RITORNO ALLA SALINA
Ma a parte la soluzione dei problemi di esclusiva pertinenza del Comune, quello che di pi� assillava l'Amministrazione Comunale era la crisi della Salina, crisi che incombeva su tutta la popolazione per la prospettiva nera a cui si andava incontro con la continua, paventata chiusura della stessa, che mandava sul lastrico centinaia di famiglie. Il Monopolio aveva da tempo messo in atto lo stillicidio delle non assunzioni. Infatti, man mano che i salinari andavano in pensione non ne venivano pi� operate, cos� com'era di prassi nel recente passato, in modo che il corpo dei minatori si assottigliasse man mano, fino a scendere al di sotto del centinaio, per una chiusura meno indolore; stando alloro modo di vedere.
Tutta Lungro era in continuo fermento, e quando si trattava di difendere quel grande patrimonio, unico in tutta la Calabria, si scendeva col pi�de di guerra contro lo Stato, senza badare ad altro, dimenticando, anche se per breve durata, di appartenere a formazioni politiche opposte, che a quell'epoca si scontravano in maniera furibonda. Perfino la chiesa, tramite l' attivissimo Arciprete Stamati riusciva a mobilitarsi, andando alla ricerca di un'intesa col Comune, senza volersi, per�, incontrare fisicamente con nessuno di noi. Per interposte persone si � riusciti, per ben tre volte, ad organizzare missioni a Roma per un incontro con l'On. Gullo, Comunista, e con l'On. Riccardo Misasi, i quali, in armonia fra di loro, fissavano gli appuntamenti presso il Ministero delle Finanze per essere ricevuti dall'allora Ministro Trabucchi, il quale, peraltro, ha accettato di recarsi a Lungro per accertarsi dello stato di salute della Salina trovandola in piena efficienza. Quel giorno lo ricordo con un'intensit� particolare. Mi vedo all'imbocco della galleria accinto a Trabucchi e Stamati, forniti da un elmetto di colore giallo come quello di tutti gli altri e, al via che ci ha dato il direttore della Salina, ci siamo inoltrati verso il montacarichi che doveva calarci al cantiere del piano Sandri per assistere all'operazione della pesatura. Mi mancava l'aria in quell'ascensore.
Io che soffro di claustrofobia, racchiuso in quella grossa gabbia di ferro, dovevo resistere a non dare cenni di scompostezza, pena l'ironia ed il sarcasmo del mio acerrimo oppositore che mi stava accanto con quella barbetta
pulita e raffinata, con gli occhi pungenti, pronti a raccogliere ogni falsa mossa che mi fosse accaduta per farne poi oggetto di predica nel suo regno apostolico. Scendendo gi� gi� nelle viscere della terra, stando uno accanto all'altro, non ricordo se per nostra scelta, ogni tanto ci scappava uno sguardo che aveva sapore di commiserazione, di assuefazione, come per dire: "pazienza, ci tocca lottare gomito a gomito per una giusta causa".
Ma al ritorno, prima che i cancelletti del montacarichi venissero aperti per farci scendere, l' Arciprete una mossetta me la fece: mi guard� fisso per un solo istante e voltandomi le spalle, con il palmo della mano aperta sotto i miei occhi, con un benevolo sorrisetto, scuotendo la mano stessa a m� di minaccetta, salt� come un grillo e poi scomparve dalla mia vista, confondendosi con la gente che era accorsa in salina per la venuta di Trabucchi. Anche quando ci incontravamo a Roma, nel designato bar sotto il palazzo del Ministero, ordinava per tutti, incaricando il barista di domandarci la consumazione preferita che consisteva quasi sempre, nel cappuccino e la brioche, Fatta la consumazione, di corsa si recava alla cassa per pagare, senza dare il tempo che altri si muovessero per farlo e, dicendo, offro io, scompariva per poi ritrovarlo nella sala delle rappresentanze all'ora convenuta.
Gli onorevoli Gullo e Misasi lasciavano a noi pochi spazi d'intervento perch� entrambi spiegavano al Ministro i motivi sociali per cui la salina non doveva chiudere. E ogni volta ottenevamo rinvii e la Salina rimaneva in vita, ma sempre con la minaccia della chiusura, la qual cosa ci obbligava a stare con l' ascia di guerra sempre sfoderata, promuovendo manifestazioni di varia natura:
sfilate di Salinari in tuta con l'elmetto, accompagnati dalle relative famiglie; convegni presso la sala del Consiglio Comunale, al CRAL della Salina e perfino nella Salina stessa. Nelle campagne elettorali, nel far politica, il tema "SALINA" era sempre in primo piano. I miei comizi erano sistematicamente disturbati dalle campane che suonavano a pi� riprese, proprio di sopra il loggione di Piazza Casini ove solitamente salivano gli oratori di tutti i Partiti per tenere il proprio comizio. Io, per far capire che era il parroco a disturbarmi, al primo rintocco mi fermavo, mettevo le mani conserte sul petto e volgendo lo sguardo in alto verso il campanile, muovevo la testa in segno di protesta. In quei frangenti erano venuti di moda i nostri giornali parlati con stacchi musicali, ideati fra me, Binuccio e Pierino Capparelli, emanati dal negozio di Ciccilluzzo con l'altoparlante rivolto verso Piazza Casini, ove la gente si radunava all'orario prestabilito. Ma erano molto efficaci anche i comizi rionali in lingua Albanese di cui era specialista il compagno Blumetti, riconosciuto unanimemente un aforista raffinato, mandando in delirio la gente rionale per gli intelligentissimi paragoni che solo lui sapeva elaborare.
L'Onorevole Fausto Gullo, in mezzo fra Blumetti e Verduci, in una manifestazione per salvare la Salina