Il ruolo degli arbėreshė nella storia del Risorgimento
Le tracce della memoria custodite a Lungro
di Anita Frugiuele
Un movimento per l'iscrivere la storia del Risorgimento e dell'Unitą d'Italia, alla luce dell'importantissimo contributo fornito dagli albanesi di Calabria. E' quello sorto, proprio in questi giorni, a Lungro, centro di1ingua arbėreshe della provincia cosentina, dove ci si sta impegnando per riscoprire e valorizzare il patrimonio storico, costituito innanzi tutto dalla memoria, ma anche da interessanti cimeli sopravvissuti per cura di privati e affetto familiare, al tempo ed all'oblio.
Un'iniziativa partita lo scorso 4 ottobre, che si č agganciata alla ricorrenza dei 100 anni dalla morte del generale Domenico Damis, eroico combattente tra le truppe garibaldine. Avviata proprio da un discendente del patriota quel Giuseppe Martino gią autore qualche anno fa di un piacevole romanzo sulle gesta e la vita dell'avo, l'iniziativa ha intanto prodotto il risultato di riaccendere l'attenzione sui fatti del Risorgimento, in una giornata particolarmente interessante e significativa. Sono stati innanzi tutto coinvolti gli studenti di tutte le scuole di Lungo che, nella mattinata della commemorazione, in un cinema del centro hanno potuto ascoltare e rileggere la storia attraverso la proiezione di diapositive e numerosi interventi, tra cui quello del sindaco Vincenzo Iannuzzi.
Un programma, di cui nel pomeriggio č stato destinatario un pubblico adulto, finalizzato a risvegliare le coscienze sull'importanza dell'Unitą e sul lungo e sacrificato cammino che la produsse. Anche alla luce, č stato sottolineato, dei venti di devolution e federalismo che spirano minacciosi sulla memoria e sul futuro. In particolare Martino pone l'accento sull'esigenza, ventilata da pił parti, di una Costituente che modifichi la Carta Costituzionale che invece, con troppa disinvoltura, si vuole modificare con interventi frammentari e inadeguati.
L'idea č quella di risvegliare e promuovere l'interesse per la ricerca d'archivio su quelle importanti pagine cittadine e riscoprire le figure ed il contributo di quei 200 lungresi che combatterono a Campotenese nel 1848 contro le truppe borboniche e di quei 500 che si spinsero fino al Volturno. Un contributo molto elevato per un paese che nella prima metą dell'800 contava circa 5000 anime, la cui adesione alla causa dell'Unitą fu massiccia per motivazioni storiche e culturali. Colonia albanese dove č sopravvissuto il rito greco, sede dell'Eparchia e, al contempo, primigenio esempio di classe operaia con la sua miniera di Salgemma in cui lavoravano 700 persone, Lungro fu espressione di una diversitą e di una cultura, che permeava l'intera comunitą albanese e che trovava un riferimento coevo nel collegio di S. Adriano della vicina S. Demetrio .Corone. E di quella pagina, di quei protagonisti in ogni casa, in. ogni famiglia, in ogni discendenza se ne conserva ancora traccia. Da qui l'iniziativa "Caccia al bisnonno", con cui il comitato organizzatore, costituitosi per promuovere gli eventi in programma, ha proposto ai ragazzi di cercare e ritrovare nelle proprie case elementi tangibili o mnemonici di riproposizione. Un museo, che conservi ed esponga quanto di significativo ancora esiste, č l'obiettivo cui si tende. Vi troverą certamente posto la storica bandiera d'Italia realizzata durante i moti dalle donne lungresi: ha una commovente particolaritą, costituita dal fatto che la croce dei Savoia, posta nel centro dello stemma, č realizzata con i galloni dei costumi albanesi.
L'idea di un coordinamento tra i sindaci dei comuni albanesi č un'altra tappa che l'ambizioso ed interessante programma vuole raggiungere. Sarą cosģ possibile modulare le future iniziative alla luce delle esigenze e delle proposte delle diverse componenti territoriali della nutrita e articolata comunitą arbėreshe.
Articolo pubblicato su "il Quotidiano" del 17.10.2004