EPPUR SI MUOVE!
L'erosione del suolo: problema grave di Lungro
di Rosa Prioli
Il problema dell'erosione del suolo � diventato in questi ultimi anni di dominio pubblico per le conseguenze vistose che ha provocato sul territorio, con perdita di vite umane e ingenti danni economici. Tuttavia il nostro paese continua a subire le conseguenze del dissesto idrogeologico.
La carenza di informazioni sulla pi� appropriata utilizzazione dei suoli, l'abbandono delle vecchie sistemazioni idraulico- agrarie e idraulico-forestali, specie nella nostra regione, l'eccessiva antropizzazione del territorio, l'uso di tecniche agronomiche inadeguate, l'aggravante fenomeno degli incendi boschivi hanno portato ad una notevole intensificazione dei processi erosivi.
Il suolo � predisposto all'erodibilit� e da essa dipende la perdita di suolo. I fattori che determinano la perdita di suolo sono, essenzialmente:
a) l'erosione delle piogge;
b) l'erodibilit� del suolo;
c) la pendenza topografica del sito;
d) il grado di copertura vegetale (che offre un grado di protezione quando � presente);
e) le pratiche conservative (pratiche agronomiche e ingegneristiche ad opera dell'uomo attuate allo scopo di limitare la perdita di suolo).
Le cause del dissesto idrogeologico sono da ricercarsi, quindi, nella fragilit� del territorio, nella modificazione radicale degli equilibri idrogeologici lungo i corsi d'acqua e nella mancanza d'interventi manutentori da parte dell'uomo soprattutto nelle aree montane in abbandono dove non si esercitano pi� le tradizionali attivit� agricole e forestali.
Sono 1.695 le frane censite in Calabria e 1.050 il numero delle localit� interessate. Il territorio provinciale pi� colpito � quello di Cosenza con il 35,5% di eventi franosi. I dati sono emersi da una ricerca condotta da Eurispes Calabria. Il territorio della provincia di Cosenza si pone come area pi� interessata dall'evento delle frane: su 1.695 episodi che hanno interessato la Calabria, ben 602, pari al 35,5%, hanno colpito il solo territorio cosentino.
In Calabria, secondo i dati contenuti nel report relativo alla pianificazione territoriale e al rischio idrogeologico redatto dal ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e dall'Unione delle Province d'Italia, le aree alluvionabili e franabili rappresentano il 7,7% della superficie totale. Condizione, quest'ultima, che pone la Calabria al di sopra della media nazionale che � pari al 7,1%.
Non a caso, tra i siti ad alto rischio della provincia, oltre alla famigerata zona di Cerzeto-Cavallerizzo, figurano ai primi posti i territori di Verbicaro e Lungro.
Il territorio del comune di Lungro, paradossalmente, presenta la maggior parte dei fattori di erodibilit�, primo fra tutti la fragilit� del sottosuolo dovuta alla presenza della miniera di salgemma ormai inutilizzata da anni e lasciata in balia di se stessa. La zona che, essendo in superficie, ha subito le conseguenze pi� gravi legate alla fragilit� del sottosuolo � la ben nota localit� S. Leonardo: alcuni edifici presentano cedimenti a livello fondazioni e lesioni nella parte esterna, ed in alcuni di questi si notano delle rotazioni tanto � vero che in passato � stato adottato un provvedimento di sgombero dei fabbricati pericolanti con gravi conseguenze per le famiglie che vi abitavano. Tutte abitazioni che, sebbene di nuova costruzione, non hanno retto ai cedimenti del suolo seguendone i movimenti; eppure qualcosa si sarebbe potuto fare, qualcuno, qualche tecnico, qualche ente, avrebbe dovuto capire che non ci si trovava di fronte a terreni edificabili. Migliaia di euro (all'epoca lire) andati in fumo.
Nel territorio comunale sono presenti altre zone ad alto rischio di frana: il costone che parte da localit� Musici, passando per la zona cimiteriale � in continuo lento movimento a causa della presenza di falde acquifere sotterranee mai incanalate. Tale movimento franoso provoca cedimenti lungo l'asse centrale della SS 105, che collega Lungro con Acquaformosa e gli altri paesi del versante occidentale, con grave disagio per gli automobilisti costretti a vere e proprie manovre da rally al fine di evitare le buche e gli "scalini" che si ripropongono regolarmente dopo ogni intervento "toppa " che le autorit� adottano per appianare il tracciato.
In zona cimitero vi sono stati gravi danni ai muri perimetrali, alla pavimentazione e ad alcune edicole funerarie.
Anche il centro storico del paese � a rischio: emblematica � la situazione in cui versano alcuni palazzi storici: l'antico e bel palazzo di piazza Umberto I presenta vere e proprie spaccature lungo i muri esterni, e palazzo Stratic�, in zona Municipio, � ormai imbrigliato da ponteggi onde evitare veri e propri cedimenti strutturali.
Nella scorsa primavera le autorit� hanno altres� emesso ordinanza di sgombero per l'edificio che ospita la scuola elementare, anch'esso interessato da movimenti franosi.
In via Vittorio Emanuele III, zona Kroi Katundit, ultimamente due famiglie hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni perch� fortemente lesionate: nelle vicinanze si trova un antico lavatoio, evidentemente le acque sotterranee, nel tempo, hanno lasciato i loro naturali tracciati per espandersi in altre zone, provocando cosi indebolimenti del sottosuolo che si manifestano in superficie con danni ai fabbricati.
In localit� Costantinopoli la strada interpoderale che collega il centro abitato con le campagne ed il comune di Saracena � dissestata e presenta un forte pericolo di caduta massi.
Il quadro non � confortante.
La via della tutela fine a se stessa, perseguita dalle politiche convenzionali di difesa del territorio, mostra ormai seri limiti.
Un approccio non emotivo al problema impone la definizione di modelli organizzativi che evitino il ricorso a soluzioni estemporanee cariche di rischi di inefficacia, di sovrapposizione di competenze e di sperpero di risorse.
La soluzione dei problemi del dissesto idrogeologico pu� derivare da una sinergica integrazione delle capacit� tecnico-scientifico e tecnologiche e dal supporto politico a tali capacit�.
Si devono affrontare e risolvere in modo organico e univoco le complesse cause egli evidenti effetti che ne derivano.
Le comunit� montane, i comuni, gli enti parco potrebbero (vedi i loro compiti istituzionali e di legge) avvalersi, ad esempio, di squadre polivalenti di operatori specializzati adeguatamente attrezzate, con il compito di provvedere ad un intervento programmato sul territorio, volto al miglioramento ed alla sua conservazione, con interventi programmati di sistemazione idraulico-forestale, di manutenzione delle strade e dei sentieri.
L'articolo � stato pubblicato su n.1 - Luglio-agosto 2005