L'insegnamento come simulazione teatrale

 Dal Preside del Liceo Ginnasio Statale �Augusto� di Roma, Antonio Sassone, abbiamo avuto notizia di una interessante iniziativa di cui volentieri portiamo a conoscenza i nostri lettori.

  

L�idea di associare l�insegnamento e la recitazione � nata dalla constatazione di alcune affinit� strutturali che accomunano il �mestiere� dell�insegnante a quello dell�attore.

L�insegnante e l�attore devono essere �atleti dello spirito, capaci di dimenticare gli acciacchi della vita quotidiana per immedesimarsi con i personaggi eroici o  spregevoli dell�opera poetica che interpretano o analizzano; devono accantonare la propria �maschera� momentanea o abituale per assumere quella, spesso incompatibile con la propria, appartenente ai personaggi che l�oggetto dell�insegnamento o della recitazione, di volta  in volta, propone.

La ripetizione e la replica, rispettivamente per il docente e per l�attore comportano l�iterazione del medesimo ruolo in percorsi temporali duraturi, in situazioni spaziali artefatte e in contesti pratici simulati.

L�insegnante �ripete� lo stesso programma, ogni anno e, in certi casi, per tutta la vita professionale, nella stessa scuola; l�attore �replica� la stessa parte, pi� volte nella vita e per pi� mesi ogni volta, sulla stessa scena dello stesso teatro.

Ambedue �lavorano sul pubblico- uditorio, anche se differenziato per et�, usando il linguaggio parlato e gestuale come fondamentale strumento di �lavoro�, per indurre delle modificazioni sul comportamento collettivo e individuale.

Qui, forse, cessano le affinit� di superficie e subentrano le diversit� di sostanza. Quali modificazioni nel comportamento del pubblico si attende l�attore? Si tratta solo di quelle reazioni temporanee e occasionali che si esprimono attraverso l�applauso, sintomo esteriore del consenso e della catarsi momentanea, o si tratta di quelle modificazioni che influenzano i tratti della personalit� e determinano dei modelli di comportamento?  Ammesso che l�insegnante con la sua opera educativa possa esercitare influenze di quest�ultimo tipo, l�attore  coltiva una simile ambizione? � di questo tipo l�ambizione cui fa riferimento il protagonista di Memor�e del sottoscala di! V. Gassman, quando dice: �Io non voglio insegnarvi, ma solo �segnarvi�, se � possibile"? (p. 145). L�attore svolge una funzione maieutica solo quando assume il ruolo formale del docente? Non � questo il senso che bisogna attribuire alla fase: �Ho tentato di stimolare il controcanto delle vostre pulsioni nascoste�? (Ivi, p. 145). Oppure, bisogna credere alla tesi della radicale impossibilit� di insegnare ad allievi, a figli e a spettatori? (Cfr.: �Gli allievi sono simili ai figli, frustranti come loro", (ivi p. 147); �Figli, magnifici soli di figli/non vi ho insegnato niente".   (ivi, p. 228) Per inciso, sembra di poter dire che la tensione morale imprigionata da quest�ultimo verso esprime il conflitto tra la segreta aspirazione dell�Autore a svolgere una funzione pedagogica e le forze contrarie il morso alienante  del mestiere�) esercitate dalle condizioni dell�attivit� professionale. Tali i condizioni, percepite soggettivamente i come il risultato di una libera scelta,  determinano l�amarezza dell�uomo,nel quale l�attore, il padre e il pedagogo si ,; urtano vicendevolmente, muovendosi reciproci, forse immeritati rimproveri.  Quali stimoli esercita il pubblico sull�attore che recita? Qual � il grado di dipendenza dell�attore dagli umori del pubblico? Quali accorgimenti usa l�attore per ristabilire la sintonia con un li pubblico distratto? Il narcisismo, l�esibizionismo sono tratti essenziali della personalit� dell�attore? Dal punto di vista dei partners della relazione educativa, in un contesto di insegnamento formale, quale influenza  esercita un pubblico che non applaude  mai - tale � il pubblico scolastico - sulla resa �atletica� del docente? In che cosa consiste quella magia della recitazione che d� all�attore la sensazione di impersonare per la prima volta in modo nuovo e originale, ruoli che, invece, egli ha replicato, in modo rituale, ogni sera, per intere settimane e  mesi? Tale sensazione � forse  determinata  dal riverbero sulla personalit� dell�attore dell�interesse per la novit�, manifestato da un pubblico, quello teatrale, che ogni sera non � mai lo stesso?

Se � vero che Gli allievi sono come i figli, frustranti come loro�, quali speranze di gratificazione possono nutrire gli insegnanti che �recitano� di fronte ad un pubblico che non cambia per pi� anni e che non applaude mai ? Basta il cambiamento dell�oggetto della �recitazione� per rivitalizzare l�interesse del pubblico-classe e, di riflesso, dell�attore-insegnante? Se il pubblico- classe � apatico e non sprigiona la luce dell�interesse e se la luce dell�interesse non si riverbera sull�attore-insegnante, questi non � come un prete costretto a celebrare ogni giorno messa senza credere in Dio? E, reciprocamente, il pubblico-classe non � come un coacervo di infedeli, empio, ipocrita e mendace che assiste alla celebrazione di una messa sconsacrata?

L�assenza di costrizione che caratterizza il rapporto di comunicazione tra pubblico teatrale e attore forse non � trasferibile ad un contesto scolastico  dove il rapporto tra uditorio e �orato- re�, oltre che essere regolato da norme istituzionali, � informato a principi di autorit� richiesti dalle particolari caratteristiche dei partners della relazione, dalla supremazia intellettuale degli adulti sui minori e dalle specifiche finalit� dell�educazione.

L�inevitabilit� della costrizione nel rapporto educativo ridimensiona i termini del confronto tra insegnamento e recitazione, conferendo loro un significato supplementare. tuttavia, non annulla le affinit� ipotizzate. Ho l�impressione - sar� per ignoranza o per presunzione o per tutti e due i motivi che. se il progetto andr� in porto, lascer� dei segni nella letteratura pedagogica del nostro Paese. poich�., per quanto mi risulti, gli argomenti proposti all'analisi  e al dibattito non sono stati mai esaminati nella prospettiva qui indicata.

A relazionare sui temi sono stati invitati il prof. Tullio De Mauro che ha gi� accettato l�invito (�L�insegnamento come simulazione teatrale�) e Vittorio Gassman con cui sono in corso trattative. (�La simulazione teatrale come insegnamento�). Un terzo tema , che sar� trattato da uno studioso laico di dottrina e pratica proprie dell'Ordine dei Gesuiti,  riguarder� "La maschera  della simulazione  religiosa, professionale ed esistenziale".

 

Antonio Sassone