RECUPERATA UNA PARTE DI ARCHIVIO DELLA SALINA -

DOPO ANNI D�INCURIA SARA� AL SICURO

di Eugenio Marigliano

 

 

Decine di sacchi pieni di documenti, raccolti e stipati alla rinfusa. E� il patrimonio cartaceo, o quello che ne rimane, di quella che fu la Miniera di salgemma di Lungro. Decine di sacchi depositati per interi anni in posti umidi, che niente dovrebbero avere a che fare con pezzi di memoria.

Le carte e i documenti che qualche giorno fa sono state spostate da quegli spazi angusti hanno trovato migliore sistemazione, anche se non ideale, in alcune stanze dell�ex dopolavoro di via Abbadia. Il materiale su indicazione dell'arch. Vincenzo Maria Mattan�, visionato da personale dell�Archivio si Stato di Cosenza, su input della Soprintendenza per i Beni Archivistici della Calabria, necessita di un profondo riordinamento, sui cui tempi per ora niente � dato sapere con certezza. Le successive fasi prevedono, comunque, un una ripulitura e una successiva archiviazione, utile a far s� che di una Miniera con secoli di storia rimangano tracce ben visibili. Il materiale spostato in questi giorni copre circa un secolo di storia della miniera: si va, infatti, da fine Ottocento alla chiusura definitiva della Salina nel 1977.

Se per esperti ed eventuali studiosi il valore di quanto contenuto nei sacchi � ancora da accertare (si deve evitare che le tarme divorino i documenti), per i lungresi dovrebbe avere almeno un valore sentimentale. Modi e tempi di conservazione fino all�altro ieri, per�, fanno dubitare anche dell�attaccamento di chi in passato, amministrazione comunale in primis, era chiamato a vigilare su quanto decine di anni avevano offerto dal punto di vista documentale.

Amministratori del passato cercarono, alla fine degli anni Novanta, senza esito di lanciare inutilmente l�idea di un ecomuseo, non prima per� di avere autorizzato su quegli stessi luoghi uno scasso d�auto. Un sito minerario che per centinaia di anni aveva garantito una condizione economicamente privilegiata, ma assai onerosa per quegli operai che scendevano a qualche centinaio di metri sotto terra, ancora oggi si trova in uno stato di profondo abbandono.

Solo se il disegno dei nuovi amministratori, in carica da meno di un anno, dovesse portare a realizzare tutte le condizioni, per ricevere poi il materiale restaurato e ordinato, gli uffici periferici della Soprintendenza concederebbero il materiale prelevato qualche giorno addietro. Di certo un ente comunale, peraltro indebitato fino al collo, come quello lungrese senza aiuto di Regione e Provincia potr� fare pochi passi avanti sia nel conservare e valorizzare quel tanto o quel poco dell�archivio sia, soprattutto, di quello che resta del sito minerario.

Curiosamente data proprio un anno fa la mostra, che un�associazione di giovani lungresi denominata Arb�resh� 500, promosse nel ricordo della Miniera.

"Noi - disse allora uno dei promotori - crediamo che Lungro abbia risorse da valorizzare. La Miniera ha grandi potenzialit� come il museo Risorgimentale Damis ha pochi eguali in tutto il Mezzogiorno e dovrebbe essere il sacrario della lungresit�. Il nostro obiettivo non si ferma a questa mostra o alla Salina ma � quello di costituire un museo civico che, insieme con il museo Risorgimentale Damis diventi anche un circolo di promozione culturale e turistica per l�intero paese. Una rete di due musei utile a caratterizzare Lungro migliorandone la visibilit� turistica. Due musei che aiuteranno anche tutti noi lungresi, a non dimenticare i nostri simboli e a non perdere la nostra memoria storica".