SCORIE RADIOATTIVE: SCANZANO CHIAMA LUNGRO?
Cerchi una cosa, ne trovi un'altra. Cercavo un sito inglese che parlava della Salina per cui ho digitato su un motore di ricerca "Saline di Lungro". Nella prima lista di indirizzi comparsi, al quinto posto della schermata "Saline di Lungro" era collegata al sito www.basilicatanet.it e pi� precisamente a www.basilicatanet.it/scoriescanzano/sogin/scienziati.htm. La parola "scoriescanzano" mi ha fatto subito pensare a qualche cosa di negativo per Lungro. Mi sono affrettato ad aprire la pagina. Nell'articolo senza firma, a nome "Gli scienziati del generale", che vi presento integralmente, ho letto: "La decisione di realizzare un deposito per rifiuti di media/bassa attivit� in salgemma � a mio parere, una scelta ottimale" [pag.17] e precisa che Scanzano � preferibile rispetto a Lungro, il Crotonese e il bacino di Caltanisetta, altri depositi salini, perch� � "certamente fuori e lontano dalle zone sismogenetiche dell'Appennino e della Calabria settentrionale".
Considerato che la decisione sul nuovo sito da adibire a deposito di scorie radioattive � stata, dopo il ritiro del decreto relativo a Scanzano, solo sospesa, il sopralluogo avvenuto un anno fa in Salina mi ha fatto sorgere alcuni interrogativi.
Penso che l'Amministrazione Comunale debba dare una risposta agli interrogativi per tranquillizzare non solo la popolazione di Lungro ma di tutto il circondario. Il sito � a disposizione per la pubblicazione dell'eventuale risposta. |
L'ingresso in miniera prima e dopo il sopralluogo |
Gli scienziati del generale
Quante
probabilit� ci sono che due scienziati scrivano indipendentemente non i 14
versi di un sonetto shakesperiano, come la proverbiale scimmietta, ma 75 righe
di "considerazioni sulla scelta di Scanzano Ionico come sito nazionale
centralizzato per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi"?
C'� anche questa perla nel rapporto che, di fronte alla rivolta popolare e alle
proteste e alle prese di distanze della comunit� accademica e scientifica, la
Sogin ha raffazzonato in pochi giorni e presentato all'audizione della
commissione Ambiente della Camera, per dare l'impressione che dietro la scelta
scellerata ci fosse anche uno studio recente, e il consenso di eminenti
scienziati, e non solo un blitz maldestro. Evidentemente i due professori,
Umberto Colombo (ex presidente dell'Enea) e Renato Angelo Ricci (gi�
Commissario Governativo Anpa, gi� Presidente Societ� Europea di Fisica)
[rispettivamente pagine 13-14 e 15-16] hanno avallato un testo che era stato
loro sottoposto dal committente. Senza neanche apporre una data.
Di proprio pugno, invece, il 3 novembre scrive Paolo Scandone al generale Jean,
da Viaggiano (PZ), scusandosi per il carattere informale della risposta:
"La decisione di realizzare un deposito per rifiuti di media/bassa attivit�
in salgemma � a mio parere, una scelta ottimale" [pag.17] e precisa
che Scanzano � preferibile rispetto a Lungro, il Crotonese e il bacino di
Caltanisetta, altri depositi salini, perch� � "certamente fuori e lontano
dalle zone sismogenetiche dell'Appennino e della Calabria
settentrionale". [ibidem]
Il professor Claudio Eva, ordinario di fisica terrestre all'Universit� di
Genova, scrive invece al sottosegretario Gianni Letta, il 20 novembre, per
fornire precisazioni a proposito della cattiva informazione data dai mass media
sulla scelta del sito di Scanzano Ionico "come sito di stoccaggio di scorie
a bassa radioattivit�" [pag.11] [la sottolineatura � nell'originale]. Per
il professore genovese esiste una possibilit� compresa tra il 2 e il 10
percento che il sito venga colpito da un terremoto del 6-7� grado della scala
Mercalli nell'arco di 50 anni". A scongiurare il rischio di deformazioni
del suolo c'�, per Eva, "la lontananza (60-100 chilometri) dai centri
sismici appenninici che hanno prodotto terremoti debolmente risentiti al
sito". [ibidem] Peccato che risulti un terremoto catastrofico nel 1688 che
ha causato 2000 morti a Pisticci. E il fiume Cavone segna proprio il confine tra
i comuni di Pisticci e Scanzano.
Il professor Icilio Renato Finetti, ordinario di Geofisica Applicata a Trieste
scrive invece direttamente alla Sogin, il 21 novembre, una paginetta
sull'"inquadramento stratigrafico e tettono-dinamico dell'area, basato su
dati di esplorazione geofisica" [pag.12] e conclude, con molto buon senso
che "tutto sommato, l'idea di mettere le scorie entro una massa salina
sepolta mi pare buona. Occorre, ovviamente, accertare in dettaglio e verificare
scrupolosamente con le pi� appropriate metodiche avanzate, sia la esatta
configurazione della massa salina, sia il suo preciso contesto stratigrafico e
tettonodinamico". [ibidem]
Gli stessi scienziati quindi sottolineano che il deposito salino � sicuro per
le scorie di I e II livello ma non si pu� ancora stabilire se lo sia per quelle
di III, che richiedono un tempo di decantazione di 150mila anni. E infatti
la stessa Sogin, nella premessa del nuovo rapporto precisa che: "la scelta
di un deposito unico di tipo geologico per i rifiuti di II categoria e, in tempi
successivi, in base ad esiti positivi delle necessarie analisi di sicurezza a
lungo termine, anche per quelli di III categoria comporta indubbiamente costi
iniziali e tempi maggiori se riferiti al solo smaltimento della II categoria
(che potrebbe essere realizzato anche attraverso una struttura ingegneristica
superficiale o sub-superficiale), mentre risulter� vantaggiosa se riferito alla
soluzione complessiva sul problema di sistemazione definitiva di tutti i rifiuti
radioattivi nazionale" [pag.9].
In parole povere il sito sotterraneo si giustifica economicamente solo se
destinato alle scorie di terzo livello, possibilit� che non � stata ancora
accertata, a detta della stessa Sogin. E a questo punto, per avallare un'ipotesi
perigliosa si arriva al falso deliberato, quando si scrive: "il deposito
salino WIPP (Waste Isolation Pilot Plant) di Carlsbad (Nuovo Messico, Usa),
operativo dal 1999 � attualmente l'unico deposito definitivo in funzione
per i rifiuti a lunga vita (transuranici, in particolare plutonio).