VINCENZO MAZZEI

(06.07.1916 - 03.02.2004)

A cura di Miko Cortese

 

Nato a Lungro il 6 luglio 1916, sin da giovane ha abbracciato l�ideale socialista. Durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo un periodo di sbandamento a seguito dei fatti dell�8 settembre, nel maggio del 1944 � entrato a far parte della 2^ Divisione "Garibaldi" � Felice Cascione, Brigate d�Assalto Luigi Nuvolosi, per restarvi fino al 30 aprile 1945. Ritorner� a Lungro il 16 maggio del 1945.

 

Riprender� subito dopo l�attivit� politica nelle fila del Partito socialista, continuando nel suo impegno in favore delle classi sociali pi� deboli. Nelle elezioni comunali del 1946 viene eletto consigliere comunale con la lista Sveglia; sar� riconfermato anche nelle elezioni del 1952, 1956 e 1960 Nel 1970 capeggia la lista Due Spighe, ma per 84 voti perde le elezioni. Dopo qualche anno si ritirer� dalla vita politica.

Testimonianza resa l�8 settembre 2003.

"Il 24 giugno del 1938, come gran parte dei giovani abili alla leva, sono partito alla volta di Dolceacqua per svolgere il servizio militare. Pensavo che dopo 18 mesi di naia sarei ritornato a Lungro,ma non fu cos�. Infatti a Lungro vi ritornai si, ma dopo 7 anni. Quando ero sul punto di congedarmi, con il rafforzarsi dell�asse italo-tedesco e l�imminente dichiarazione di guerra da parte dell�Italia a Francia ed Inghilterra, venni trattenuto e aggregato al 41� reggimento Fanteria con destinazione alla GAF, Guardia alla Frontiera, presso la Caserma Sonnaz.

L�8 settembre del 1943, a seguito della firma dell�armistizio con le truppe alleate e della fuga del Re e di Badoglio, il comando della compagnia venne lasciato senza alcuna indicazione operativa: nessuno sapeva cosa si doveva fare.

Ci fu un fuggi fuggi generale, ognuno cercava di raggiungere la propria casa o luoghi pi� sicuri. La stessa cosa feci io. In compagnia del mio amico Giuseppe Vetri di Spezzano Albanese, ho preso il treno per cercare di raggiungere Lungro. Alla stazione di San Remo, per�, abbiamo trovato una massiccia presenza di truppe tedesche e SS. Ho pensato che sarebbe stata la cosa pi� saggia ritornare indietro, ma lui era intenzionato a proseguire in tutti i modi. Io ritornai a Dolceacqua e lui continu� il viaggio. Molto tempo dopo seppi che era arrivato al suo paese.

Ritornato nel reparto, venni inviato a lavorare presso l�Organizzazione tedesca Todt. Ci andai un solo giorno, poi marcai visita ed il terzo giorno mi sono allontanai in compagnia di altri tre cosentini: Fortino di Santo Stefano di Rogliano, Filassola di Albidona e Montone di Spezzano Albanese. Vestiti con abiti borghesi, incominciammo a girovagare fra campagne e montagne. Per mangiare spesso eravamo costretti a rubare. Dormivamo quasi sempre all�aria aperta, ogni tanto, per�, trovavamo qualche stalla o rudere che ci ospitava.

Una mattina, appena svegliatici dopo aver dormito all�aperto su delle coperte nelle campagne di Dolceacqua, alcuni muratori che lavoravano nelle vicinanze ci avvisarono che soldati tedeschi stavano arrivando dalle nostre parti. Scappammo subito e fu la nostra fortuna. Infatti poco dopo arrivarono i tedeschi e notarono le coperte ed il resto del nostro bagaglio. Poco dopo, lontani, abbiamo visto levarsi del fumo: erano le nostre "cose" che stavano bruciando.

Dopo alcuni mesi di sbandamento, nel marzo del 1944 abbiamo contattato Minico, almeno cos� mi era stato presentato quando lo avevo conosciuto in casa Gibelli, dove ero alloggiato con il capitano a cui facevo l�attendente. Minico era parente del padrone di casa ed era un ex prigioniero politico. Con Minico abbiamo, raggiunto nella zona di Langan, un gruppo di partigiani. Fu l�inizio della mia avventura di partigiano.

Ho partecipato a diverse operazioni militari contro i tedeschi nella zona che va dal Colle di Tenda a Dolceacqua. La vedevamo brutta quando le SS ci davano la caccia, spesso eravamo costretti a varcare il confine e rifugiarci in Francia. Qualche mio compagno veniva ucciso o fatto prigioniero ed inviato in campi di concentramento in Germania. La mia fortuna � stata quella di avere un buon paio di scarpe che mi permettevano di camminare con celerit� e quindi salvare la pelle. Mi ricordo di alcuni compagni che si fasciavano i piedi con delle bende, non avendo scarpe. Per poter sopravvivere, poi, eravamo costretti a rubare viveri con delle vere proprie azioni di guerriglia. Generalmente per questo tipo di operazione agivamo in tre o quattro persone, mentre nelle operazioni normali, comprese le spedizioni per il rifornimento di armi e munizioni, ci muovevamo divisi in squadre composte da sei/sette persone.

Per tre mesi sono stato impegnato nei servizi segreti, ma la delicatezza e la pericolosit� della missione mi hanno portato a rinunciare all�incarico.

A Rocchetta Nervina abbiamo avuto lo scontro pi� duro con i fascisti. Loro contarono 34 morti, mentre noi solo qualche ferito.

Eravamo costretti a cambiare continuamente zona, per non dare punti di riferimento a fascisti e tedeschi. Dormivamo spesso all�aria aperta e mangiavamo quando era possibile. Meno male che gli inverni in quelle zone non sono molto rigidi. Naturalmente in ogni paese avevamo degli informatori, spesso donne, che ci comunicavano gli spostamenti delle truppe nemiche. Fu una di loro che ci inform� del ritiro delle truppe tedesche e cos� il 22 aprile 1945 abbandonammo le montagne per scendere a Dolceacqua. Il 25 aprile abbiamo avuto la notizia ufficiale della liberazione dell�Italia. Immaginatevi la gioia che abbiamo provato ed i festeggiamenti che abbiamo fatto: la guerra era finita e noi ce l�eravamo cavata.

Zona delle operazioni

Era tempo di rientrare a Lungro. Un mio amico, Valentino Branchieri , per forza ha voluto accompagnarmi col suo sidecar. Siamo partiti il 13 giugno ed eravamo in cinque: io, Valentino con la moglie e la figlia e Ferdinando Montone di Spezzano Albanese.

Il 19, dopo sei giorni di viaggio in un�Italia devastata, finalmente siamo arrivati a Lungro"