Giuseppe Martino

AFANITTERI

Pulci fra due secoli - Letture

(Casa Editrice Il Coscile)

 

 

Giuseppe Martino, nato a Rogliano(Cs) il 27 maggio 1933 da famiglia arb�reshe di Lungro, si trasfer� all'et� di due anni a Catanzaro dove ancora oggi vive.

Laureato in medicina, � stato primario del reparto di ortopedia presso i presidi ospedalieri di Locri e Lamezia Terme. E' stato, inoltre,  medico sociale del Catanzaro Calcio dal 1962 al 1995 partecipando sia alle gioie delle diverse promozioni della squadra in serie A che ai dolori delle varie retrocessioni.

Nel 1995, abbandonato il calcio,  entra in politica esordendo come Presidente della Provincia di Catanzaro.

Pubblicista, ha pubblicato il romanzo storico "Il tenente generale" (1999) e il libro "La scala di Gerusalemme" (2002)

 

La prefazione di Alba Olanda Colosimo

 

Il libro di Geppino Martino � una miscellanea di ricordi di vita vissuta, di osservazioni e di riflessioni su personaggi, luoghi, tradizioni calabresi, gi� in parte pubblicati su riviste e quotidiani locali, nell'arco di tempo dell'ultimo decennio del "secolo breve", con note aggiornate fino all'anno in corso.

Due sono le coordinate cartesiane del nostro: un acuto, critico spirito di osservazione ("...io fotografo, osservo e medito"), a volte dissacrante e caustico, dall'altro un animo passionale e mediterraneo che indulge nella descrizione anche delle piccole cose, che partecipa affettivamente alle sorti spesso tristi e degradate del nostro territorio.

Le piccole storie narrate, gli accadimenti ed i fatti avvenuti si ricompongono in un collage pi� grande,fino ad incontrarsi con la grande Storia, la Storia nazionale che contempla personaggi famosi, i quali, per una qualunque ragione, hanno sostato o soggiornato nei nostri villaggi, nelle nostre citt�.

Cos� vediamo scorrere in un filmato immaginario: Gioacchino Murat e Fabrizio Ruffo, Michele Bianchi e Mussolini, l'eroe Scanderbeg e il brigante Micarello.

"La storia -dice l'Autore- � fatta anche di piccoli episodi personali".

"La storia siamo noi" recita una famosa canzone.

Nel libro-collage di Geppino Martino si nota la cura, la precisione del biografo, dell'osservatore attento, del cronista che vuole conservare l'obiettivit� e che vuoi trarre dai vari episodi una lezione, una morale, uno stimolo per migliorare la qualit� della vita, per superare, una volta per tutte, il "gap" fra Nord e Sud in modo costruttivo, non competitivo ed arrogante.

Dovremmo noi calabresi trovare -secondo Martino- "una forma pi� interessante e redditizia di turismo, quella cio� che, coniugando turismo ed archeologia, ha fatto la fortuna di tante localit� mediterranee". Catanzaro, dal canto suo, "dovr� individuare concreti obiettivi di sviluppo perseguendoli con tenacia e senso della collettivit�" perch� "le cosiddette crisi tecniche si vincono solo se vi e compattezza e seriet� societaria".

Spesso il cronista puntuale e perfezionista nelle sue disamine e osservazioni si fa prendere la mano dall' appassionato ambientalista, dalla curiosit� del viaggiatore che annota caratteristiche di luoghi inesplorati, di bellezze paesaggistiche e di ricchezze naturalistiche, con frasi suggestive che sfiorano la vera poesia: ". ..prima di concludersi iu una specie di belvedere, il ruscelletto delle vie e dei gradini si allarga in campielli, con rari gatti a far da guardia a ballatoi disabitati".

E lo stesso autore si confessa: ", ..le fantasie sono la nostra vita, nella quale anche le cose pi� amare sono esse stesse vita", in un amarcord in cui le immagini, i luoghi ritrovati scorrono in un flash-back nell' "infanzia perpetua dell'animo".

 

Dal libro

"......Ad ogni modo, Guglielmo Rebhun di Leopoldo, uno dei 523 polacchi transitati da Ferramonti, ove, giunto nel gennaio del 1941, rest� solo per due mesi e quindi internato a Lungro, divenne da subito amico di famiglie e della gente, nonch� del maresciallo dei carabinieri che avrebbe dovuto sorvegliarlo. Le stesse cose avvennero anche per gli altri internati a Lungro e negli altri paesi della zona.

Non so se negli anni successivi il buon Guglielmo abbia pensato di ritornare in Polonia. Probabilmente, fra la sua Patria liberata dai sovietici e l' esilio perpetuo in Italia, per lui non vi fu scelta.

Infatti, mano a mano acquis� tutte le abitudini del paese, anche quella delle accesissime partitine pomeridiane a terziglio nei caff�; impar� facilmente a comprendere il dialetto arb�resh� e. ....impalm� una signorina del paese. E di buona famiglia, come usa dire, per significare la titolarit� di una rendita propria. Il dottor Rebhun, cui la gente dava honoris causa il titolo non conseguito per motivi razziali, riposa nel cimitero di Lungro. In Italia: come tanti altri di Ferramonti che scelsero di restare nel nostro paese. Tipo quel dottor Swchartz che lavor� molto bene e a lungo, da chirurgo, nell' Ospedale di Castrovillari e come Gustavo Brenner fondatore in Cosenza di una eccellente casa editrice....."