L'articolo di Marcello Vicchio � in netto disaccordo con quanto sostenuto da tutti quelli che hanno scritto su Skanderbeg, non ultimo in ordine di tempo il nostro Camillo Vaccaro. Voi che ne pensate?
SKANDERBEG, OVVERO IL FALSO EROE
di Marcello Vicchio
Non so se ci sia un paese arb�resh che non abbia in piazza un busto del nostro eroe Giorgio Castriota Skanderbeg. Di sicuro nel nostro c' � e di sicuro da noi nessuno ha mai osato mettere in dubbio l'eroismo dell'antico condottiero albanese. Finora.
In verit� � comodo per tutti accettare le cose cos� come ci vengono propinate o tramandate. Ci viene risparmiata la fatica di indagare, ricercare, analizzare. La verit� storica, per�, non � per i pigri, e quando si ama tale verit� e si ha il desiderio di scoprirla, bisogna spendere un po' di tempo p�r ricercare le fonti degli eventi e razionalizzare i fatti dei quali si dispone.
Soltanto alla fine delle esplorazioni si pu� affermare o negare qualcosa, traendo delle conclusioni.
Torniamo dunque al nostro eroe.
Ma esiste l'eroe?
Se Hitler avesse vinto la guerra oggi probabilmente sarebbe considerato uno dei pi� grandi uomini mai esistiti sulla faccia della terra (e, nonostante tutto, per alcuni nostalgici lo � lo stesso!). Fino a qualche anno fa la salma imbalsamata di Lenin era un monumento oggetto di venerazione, oggi nessuno al mondo la vuole pi� ( tranne alcuni nostalgici italiani!).
Lo stereotipo dell'eroe, dipinto spesso come un' entit� asettica tutta bont� e spirito di sacrificio, mi lascia piuttosto freddo, perch� non � umano che una persona non abbia difetti. A volte l'eroe � una persona che, per una serie di circostanze, si � trovato ad agire in un certo modo in un certo luogo, magari compiendo atti che sono andati oltre le sue stesse intenzioni; altre volte il personaggio viene costruito a tavolino per interessi particolari; e cos� via per altri casi e per mille ragioni. Insomma il mondo degli eroi � piuttosto variegato.
E allora, il tanto decantato Skanderbeg, fu vero eroe?
Non ai posteri ma, una volta tanto, a noi la sentenza... dopo aver visionato i fatti.
Giorgio Castriota nacque nel 1403. Poich� era costume che i sultani turchi esigessero dalle province della Tracia, Serbia, Macedonia e Albania i figli delle famiglie nobiliari onde educarli nelle scuole militari di Bursa e Adrianopoli, la sorte di Giorgio non fu diversa da quella di tanti suoi coetanei. Anch'egli venne istruito all'uso delle armi, all'obbedienza al monarca e all'osservanza del Corano.
Coetaneo dell'albanese era Amurat Il, figlio del sultano Maometto I, destinato a salire al trono all'et� di 18 anni, nel 1421. Anche se non ne ho trovato traccia nei testi consultati, non � fuori luogo pensare che il Castriota possa aver partecipato alle campagne del sultano Amurat contro lo zio ( o il fratello) Mustaf�, che gli insidi� il trono nel 1422, oltre che nello sfortunato assedio di Costantinopoli dello stesso anno. Certo � che l' ascesa dell'albanese alle pi� alte cariche militari fu inarrestabile.
Lo Gibbon scrive infatti "...tre vittorie consecutive, riportate su un Tartaro e due Persiani, che superbamente avevano sfidato la corte turca, gli meritarono la riconoscenza di Amurat; e il nome turco di Skanderbeg, o Alessandro Signore, � un ricordo indelebile della sua gloria e virt�... Milit� con onore nelle guerre d'Europa e d' Asia" .
Faccio notare che le guerre d'Europa furono ovviamente combattute contro i cristiani. Questi servigi resi alla causa turca vennero ricompensati col titolo di sangiacco, ossia Governatore di una Provincia, e con il comando di cinquemila uomini a cavallo. Niente male per un rampollo che, privo di altre risorse, poteva contare solo sul proprio valore.
Ma allora, avendo raggiunto un grado nobiliare cos� alto, perch� Skanderbeg si ribell�?
Forse per vendicare, come asseriscono alcuni, i tre fratelli maggiori che furono avvelenati in giovane et�? Avvelenati da chi? Per quale scopo il sultano avrebbe dovuto far assassinare i tre fratelli per poi prendersi tanta cura di Giorgio? E poi, una vendetta consumata dopo tre decenni, non appare piuttosto tardiva?
Altri dicono che Skanderbeg volse le armi contro Amurat e Maometto II perch� sent� il richiamo della fede cristiana.
Molto improbabile.
Fin dall'et� di nove anni la religione alla quale era stato educato era quella del Corano e per una trentina d'anni non pare ci siano stati segni della necessit� di un cambiamento. Se poi dovessimo ammettere una sua conversione segreta in tempi precedenti, ci troveremmo di fronte a uno dei pi� formidabili dissimulatori e criminali che la storia ricordi, poich� il sangiacco albanese avrebbe tranquillamente continuato a sterminare suoi correligionari, per un numero imprecisato di anni, senza battere ciglio, in barba a ogni presunta fratellanza spirituale.
Le ragioni del "salto della quaglia" del nostro eroe sono allora da ricercare altrove, ossia in quegli eventi storico-politici dell'epoca che vengono puntualmente negletti dagli arb�reshe.
Siamo nel 1443.
Cinque anni prima, dopo trattative estenuanti e lunghissime, le Chiese di Oriente e di Occidente erano giunte a una precaria unione sotto la guida del papa Eugenio IV. La cristianit� si ritrov� di nuovo formalmente unita dopo tempo immemorabile.
Mentre Amurat II, preso da crisi mistiche, nel 1442 si era ritirato a Magnesia a filosofare lasciando il regno a suo figlio Maometto II, papa Eugenio, ritenendo maturi i tempi, band� una crociata contro gli infedeli. A muovere contro gli ottomani fu un esercito poderoso. Vi partecipavano i regni di Polonia e di Ungheria, agli ordini del pi� famoso generale ungherese, Giovanni Hunyadi; il regno di Serbia e l'imperatore di Costantinopoli; le Repubbliche di Genova e Venezia, che avrebbero occupato l'Ellesponto tagliando in due tronconi l'impero turco; gli ordini cavallereschi tedeschi e francesi e, non ultimo, il sultano di Caramania, che avrebbe creato un'ulteriore divisione delle forze avversarie penetrando in Anatolia.
Di fronte a uno schieramento cos� possente, quale mai si era visto in passato, un abile guerriero e un accorto politico probabilmente avrebbe fatto dei calcoli.
Quali possibilit� di sopravvivenza vi erano per l'impero turco? Sulla carta nessuna, visto il divario di forze. Era forse giunto il momento di pensare a se stessi, salvare il salvabile e, possibilmente, recuperare il regno paterno, piuttosto che essere travolti da un naufragio generale? E poi, quali legami di fedelt� e amicizia potevano legare un sultano, Maometto II, assurto al trono a quindici anni per l'abdicazione di Amurat, e un generale quarantenne di inimmaginabile esperienza? Tra i due, immagino, non doveva correre buon sangue. In ogni tempo e luogo l'impudenza dei giovani monarchi � sempre molto dura da digerire da parte dei capitani pi� esperti.
Nel 1443 la lega cristiana mosse dunque all'attacco, sbaragliando due volte l'esercito turco, fino a costringerlo a implorare la resa. Proprio in una di queste due battaglie, alla vigilia di essa, Skanderbeg ebbe un abboccamento con Hunyadi e abbandon� la bandiera turca, togliendo il campo con i suoi cavalieri e passando dalla parte opposta. Prima di farlo, per�, estorse con la forza un decreto di Governatore dell'Albania all'allibito Reis Effendi, o Primo Segretario del sultano, e poi lo trucid� per impedire che la notizia si spargesse troppo presto. Con una serie di marce forzate raggiunse Croja, present� il decreto alla guarnigione turca ignara eoccup� la citt�. Alla proclamazione della libert�, gli altri signori dell'Epiro, certi ormai del tracollo ottomano, lo seguirono nella rivolta.
Ma non tutto and� per il verso giusto.
L'anno successivo l'armata cristiana, nonostante fosse orfana dei cavalieri francesi e tedeschi e di parte dei vassalli polacchi e ungheresi, viol� la tregua stabilita coi turchi e mosse di nuovo all'attacco per chiudere definitivamente la partita.
Amurat II, richiamato dal volontario esilio per l'estrema gravit� del pericolo, riprese il comando, allest� un esercito di circa ventimila uomini e affront� i centomila cristiani nella battaglia di Varna. Contrariamente a quanto tutti avevano immaginato, l'esito per i cristiani fu catastrofico. La disfatta fu totale e definitiva. A Varna le forze dell'Occidente, sulla carta molto pi� forti, subirono una sconfitta cos� rovinosa che furono necessari molti lustri per risollevarsi. Pochi anni dopo cadde anche Costantinopoli e da quel momento in poi le porte dell'Europa si spalancarono di fronte ai mussulmani. Nei Balcani, a contrastare Amurat, rest� solo colui che una volta era stato suo amico e protetto fin dai tempi della giovinezza, mentre ora non era altri che un traditore. Giorgio Castriota non poteva sperare ne in una riconciliazione ne nel perdono del sultano che avanzava trionfante.
Poteva, ormai, solo combattere per salvarsi il collo.
Con buona pace degli eroi
Articolo pubblicato su l'informatore n.1 - febbraio 2009