NUOVA GUIDA DI LUNGRO: l'errore storico continua.
di Miko Korteze
Quanto pubblicato in internet fa testo oppure bisogna "stampare" per essere credibili?
Mi riferisco alla data di fondazione dell'Abbazia basiliana di Santa Maria delle Fonti che, secondo una mia indagine (pubblicata su questo sito pi� di un anno fa e sempre presente nelle pagine dedicate a LUNGRO), � da escludere che sia datata 1156 cos� come viene riportata nella nuova guida di Lungro.
L'errore, anche se non voluto, � da attribuirsi a quanto scritto da Domenico De Marchis nel "Breve cenno monografico - storico del Comune di Lungro", Napoli 1858: " Ed a meglio far risplendere allo sguardo dei posteri un atto suggellato coll'impronta della vera religiosa piet�, se ne redigeva solenne concessione al cospetto di Monsignor Sifrido Vescovo di Cassano nel 2 maggio 1156, riportata dall'Ughello nella sua Italia Sacra Tom. 9 che principia nel seguente modo. Nos Ugerius Dominus Bragalle, et uxor Basilia , in perpetuum concedimus locum , et tenimentum pro facienda Abbatia in Ecclesia quae dicitur Sancta Maria de Fontibus, de Monachis Sancti Basilii prope Casale Lungrium.
Lo scavo per� del minerale doveva essere in attitudine nel 1145, perch� il Conte di Bragalla assegnava al Monastero di Acquaformosa una salma di sale in tempo fissato "et in Salina nostra Brahallae damus, ut recipere debeat omni tempore una quaque ebdomada salmam salis, videlicet tumulos octo per salmam etc. come rapporta l'Ughelli nel tom. 9. della sua Italia Sacra. Una pari concessione lo stesso feudatario largiva nel 1156 ai basiliani di Lungro giusto dessumesi dall'Autor suddetto."
Chi ha scritto sul Monastero e su Lungro nel corso degli anni, ha dato per scontato quanto asserito dal De Marchis.
Sul
Monastero ha scritto, nel 1763, Pietro Pompilio Rodot� nella sua opera
"Del rito greco in Italia". Il Rodot�, non ritenendo valida quella del 1193
indicata dall'Ughelli, sostiene che
la data di fondazione del Monastero � il 1197 . Sostiene, inoltre, che "...Carlo Antonio de Lutiis
della Terra di Altomonte.
Ma questi
non avendo veruna cognizione delle
antiche cronologiche note, e molto meno della storia ecclesiastica, col cui
soccorso dissipar potesse le nuvole cagionate dai neffi e dalle cifre, vivendo
in un secolo, in cui tali studj erano trascurati; ed inoltre soggiornando in un
picciol luogo della Calabria,
privo di persone
perite,
che lo mettessero nel retto sentiere;
quindi �, che si confuse
nell'interpretazione degli anni, cadde in manifesti errori
a. Tal�� l�autore dell�ifcrizione incifa l�anno 1624 fulla porta laterale della chiefa badiale di Lungo, in cui la fondazione del monafterio Bafiliano confegnata all�anno 1156.
L'Ughelli(1595-1670) � la fonte principale di riferimento del De Marchis. Ma nella "Italia sacra" (Roma 1662) dell''Ughelli il "1156" e la "concessione di sale" non compaiono. Sicuramente il De Marchis era venuto in possesso di una copia errata del documento pubblicato dall'Ughelli, come sostiene il Rodot�.
L'Ughelli: "2 SOFFRIDUS Caffanensis Epifcopus florebat anno 1193. cujus folum nomen ad pofteros prerennavit ; donatio in ejus gratiam facta ab Ogerio Comite Bugelli, nunc Altimontis, & Bafili� Comitiffe ejus uxoris pro fundanda Abbatia in Diecefi Caffanenfi apud Ecclefiam S.Marie de Fontibus pro Monachis s Bafilii, fubfscripfit eidem cum Sfrido, Unfridus fanti Marci Epifcopus, & Joannes Abbas Matinenfis, qu�ita legature exfcripta ex tabulario ejusdem Abbati� � nostro Abbate Gregorio Lauro"
E' da ritenersi pi� probabile la data del 1195 quella della fondazione del Monastero Basiliano di Lungro.
Per l'approfondimento delle motivazioni e la documentazione completa: Il testo pubblicato un anno fa.
Anche la foto a lato del testo a pag. 18 della guida (Particolare del complesso monastico di Santa Maria delle Fonti tratta da una foto dei primi anni del 1900) � da escludere sia del Monastero, per quanto ci riferisce Pier Giuseppe Samengo nello scritto "Lungro", pubblicato dal giornale "Il Calabrese" il 15 maggio 1845: "Domanda ora ove giace il Monistero di S. Maria ad fontes! Il contadino che s'inerpica su per le rocce di Mezana e di Mumurro t'additer� da lunge un cumulo immenso di macerie e ruderi antichi sparsi qua e l� per l'incolta landa, e pochi avanzi di mura reticolate dalla mano del tempo, dove il viandante quando pi� tace la notte e pel suo mesto e tetro silenzio non si ode che l'ulular lontano dell'affamata lupa, mira illuso, il Genio della notte aggirarsi giganteggiando fra i rottami e gli squallori di quel Cimitero, cui sottost� quel famoso romitorio,
"E la piet� vi spira e lo spavento"