IL TENENTE GENERALE
Un albanese di Calabria nel Risorgimento
di Giuseppe Martino
Il romanzo � il racconto della vita di generale garibaldino e deputato al Parlamento. Nella narrazione s'intrecciano vicende storiche reali con quel pizzico di fantasia che ne rendono piacevole la lettura.
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LA DESCRIZIONE(dal testo)
Fra il 1848 e i primi anni del '900 si concluse la vicenda dell'unit� d'Italia. Da essa la maggior parte degli abitanti della penisola fu soltanto sfiorata: altri invece ne furono i protagonisti. Fra questi, una famiglia calabrese di classici "galantuomini" (proprietari. ma anche medici, magistrati, avvocati) che si schier� contro i Borboni, vivendo una stagione drammatica ed esaltante nei momenti della lotta fino alla vittoria, e poi avvitandosi su se stessa nel periodo della costruzione della nuova Italia.
Nella storia del "Tenente Generale", affascinante ed autentica negli aspetti storici, questa vicenda � narrata con vere e proprie sequenze cinematografiche, da film d'azione dapprima e poi, nella seconda parte, quella del crepuscolo e dei drammi familiari, con la compiaciuta malinconia che accompagna il declino di un'epoca o il tramonto delle illusioni di una generazione.
Lo scenario � quello di un paese albanese della provincia di Cosenza, dove la storia del singolo matura nel contesto di una comunit� (quella degli albanesi di Calabria, i cosiddetti arb�resh�) che, senza accorgersene, nel diciannovesimo secolo, ritrova nella lotta contro i Borboni appunto, l'occasione storica per il definitivo inserimento in una realt� locale nella quale aveva vissuto da straniera per secoli.
Un breve passo ( da "L'arresto" - pag.23)
Pierdomenico, anche per via dei suoi trascorsi del '44 e del'47, non aveva accettato l'ultimatum di consegnarsi ai gendarmi e sperare nella "magnanima paternit�" del Borbone, come avevano fatto gli altri.
Non si fidava, e cos� aveva preferito la latitanza, trascorsa fra le montagne e le accoglienti case di amici.
Ma ora, passati ormai circa tre anni, le notizie incominciavano a non essere pi� tanto buone: in montagna, dalle parti del Piano del faggio ("sheshi fagut"), si erano viste facce nuove di legnaioli sconosciuti parlottare con altrettanto improbabili ignoti cercatori di funghi, che cercavan funghi nei posti sbagliati.
Uno dei legnaioli, che sembrava assolutamente a disagio sul basto dell'imponente mulo che cavalcava, aveva fermato il figlio di Buono di Acquaformosa, con la scusa di chiedergli se avesse visto un prete salire verso la chiesetta della Madonna del Monte, ma, in realt� per contestargli ironicamente che tutto il bendidio che il ragazzo portava nel fazzolettone legato con grandi cocche, gli sembrava un poco troppo per due persone. Intelligentemente, il ragazzo gli invent� che le provviste in realt� servivano per pi� giorni e lui stava per lasciarle nella casetta del farmacista, che non amava portarsi pesi addosso. Pierdomenico si accorse allora che era giunto il momento di incominciare a pensare sul serio di raggiungere il Piemonte o qualche altro posto, ma, per poterlo fare bisognava preoarare un imbarco da Diamante o da Belvedere, che erano siti raggiungibili, sia pure con difficolt�, attraverso le impervie montagne della Mula.
E cos� decise di incontrare la mamma o il fratello Giovanni, per predisporre il tutto. Naturalmente era necessario, sia pure per poche ore, passare da casa per ritirare le carte con i nomi degli affiliati e le liste di quelli che avevano contribuito alla rivolta del '48 con somme a volte anche estorte in nome di un debito patriottico. Solo lui sapeva che il pacchetto dei documenti era sistemato in una specie di buco scavato nella parete del gallinaio, nel giardino di casa e che la pietra che chiudeva il buco sarebbe stata facilmente riconoscibile ad un' ispezione accurata. D'altro canto, nessuno avrebbe dovuto conoscere il contenuto del plico, ed ecco la necessit� di compiere personalmente tutta l'operazione.
E cos�, quella mattina raggiunse la casa amica di tale "Ndindirindio".
La moglie di questi, Maria, era un donnone che aveva dato buona prova di se nel' 44 e poi per tutto il periodo della rivolta del' 48, ed ora continuava a fare la sua parte assistendo i latitanti, col procurare o far pervenire cibarie e denaro. Frequentemente ricevendoli in casa, per cui spesse volte i gendarmi correvano a casa di Ndindirindio per "pescare" qualcuno, ma Maria, allargando al massimo il "plisse, scampanato" dell'ampia gonna rossa albanese, nascondeva il latitante, facendolo accoccolare fra le poderose gambe.
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RECENSIONI
MAURO
Personaggio romantico nel secolo in cui si affermava l'idea di "nazione", nel contesto di quel romanticismo naturale calabrese di cui il De Santis. Una storia narrata in maniera particolare, secondo i canoni manzoniani del romanzo storico (utile., vero, interessante). La vicenda � narrata in terza persona con l'uso alternato ed interessante del presente e dell'imperfetto. Oltre che i citati canoni manzoniani il racconto ricorda "Il colonnello" di Marquez, per la memoria senza nostalgie che pervade tutto il romanzo. Le lettere, costituiscono una importante alternativa ed integrativa dello scarso spazio dato al dialogo.
ZOPPI
E' il romanzo di una generazione con delle caratterizzazioni di personaggi che rendono bene l'idea della societ� meridionale e borghese del tempo. Con uno sfondo di partecipazione popolare antiborbonica. Un notevole contributo alla storia minore del risorgimento ( che poi tanto minore non � ) .
SIRRI
.....Il nostro autore, nel suo libro, espone fatti e considerazioni fattuali. e il tutto � destinato ad un fine. Facendo nella prima parte del suo libro prevalere lo spirito del Risorgimento e nella seconda facendo prevalere gli interessi del privato, vuol dire che la poesia � finita ed � incominciata la prosa, non tanto per condannare l'ignobile rovescio di quella poesia, quanto per sottolineare il faticoso e necessariamente prosastico assestamento nel quotidiano del fatto nuovo, direttamente o indirettamente vissuto. ..... Diciamo subito che potrebbe essere considerato un romanzo, un romanzo storico, un memoriale, una divulgazione storico-sociologica. .......
PISANI
...Tutto l'incedere del romanzo, dal prologo all'epilogo, dall'incipit alla fine, � una rivisitazione. Tutto � improntato a quel rovistare attento, a volte convulso, a volte meditato, nella memoria storica. Il romanzo � una testimonianza, ma. anche un sussulto, un ricordo, un documentato riandare dietro nel tempo. Quanto ci sia dell'autore e del suo intelligente bisogno di passato, lo lasciamo al vostro giudizio e al vostro sentire di lettori. C'� comunque da dire che questo romanzo � una "cronaca d'altri tempi", con quel tanto di partecipato e di voluto e sentito che lo rende utile e affascinante come una confessione, come una rivelazione. .....
LA STAMPA
Milano Metropoli - Le Calabrie