Skanderbeg, il Sole di Kruj�

 

E� un dramma storico scritto da Francesco Cosco e che racconta anche il periodo in cui l�eroe albanese in Puglia, sconfiggendo gli Angioini, salv� il trono di Ferdinando d�Aragona.

 

di Alfredo Frega

 

Una nuova pubblicazione viene ad aggiungersi alle centinaia che dagli inizi del 500, con l�opera del Barlezio, sono state dedicate a Giorgio Castriota Skanderbeg, condottiero ed eroe leggendario albanese vissuto nella prima met� XV secolo che attirato l�attenzione di tutti gli stati dell�Europa occidentale e dell�Oriente. Skanderbeg, principe dell�Albania feudale, preso in ostaggio dopo l�occupazione turca del feudo di famiglia, cresciuto nella corte ottomana fu il pi� grande nemico della Mezzaluna. Per pi� di un quarto di secolo imped� alle orde turche dei sultani Murat II, prima  e Maometto II, poi, di invadere l�Albania, salvaguardando in tal modo la minacciata invasione della Repubblica di Venezia e dello Stato pontificio.

La pubblicazione, ancora fresca di stampa, ha per titolo �Skanderbeg, il Sole di Kruj��,  autore � il prof. Francesco Cosco, noto studioso di Petilia Policastro in Calabria, ed. digitali di Salerno. E� un dramma storico che ripercorre attraverso 25 capitoli l�epopea skanderbecchiana che, per i motivi sopra esposti, ha visto quella piccola nazione d�oltre Adriatico un autentico baluardo di difesa della libert�, soprattutto cristiana, di tanti popoli e nazioni.

Nella nota introduttiva, l�autore osserva che nel realizzare il presente dramma ha cercato di tener conto, in quanto a stile di romanzo storico, della essenzialit� dei concetti, della chiarezza nella descrizione delle azioni, della aderenza, in linea generale, alla Storia. Ha passato al setaccio, innanzi tutto, una vastit� di notizie sulla vita dello Skanderbeg,  sottolineando che �mi sono attivato di recepire fino in fondo dalla critica del XX secolo la sua personalit�, di sfrondarne un apparato leggendario soprattutto col metodo del confronto tra le diverse fonti�. Il lavoro che ne � venuto fuori � un �romanzo-dramma�, in parte rappresentativo, che sintetizza quello che � stato l�epopea del personaggio pi� grande dell�Albania, oggi ancora ricordato nelle tradizioni popolari degli Arb�resh�, quale motivo di orgoglio spirituale e culturale conservato nei cinque secoli di permanenza in Italia.

Non solo, ma l�eroe albanese � tuttora ricordato anche in alcune zone della Puglia, in particolare il Salento, dove il Castriota aveva ottenuto in propriet� alcuni feudi da Ferdinando d�Aragona, quale riconoscimento per avergli salvato il suo regno messo in pericolo dai francesi d�Angi� e da alcuni principi ribelli del luogo.

Molto significativo, nel dramma storico, � il dialogo tra il re Ferdinando ed il principe Scanderbeg.

Sono felice � dice il condottiero albanese � che il nostro re si ricorda dei servigi dovuti dal popolo albanese al suo popolo, per la grande amicizia che ci lega, per gli aiuti ottenuti da Alfonso, per la gente che oltrepassa il braccio di mare ed � accolta in terra di Puglia e di Calabria�. Intanto si avvicinava l�attacco dei francesi nei pressi di Orsara di Puglia. Informato da re Ferrante, Skanderbeg dopo aver ottenuto una breve tregua con il turco, sbarca con i suoi soldati su un tratto di costa pugliese. Il re lo accolse con le sue truppe: �Mio buon amico, le vele dei legni albanesi mi hanno annunziato che non ti sei dimenticato di Ferrante. Sei il benvenuto tra noi e se la vittoria arrider� ai nostri colori per i tuoi concittadini profughi dalle terre occupate dall�Islam vi saranno nuovi borghi pronti ad accoglierli�.

L�albanese, popolo fiero e guerriero ma molto attaccato alla fede cristiana, prefer�, come la storia ci insegna, abbandonare la propria madre terra per non sottostare alla tirannide musulmana.

Dopo aver scacciato i nemici degli Aragonesi, re Ferrante si compliment� con il condottiero albanese, ringraziandolo e dicendogli: �Ho per te in serbo una sorpresa ma in questa leggi chiaro la volont� del nostro Papa: tutta l�artiglieria pesante, di cui � dotato il mio esercito impegnato in questa battaglia d�armi ed in pi� quella presa al nemico, sar� caricato sulle tue navi. Ma ricordati, il braccio di mare che ci divide � una molecola se gli uomini delle due sponde hanno riscoperto il sentimento di una antica amicizia. Io ti concedo, come gi� stabilito, i due feudi di Monte Sant�Angelo e San Giovanni Rotondo e della loro amministrazione ne risponderai a me direttamente�.

Il monarca della famiglia spagnola d�Aragona, aggiunse: �Per nuovi esodi decreto che nuovi centri possano essere edificati in quella meravigliosa piana che chiamiamo Salento. Stabilisco inoltre che in tuo onore, � questo � un proclama ufficiale, che tutti i centri abitati da albanesi, nel mio regno godano di autonomia e non siano mai assoggettati al dominio di principi, duchi e marchesi. Siano poi rispettati la loro lingua, i loro costumi e le loro tradizioni�.

Intanto, cinquecento anni dopo, a seguito della caduta della dittatura comunista di Henver Hoxha, le coste della Puglia salentina accolsero nuovamente centinaia di migliaia di profughi provenienti dalla Terra delle Aquile. Ma la storia � diversa.

Recensione pubblicata su �uromediterraneo News di Lecce