'incontro. Non solo in seguito a tale fatto sparì l'umidità, ma tale fu la velocità della corrente che i picconieri dovettero lavorare vestiti.

Continuando l'escavo nel masso salifero consistente si posero al lavoro due squadre di picconi eri minatori composte ciascuna di tre uomini ed un capo-squadra, che a mezzogiorno si davano il cambio. Il distacco dei blocchi, dopo averli isolati tutt'intorno col piccone, si faceva a mina, ed in tal modo si poteva ottenere un avanzamento verticale di metri 12 al mese, ed avere un'opera bastantemente perfetta.
A metri 60 dall'imboccatura s'incontrò un'antica galleria riempita di sterri, creta e barde alla rinfusa; benchè le pareti presentassero notevole consistenza, pure si rivestirono di solida muratura; tale fatto già era stato previsto nel progetto.

Coi provvedimenti adottati, il 21 luglio 1882 ad ore 10 1/2 del mattino, il ferro del minatore entrò dal pozzo nella sottostante galleria Magliani, ultimandosi così il primo, più importante e difficile tronco di questo nuovo pozzo.

Il costo di questo primo tronco non solo non superò la spesa prevista nel progetto, ma, come si prevedeva, produsse quintali 1600 di sale, che in gran parte compensarono la spesa.

Il capannone fu convertito in un solido fabbricato e la canna del pozzo munita di guide (Tav. III). Nel fabbricato fu situata una macchina a vapore della forza nominale di dieci cavalli (Tav. IV).

Aprire un pozzo d'estrazione senza contemporaneamente adattare le vie orizzontali di comunicazione sarebbe riuscito di scarso profitto. Perciò, trovati dei ricchi filoni nell'esperimento di Plinio (Tav. Il) che trovasi a livello col fondo del primo tronco del pozzo, si è praticato un traforo da due parti, cioè da Plinio e da Magliani, lungo metri 60, pel quale i tre cantieri di Plinio hanno già comunicazione orizzontale col pozzo mediante ferrovia di piccolo calibro. Altra comunicazione si aprirà nel secondo piano, e ciò per le materie dei nuovi cantieri da aprirsi.

All'esterno, accanto al luogo della macchina, furono costruiti quattro grandi locali (Tav. V) da servire uno per ufficio di spedizione ed è il più stretto, altri due per magazzini e il quarto, attiguo alla macchina, per locale di scheggiatura. Dall'altra parte si costruirono tre ambienti per un opificio di macinazione. Tre locali a parte furono costruiti per l'opificio dei fabbri e falegnami(Tav.V).

Dei locali vecchi si modificò la pianta per metterli in armonia colle variazioni introdotte, c sono in costruzione ancora i locali per uso d'ufficio.

Una ferrovia eguale a quella sotterranea si stacca dall'imboccatura del pozzo, e passando nella parte posteriore dei magazzini entra nell'antico fabbricato per uscire dall'attuale portone; così la sorveglianza è molto facilitata.

Come si scorge dalla Tav. VI, una tettoia ne copre il percorso, e ciò per poter estrarre almeno i sali e le salose anche col tempo piovoso.

I materiali sono elevati con vagoncini, per ora, in numero di 16, della portata: ciascuno di quintali 5; la montata si fa con gabbie guidate (Tav. III) tirate da una fune in acciaio che dalle carruccole grandi portate dal castello va ad avvolgersi sul tamburo dell'ascensore.

L'estrazione giornaliera potrebb'essere di cento tonnellate; si riconobbe bastare invece un lavoro di sei ore sollevando quintali 700, e lavorando per venti giorni al mese soltanto. Una grande economia si risentirà coll'apertura prossima del secondo tronco del pozzo, poichè il personale pel carico e scarico rimanendo lo stesso non si avrà che una tenue spesa maggiore in combustibile pei materiali da elevarsi dai piani inferiori.

Mercè i lavori eseguiti la miniera può aver vita per alcuni altri anni, e se s'incontrano nuovi fasci di sale, come si ritiene, potrà durare ancora moltissimo tempo. Quanto all'importanza, quei lavori ne avrebbero ben poca, se difficoltà d'ogni genere non si fossero incontrate nell'eseguirli per mancanza di mezzi, perchè la salina infatti non aveva nè opificio, nè attrezzi, nè operai adatti. Non senza difficoltà fu pure l'escavo del pozzo, e la vita degli operai fu spesso in pericolo; ma mercè le precauzioni prese e la scelta del personale nei lavori di escavo, di rivestimento e di abbigliamento del pozzo, non si ebbe a deplorare alcun benchè minimo infortunio.

Dell'escavo, della produzione e del costo.

 Per dare un'idea dell'escavo delle materie in relazione col prodotto e col costo, qui annessi trovansi i risultati del dodicennio 1871-1882.

 

Conviene avvertire però che nel 1882, essendo avvenuto l'aumento delle mercedi agli operai, il costo non sarebbe stato di lire 3. 12, ma bensì di lire 2. 82, ad onta dei lavori fatti ad economia in estate.

In qualche anno, come nel 1874, si trova una grande differenza nel prodotto; ma è da notarsi in proposito che migliorata la aerazione della miniera, si sono potuti rivisitare gli sterri dei cantieri antichi, poichè la cernita del materiale si era fatta in modo sommario, pel poco riflesso che mandavano prima i lumi; ed anzi grosse pietre di sale puro non sarebbe raro ancora rinvenire in alcuni di quei cantieri, se convenisse, senza comprometterne la solidità, riescavarli; onde molto sale che figura prodotto di escavo, non è che prodotto di raccoglitura di schegge.

Inoltre le mine fino a tre anni a dietro non erano generalizzate, ed in alcuni punti si facevano con operai senza misura d'escavo, e proprio in quei luoghi che offrivano qualche poco di sale ancora, ma che però si dovevano abbandonare.

Per tali motivi è da ritenersi che il per cento effettivo di rendimento non abbia mai ecceduto il 35.

Comunemente si crede che prima, quando cioè il distacco dei blocchi si faceva con mazze di circa 20 chilogrammi che battevano su grossi cunei, il rendimento fosse maggiore, l' impiego attuale della polvere essendo causa di molto sminuzzamento della materia e quindi di perdita.

Riflettendo per altro che colla polvere si possono abbattere lei massi isolati ai quattro lati del peso anche di 160 tonnellate, mentre col piccone, col puntatore e colle mazze non si potevano abbattere blocchi isolati oltre alle 20 tonnellate, si riconosce facilmente che la perdita in detriti è compensata dalla minore quantità di sterro che si ha col minor numero di tagli necessari ad isolare un grande masso in luogo di tanti piccoli.

L'escavo col piccone dava alla miniera, è vero, un'aspetto fantastico e pittoresco; e meritava infatti che si vedessero quei picconieri al sommo di gallerie alte fino 20 metri, ignudi, che nella semioscurità e nel movimento del loro lavoro somigliavano a tanti martiri; ma l'escavo a quel modo era assai pericoloso; la formazione dei palchi per l'aggiungere quelle altezze richiedeva molta accuratezza ed una cert'arte, e lo sgombero dei palchi stessi dai detriti prodotti col piccone alla sommità era abbastanza difficile, e pieno poi d'inconvenienti per gli operai sottostanti. Il costo del metro cubo di materia scavata era di lire 8; mentre a mina è soltanto di lire 5.

In questi ultimi tempi per la necessità di esplorare nuove regioni e di aprire nuove comunicazioni, s'introdusse l'escavo di piccole gallerie orizzontali della sezione di metri 2 x 2.50. Le materie che vi si escavano sono portate via da un operaio fisso mediante carriole a mano; l'avanzamento che si può ottenere in venticinque giorni di lavoro, calcolando sei ore di lavoro utile per giornata, è in media di metri 3.50; nell'escavo in senso verticale, se il minerale si presta, si può giungere fino a sei metri.

Se queste piccole gallerie orizzontali sono di ricerca, allora si spingono attraverso ai fasci del giacimento, e dopo averli incontrati ed attraversati se ne abbassa convenientemente il suolo per avere una fronte di escavo almeno di metri 6 di altezza, e si apre in allungamento la nuova galleria dandole una larghezza anche di metri 18, poichè, per quanto fu detto, e per quello che insegna la pratica di tali escavazioni nel salgemma, il maggior tornaconto si ha coltivando gallerie a grandi superficie, sempre bene inteso che la ricchezza degli strati presenti la convenienza di farlo, e la solidità sia guarentita.

Prima dell'uso della polvere l'escavo in allungamento non si otteneva, come si disse altrove, che per grandi gallerie di traverso, la cui apertura non richiedeva meno di sei mesi di lavoro continuo con pochissimo profitto, e pei picconieri, e per l' Amministrazione. Questa è anche la causa per cui dopo qualche metro non si procedeva più nelle ricerche, e si abbandonava il progetto.

Ora vi sono gallerie orizzontali spinte già fino a metri 40; un certo limite però non si può oltrepassare rendendosi difficile la respirazione, al che si rimedia o coll'aprire comunicazioni con altri vuoti già esistenti, quando è possibile, o col praticare gallerie pure d'avanzamento che abbiano una direzione parallela.

Mercè tutti i miglioramenti suddetti e le novità introdotte nell'esercizio basta seguire l'attuale indirizzo dato ai lavori, e potendo, migliorarlo, per essere certi di ottenere buoni risultati.

Col progresso delle applicazioni dell'elettricità potrà venire forse un tempo in cui si trovi conveniente applicare l'elettrolisi all'estrazione della soda caustica dagli sterri che si distruggono nelle acque del torrentello.

Intanto, come si scorge da1la tavola V, si è pensato per un opificio di macinazione di questo sale che, stipato in pani come quello di Volterra, potrà essere preferito a qualunque altro sale raffinato, e si spera fra non molto, coll'approvazione del Ministero, di poter cominciarne la preparazione.

Questo è quanto ho trovato di poter dire sulla miniera di Lungro; chiudendo ora questa memoria esprimo il voto che le opere fatte sia all'interno che all'esterno della medesima per migliorarla, e che mi costarono non lievi sagrifici e fatiche, possano servire, con vantaggio dell'erario, ad assicurare per l'avvenire a questi buoni lungresi il lavoro ed il sostentamento, ed ai calabresi tutti, il consumo del loro sale preferito.