Giuseppe Carlo Siciliano
GLI INTELLETTUALI ALBANESI NELLA CALABRIA RISORGIMENTALE
( Da Gli intellettuali arbëreshë e la rivista "Il Calabrese" - Cosenza 1993)
Parte 2^
2.4 Il ruolo storico-letterario della " Rilindja Arbëreshe" .
Il movimento politico-letterario, fortemente voluto e promosso dai maggiori esponenti della cultura italo-albanese, passato alla storia come "Rilindja Arbëreshe", prende il via con il movimento politico italiano, il quale, volendo risolvere la grave situazione politica ed economica in cui versava tutto il meridione d'Italia nell'Ottocento, aveva tentato a più riprese di attuarvi una lotta popolare a favore della democrazia e dell'Unità nazionale e dell'abbattimento dello anacronistico potere assolutistico perpetrato dai Borboni.
La vasta diffusione delle nuove idee sociali produsse un grande fermento politico sfociato (allorquando la delusione per la mancata vittoria dopo i fatti del 1848, ed il palese tradimento di re Ferdinando II, il quale aveva, in un primo momento riconosciuto la costituzione democratica ed indetto libere elezioni parlamentari, e che, di lì a pochi giorni, aveva ritirato il tutto, in una attenzione su ciò che avveniva sull'altra sponda dell'Adriatico. Il movimento della "Rilindja", quindi, non nasce nella madrepatria, ma fa capo, in un primo momento, ai gruppi intellettuali che sono espressione delle grandi comunità albanesi della diaspora, e cioè alle colonie d'Italia, di Istambul, di Bukarest, del Cairo e di Sofia.
Lo stesso Girolamo De Rada, guida spirituale del movimento, dopo le tristi vicende napoletane, rifugiatosi nella natia Macchia Albanese, prese a tracciare le linee per un movimento politico pan-Albanese. "Precursore di questo movimento, che aveva come finalità, con la conservazione della lingua, la costituzione di un alfabeto unico e la reciproca conoscenza tra i vari centri della diaspora, anche l'indipendenza dell'Albania, deve essere considerato Girolamo De Rada, il quale lanciò, per primo, il grido di riscossa e contribuì -come dice il Petrotta -a far conoscere il problema albanese in Europa iniziando a dimostrare che l'Albania era una nazione che aveva una sua lingua, una sua tradizione, e che poteva quindi, aspirare alla libertà e all'indipendenza". (4)
Tale movimento, prendendo spunto dalla situazione politica in cui versava l'ormai agonizzante impero ottomano, e percependo pienamente quelle che erano le mire delle grandi potenze europee, si prefiggeva il compito di portare la discussione de1le diplomazie europee sul diritto inalienabile del riconoscimento della Nazione Albanese.
La sua voce trovò vasta eco nei maggiori circoli democratici nazionali e stranieri, ed alla sua causa aderirono le migliori intelligenze, come la contessa austriaca Knorr, e la principessa di origine albanese Dora D'Istria. In un breve arco di tempo, la produzione letteraria italo-albanese pose conseguentemente alla attenzione dell'opinione pubblica anche il problema albanese. Niccolò Tommaseo scriveva al De Rada quando venne pubblicato lo "Skanderbeku i pa-fan": "ringrazia Dio che Le ha dato il potere di consacrare a nobile intento gran parte di sua vita... Non è poco quanto Ella fà per dare a conoscere la Nazione Albanese". (5)
Il poeta Lamartine scriveva allo stesso De Rada: "La poesia venne dalle vostre rive e là deve ritornare. lo non ho fatto altro che presagirlo e fare i miei voti per la libertà e la resurrezione dell'Albania".
Ed a questi si aggiungeva anche il Mistral, il quale, in una lettera diretta al De Rada, affermava la bellezza dei versi dell'opera del Vate arbëresh, riconoscendo ad essi la grande espressione della cultura albanese.
Gerolamo De Rada ebbe anche modo di svolgere la sua attività all'interno del Collegio Italo-Greco San Adriano di San Demetrio Corone dove (grazie anche allo studio dei classici latini e greci e alla profonda conoscenza delle nuove tendenze letterarie europee, specialmente quelle legate agli .'Enciclopedisti" francesi, a cui erano stati avviati i collegiali, trovò numerosi adepti alla sua causa, divenendo punto di riferimento non solo per l'etnia, ma per tutto il meridione italiano.
Da ciò scaturì un nuovo impulso culturale, che portò, ben presto, allo sviluppo della letteratura italo-albanese che fece assurgere ad importanza universale l'intero mondo culturale albanese, tanto che molte università europee ed alcuni noti glottologi cominciarono ad interessarsi della lingua albanese. Basta ricordare, tra gli altri, Gustav Meyer, il quale cosi scriveva sulla "Nuova Antologia": "..Se do il primo posto all'attività letteraria degli Albanesi d'Italia lo faccio perché appunto colà regna da diverso tempo una animata vita intellettuale, la quale tra noi è interamente sconosciuta."
L'ampio riconoscimento internazionale dell'alto valore espressivo della letteratura albanese, non ha fatto passare in secondo ordine il grande merito rivoluzionario e progressi sta che all'interno della comunità italo-albanese andava sempre più sviluppandosi. Giustamente il Ferrari sottolineava che "...non si può passare sotto silenzio il grandioso contributo dato alla Causa (il Risorgimento italiano n.d.r.) da questi Albanesi della Calabria, tra i quali moltissimi i "Papades" i Sacerdoti greci, e tutti, indistintamente, sacerdoti e laici, alunni dei grandi Vescovi greci Bugliari e Bellusci, educati nel Pontificio Istituto di S. Demetrio Corone. I nomi dei Baffa, dei Mauro, degli Scura, dei Damis, degli Stratigò, dei Bellizzi, dei Bellusci, dei Dorsa, dei Placco, dei Basile, dei Camodeca e di tanti e tanti altri, sono nomi illustri e cari alla Patria e a tutti gli Albanesi." (6)
Il movimento andò sempre più perdendo l'improvvisazione e lo spontaneismo, concentrandosi e sviluppandosi su momenti essenziali, strettamente legati l'uno all'altro, tanto da diventare una delle principali peculiarità del risveglio etnico e culturale degli albanesi d'Italia, i quali, con la loro opera, seppero fungere da polo catalizzatore (sia in Italia che nella stessa Albania, dove iniziò un grande fermento nazionalistico sostenuto in merito alla "Questione Albanese". Questi due momenti possiamo facilmente individuarli nel risveglio culturale etnico e nell'uso dei valori etnici come elemento politico, sia per la causa della democratizzazione italiana, che per il riconoscimento della Nazione Albanese.
"Il recupero del passato significò per gli intellettuali albanesi riallacciarsi a due importanti motivi che corrispondono a due fasi -l'una più remota e mitologica, l'altra più recente e storica -della storia del proprio popolo:
1) il mito pelasgico, cioè la tesi della presunta origine pelasgica del popolo albanese -avanzata per prima da Nicola Chetta -che, anche se si dimostrò poi scientificamente non valida, ebbe tuttavia una vasta eco nella cultura e nel pensiero romantico albanese;
2) il motivo scanderbeghiano, cioè della figura e della epoca dell'eroe nazionale albanese, Giorgio Castriota Scanderbeg, e, in senso lato, dell'Albania del XV secolo." (7)
2.5 Il movimento culturale, politico e letterario arbëreshe.
Il De Rada, con il suo ruolo di guida carismatica allo in- terno dell'azione politica e letteraria, seppe dare una notevole consistenza teorica alla presenza culturale albanese in Italia, specialmente attraverso la riscoperta della letteratura popolare orale, elemento peculiare della cultura arbëreshe, ma di grande valore etnografico, che ispirò grandi opere colte non solo al De Rada stesso, ma un pò a tutti gli intellettuali arbëreshe.
Nella seconda metà dell'800, si venne a creare un vasto movimento letterario, il quale, utilizzando i canoni artistici propri della cultura albanese ed adattandoli alle nuove tendenze letterarie nazionali ed europee (guardando con grande interesse all'evoluzione delle tematiche romantiche), seppe trarre da essa nuovi elementi espressivi, tanto da divenire una vera e propria scuola. Questa, pur se la si fa rientrare nel filone letterario del "romanticismo calabrese", si distingue dal manierismo partenopeo grazie ai motivi epici ed all'uso del fantastico, generi molto diffusi nella creazione artistica popolare.
La corrente "romantica arbëreshe" ha saputo trarre dalle tematiche "universali" gli elementi artistici e rivoluzionari, che hanno portato la letteratura italo-albanese ad essere stimata come una delle forme più pure e reali della filosofia romantica. La corrente della "Scuola Romantica Naturale Calabrese" sviluppatasi in Calabria grazie al ruolo creativo e divulgativo svolto dal Collegio San Adriano, si è andata fortemente caratterizzando come corrente letteraria di avanguardia, che riuscì a mettere una notevole schiera di giovani di fronte alle idee più moderne d'Europa. "Intanto, mentre in Napoli si preparava una scuola, che dirò d'imitazione romantica, c'era in Calabria una schiera di bravi giovani che sentivano tutte quelle impressioni, ma in modo vergine e più acconcio alle loro immaginazioni, con più naturalezza. Benché venuto da fuori, chiameremo questo Romanticismo naturale, opposto a quello convenzionale di Napoli". (8)
Un ruolo analogo è stato, certamente, svolto dal Seminario Italo-Greco di Palermo.
"La presenza in Calabria e in Sicilia di queste due importanti istituzioni quali furono il Collegio Corsini -San Adriano e il Seminario greco-albanese di Palermo, garantì alle comunità albanesi di queste due regioni una proficua e stimolante circolazione di opere e di idee e una cospicua eredità culturale, che ci permette anche di capire il rilevante e qualificato apporto dato, tra il XVIII e il XIX secolo, dagli intellettuali italo-albanesi all'approfondimento della specificità etnica, religiosa linguistica e culturale della propria nazione." (9)
Le varie letture critiche hanno di volta in volta riconosciuto in essa elementi byroniani o foscoliani, ma resta il fatto, come è stato messo bene in evidenza da Francesco De Sanctis nella sua "Istoria della letteratura italiana" , che questa creazione ha dei motivi propri, che trovano la loro matrice di ispirazione nei motivi balcanici e nella grande voglia di rivedere rinascere la propria nazione.
Un valido supporto alla diffusione delle opere fu, certamente, l'uso della novellistica e della saggistica che trovarono ampio spazio sia negli organi di stampa curati da alcuni autori (come il De Rada, l'Argondizza, il Lorecchio, ecc., i quali, oltre a pubblicarvi i propri studi, spesso promuovevano la produzione artistica di altri autori), che su organi di stampa di carattere nazionale e locale. sia l'argomento prettamente culturale, che quello di natura politica, hanno trovato notevole spazio sui maggiori quotidiani nazionali, nonché sulla stampa internazionale.
L'aspetto, comunque, più importante (anche se di respiro più ristretto a cultori specializzati), è quello che si è avuto al- l'interno della stessa etnia. Infatti, la seconda metà del XIX secolo è stato caratterizzato da una sostenuta proliferazione di testate, di fogli giornalistici e di riviste periodiche, che, anche se quasi tutti di vita molto breve, hanno espresso ampiamente i valori del movimento.
E proprio sull'onda emotiva creatosi attorno al movimento, videro la luce le riviste "Arberi i Ri" , "Archivio Albanese" , "Ylli i shqiptarevet" , "Nuova Albania" , "Albania Letteraria" , "La Nazione Albanese" , "La Gazzetta Albanese" , "Laimtari i Shcy- penies". Un ruolo guida ebbero senz'altro "L'Albanese d'Italia", fondato a Napoli dal De Rada nel 1848, che pubblicò in seguito il più famoso "Fjamuri i Arbrit"; "Illi i arbëreshvet" dell'Argondizza, "La Nazione Albanese" del Lorecchio e "L'Albania" del Buono. A fianco a questi va sottolineato l'importantissimo ruolo svolto dalla rivista "L'Omnibus" diretto dall'avvocato Vincenzo Torelli, il quale, attraverso questa testata, riuscì ad amalgamare i giovani studenti italo-albanesi che si recavano a Napoli per compiervi gli studi universitari, e che divenne una fucina valida per la diffusione delle idee politiche ed etniche.
Un ruolo a sè fu svolto dal quindicinale cosentino ''Il Calabrese", il quale si avvalse delle più importanti espressioni culturali regionali e che ebbe, tra le sue firme, le maggiori figure della cultura albanese.
2.6 Cultura etnica e moti risorgimentali: il ruolo del collegio Italo-Greco San Adriano.
"Non vi fu avvenimento politico di rilievo, in Calabria, ad iniziare dal tentativo di insurrezione del 1837, in cui il Collegio non venisse, direttamente o indirettamente, coinvolto. E del resto, non avrebbe potuto essere diversamente dal momento che ispiratori ed organizzatori di quei moti erano ex-alunni di S. Adriano che, anche dopo la conclusione degli studi, mantenevano contatti e legami di amicizia con i docenti. Ma anche l'ambiente esterno alla Scuola vi faceva pervenire segnali ed impulsi, diretti non certamente al mantenimento della situazione politica esistente." (10)
Il ruolo avuto dal Collegio Italo-Greco San Adriano è stato, senza dubbio, di grande importanza per tutto il movimento culturale italo-albanese, (con la riscoperta delle proprie radici culturali, e la divulgazione di una cultura nuova, il romanticismo, che bene collimava con i geni e le aspirazioni della cultura albanese) e, maggiormente, per tutto il movimento politico del risorgimento nazionale.
Fucina di fervide menti e di grandi intellettuali, fu uno dei pochi sacrari politici che, al di là delle divisioni ideologiche e dei corporativismi (molto diffusi nel resto del movimento risorgimentale nazionale), seppe amalgamare la migliore gioventù italo-albanese e calabrese attorno agli ideali di libertà e democrazia.
"Un centro di particolare vivacità "radicale" per tutto l'800 ..., già noto per i trascorsi "giacobini" del 1799 e le vicende del periodo francese, ma ora posto di raccolta di patrioti e uomini di cultura italo-albanesi tra cui appunto il Mauro e gli altri della "Scuola" , e ancora i Mosciaro, Achille Frascini e Demetrio Strigari, Girolamo De Rada. ...In questa stessa ,scuola si educano ancora Battista Falcone e Agesilao Milano, che saranno implicati come protagonisti nelle vicende successive del Risorgi- mento meridionale. Il Collegio per tutta la metà del secolo rimane la sede più attiva della lotta antiborbonica nel Mezzogiorno. Ma al di là di questo, pure essenziale, riferimento, su cui ha scritto alcune pagine molto precise Gaetano Cingari, non troviamo in Calabria una presenza culturale di rilievo a ridosso dei moti risorgimentali." (11)
Il rilievo mosso dal Cingari e ripreso dal Guarasci, mette in evidenza la situazione culturale in cui versava la Calabria dell'epoca, accentuando maggiormente l'importanza politica e culturale del San Adriano. Infatti, pur essendo presenti in Calabria numerosi centri di studio e collegi (simili solo nell'organizzazione economica a quello Italo-Greco), la società calabrese vive in uno stato di grave prostrazione culturale. Questi centri di studio erano rigorosamente organizzati per la formazione del nuovo clero e, essendo quello calabrese un clero fortemente conservatore, venivano bandite tutte le idee riformatrici e 1e tendenze al "modernismo romantico" .
4) Altimari, Francesco -Il movimento culturale della "Rilindja" e il Collegio di S. Adriano nella prima metà del secolo XIX. in "Studi sulla letteratura albanese della "Rilindja", I, pag. 82.
5) Laviola, Giovanni -Società Comitati e congressi italo-albanesi dal 1895 al 1904, pag. 10.
6) Ferrari, Giuseppe -Rapsodia e scene di vita degli Albanesi di Calabria, pagg. 7/8.
7) Altimari, Francesco -Mito e folclore nell'opera di Crispi Glaviano, in "Studi sulla letteratura albanese della "Rilindja" , I, pag. 72. ': ~
8) De Santis, Francesco -La letteratura italiana nel secolo XIX. VoI. II. -La Scuola Liberale e la Scuola Democra tic -a c. di F.Catalano, ed. Laterza Bari 1953, -I pagg. 72 e successive.
cfr. Gualtieri, Vittorio G. -Sul romanticismo calabrese In margine alle lezioni V- VIII di F. De Sanctis su "La Letteratura italiana nel secolo XIX", Casa Editr. Cav. Uff. Giov. Giolitti e F., Campobasso, 1919.
9) Altimari, Francesco -Il movimento culturale della "Rilindja" e il Collegio San Adriano nella prima metà del secolo XIX, in "Studi sulla letteratura albanese della Rilindja", I, pag. 83
10) cassiano, Domenico -La cultura minoritaria arbëreshe in Calabria, ed. Brenner 1981, pag. 86
11) Guarasci, Antonio -La Calabria nell'età della restaurazione. in Sviluppo, Anno I, N. 11974, pag. 34