Tradizioni popolari della gente arb�reshe del Pollino
La zampogna tra Basilicata e Calabria
di Alfredo Frega
La tradizione della zampogna oggi continua con Teodosio Cal�, ma anche lui ha dovuto lasciare di recente Lungro per raggiungere la sua famiglia in Sicilia a causa di una malattia, con Orione D�Aquila, costruttore e suonatore molto bravo, con Franco Matrangolo �Xuni�, con il farmacista Angelo Stratig� che suona quanto pu�, e con il giovane Angelo Mercurio Forte, che studia da tenore al Conservatorio e che si diletta spesso con la sua surdolina |
Nei piccoli centri calabro-lucani, nei monti del Parco del Pollino, tra la primavera e l�autunno vi � sempre tempo per sagre, feste popolari e religiose: tradizioni che si ripetono e altre che s�inventano. Nei paesi in festa arrivano gli emigranti, come ogni anno e ci� accade anche nei luoghi dove si sono insediate, dalla seconda met� del XV secolo, le comunit� arb�reshe (italo-albanesi), e dove continuano a sopravvivere lingua, costumi e tradizioni originarie. In queste occasioni si possono ancora ascoltare gli strumenti arcaici ad �ancia� (prendono nome dalla sottile imboccatura degli strumenti a fiato) le famose zampogne, dal suono melodioso, un invito al canto e al ballo.
Abbiamo fatto un breve excursus su ci� che due studiosi di musica etnica hanno scritto in proposito.
Nicola Scaldaferri � un arb�resh lucano, nativo di San Costantino Albanese, in provincia di Potenza.
Studi musicali al conservatorio di Parma e quelli etnomusicologi all�Universit� di Bologna, collaboratore dell�Archivio demo-antropologico dell�Universit� della Basilicata, docente di antropologia. Il frutto dei suoi studi � racchiuso nel prezioso volume �Musica arb�reshe in Basilicata�, edito da Adriatica Editrice Salentina, Lecce 1994. Il libro � accompagnato da una cassetta audio dove � stato condensato il meglio delle registrazioni effettuate sul campo da Diego Carpitella ed Ernesto De Martino nel 1954 e di quelli conservati dall�Archivio dell�ateneo della Basilicata. L�Autore fa una precisa descrizione degli strumenti popolari in uso a San Costantino Albanese. Cita la zampogna nei due tipi, quella a chiave (in albanese karramunxa) e la surdulina (surdullina). Seguono la ciaramella (trumbeta Vixhans) che si suona accompagnata dalla zampogna a chiave, il flauto di canna (fishketi), il fischietto di canna (rrishinjolli), il tamburo a frizione (kupi kupi) e la traccola (troka), il cui suono sostituisce quello della campana durante la Settimana Santa.
Lo studioso evidenzia che la musica prodotta dal suono della zampogna � adattata alla danza e all�accompagnamento del canto, come avviene del resto nella pi� vasta area del Mediterraneo dove le varie specie di tali strumenti fanno parte della tradizione musicale popolare. Nell�area arb�reshe, in particolare, la zampogna costituisce elemento indispensabile (assieme all�organetto) per il canto dei vjeshi (stornelli improvvisati).
Restando nell�area del Parco del Pollino, versante calabro e pi� in particolare a Lungro, uno dei centri albanofoni pi� importanti perch� sede dell�Eparchia (Diocesi) per i fedeli di rito cattolico-bizantino dell�Italia continentale, la zampogna dominnte � la �surdulina�. E� stata studiata attentamente dall�etnomusicologa Roberta Tucci, la quale ha condotto una ricerca iniziatasi nel 1977 e proseguita assieme ad Antonello Ricci. La Tucci ha pubblicato, tra l�altro, anche una esauriente relazione sulle sue ricerche e sui suoi studi, apparsa sulla rivista �Quaderni del Dipartimento di Linguistica� (Albanistica 2, n. 14, 1997) dell�Universit� della Calabria. Per quanti vogliono approfondire l�argomento segnaliamo l�altra opera della stessa Tucci, �La ricerca etnomusicologica in Calabria�, dove elenca le raccolte degli archivi pubblici nazionali (Edizioni A.M.A. Calabria, Lamezia Terme 1998) e le ultime due pubblicazioni curate assieme al suo compagno Antonello Ricci, etnografo, �La capra che suona. Immagini e suoni della musica popolare in Calabria� e �Musica arb�reshe in Calabria: Le registrazioni di Diego Carpitella ed Ernesto de Martino, entrambe delle edizioni Squi[libri] di Roma.
La studiosa tiene a precisare che nella albanese Lungro due strumenti si evidenziano sugli altri: la zampogna (detta in arb�risht, la parlata albanese, karramunxa, una derivazione della cornamusa) e l�organetto diatonico (arganeta). La zampogna del tipo definito dagli etnoorganologi �surdulina�, � diffusa a Lungro e nei paesi vicini di Acquaformosa e San Basile, e naturalmente anche in altri paesi italofoni. Le caratteristiche della surdulina sono le sue ridotte dimensioni e le quattro canne corte, di cui due melodiche e due di bordone. L�otre � una sacca di pelle di capretto, a pelo interno. Ciascuna parte dello strumento ha il suo nome rigorosamente in albanese. Qualche esempio: canna melodica destra ajo me pese, quella di sinistra ajo me katir, bordone maggiore bufi, ancia kanu�e, otre rr�shiqi che sarebbe l�otre. A Lungro era molto diffusa fino agli anni �60, poi un po� meno, a causa della pesante emigrazione che si � avuta in quel periodo. Mentre la zampogna tendeva verso un uso molto limitato, al contrario a Lungro dagli anni �70 in poi prendeva il sopravvento un altro strumento alternativo l�organetto, diffuso soprattutto tra i ragazzi e giovani del centro. Negli ultimi decenni lo studio degli strumenti musicali popolari (o meglio dell�etno-organologia) ha suscitato molto interesse, non solo in Italia. In particolare, lo studio della zampogna e della sua diffusione anche nel nostro Paese, nel corso dei secoli, ha dimostrato che allo stato questo strumento � presente in zone ben definite. Come ormai ridotto � il numero dei suonatori e di coloro che le costruiscono. A Lungro vi � ancora qualche persona che riesce a costruirla. Quei pochi che l�hanno e la sanno suonare si fanno vedere nel periodo di Carnevale, nelle feste di famiglia, nelle feste religiose e di societ� ed in altre occasioni conviviali.
La causa principale � dovuta alla crisi agro-pastorale e al notevole calo demografico dei piccoli centri. Questo stato di cose ha contribuito al rimpiazzo della zampogna con l�organetto, uno strumento prodotto su scala industriale.
Qualche tentativo d�introduzione della zampogna surdulina nelle composizioni musicali lo hanno fatto due noti artisti italiani: Eugenio Bennato ed Antonello Ricci. Compositori ed esecutori essi stessi di musica mediterranea, hanno rivalutato questo strumento musicale, che ora piace ai cultori di questo genere e ai giovani. Antonello Ricci, dell�Universit� �La Sapienza� di Roma � autore, assieme alla moglie Roberta Tucci, di un libro che porta un titolo curioso �La capra che suona�, editrice Squilibri, Roma, 2001, dove si legge che �nei canti accompagnati � da sottolineare lo stretto rapporto che si instaura tra la voce e lo strumento, da cui discendono differenze stilistiche pi� o meno accentuate. Uno dei casi di maggiore simbiosi tra la voce e lo strumento musicale � dato dal canto alla zampogna�.Il canto sembra scaturire dall�otre dello strumento, dal ventre della capra che suona�.
Cosa si propone per salvare questo strumento musicale popolare e naturalmente anche gli altri? Manca nei territori interessati, sia in quello lucano e sia in quello calabrese del Parco del Pollino, una politica progettuale che pu� salvaguardare la musica e gli strumenti tradizionali, e il vasto repertorio di canti in lingua albanese e di quelle poche danze albanesi superstiti. Un istituto per la difesa e la valorizzazione di questo importante settore culturale potrebbe nascere in entrambi i territori. La legge quadro nazionale di tutela delle minoranze linguistiche storiche, approvata nel 1999, potrebbe essere uno stimolo, ma spetta alla gente albanofona e soltanto a questa sapere gestire l�autotutela. Mancano i progetti, purtroppo, e questa volta, vedi caso, i finanziamenti ci sono. In Calabria � in vigore anche una legge regionale per le minoranze linguistiche esistenti e che prevede anche l�istituzione di un istituto di etnomusicologia. Ma chi ci crede se ancora i tre istituti regionali di cultura delle minoranze linguistiche (S. Demetrio C., Bova e Guadia Piemontesi) non sono ancora operanti.
Pubblicato su Katundi Yn�