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Tuttavia, gli intrighi baronali, non mancarono di creare anche a Lungro, qualche volta, incidenti dolorosi. Ricorderemo, col Tajani, il periodo più tribolato che durò tutto un lustro. Nell'aprile del 1711, su istigazione dello Spinelli, fu ucciso Paolo Cucci, esattore dei Sanseverino. Ne seguirono rappresaglie oche turbarono la pace del Comune. La quale, cinque anni dopo subì nuovi e più violenti fatti generati sempre dalla tensione fra i due potentati. Il notaio Antonio Ariano e il giudice Francesco Grosso, inviati vicereali, per assistere alla elezione del Sindaco di Lungro, nel 1716 furono il primo ucciso e l'altro ferito. Una vera guerra civile afflisse il paese. I partigiani di .entrambi le fazioni apportarono lutti e guasti nelle campagne.
L'agitazione finì affatto nell'anno seguente per l'intervento dell'Autorità centrale che, prima con un giudicato e poi con l'intervento materiale, immise in possesso dei diritti contro-
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versi, il Conte Sanseverino.
Non avremmo possibilità, proseguendo la nostra narrazione, di inserire, altrove qualche cenno sullo sviluppo della vita economica del nostro paese. Pertanto, accade giusto, a questo punto, di discorrerne sommariamente.
L 'attività del popolo di Lungro fin dall'epoca in cui abbia mo visto, si è svolta su tre principali occupazioni: la miniera salifera, l'agricoltura collinare e montana, la pastorizia.
Della miniera e dei pericoli che la minacciano abbiamo già detto altrove; e qui basta ripetere che essa è stata ed è la fonte principale del benessere goduto nei secoli, pur con lavoro difficile e duro, e che la chiusura di essa determinerebbe la decadenza, staremmo per dire la morte addirittura di un aggregato civile che è stato fra i più vitali centri della Calabria.
L'agricoltura, per l'ambiente fisico in cui si è dovuta adattare e per la ristrettezza del territorio, ha avuto carattere meramente collaterale. Tuttavia essa ha portato di preferenza alla coltura della vite e dell'olivo. E pur senza aver mai segnato redditi alti, ha sempre dato prodotti che per la squisitezza della qualità, sono rimasti fra i migliori del meridione.
Il vino e l'olio di Lungro, una volta conosciuti, non è facile dimenticarli! La coltura dei cereali e delle leguminose è stata sempre scarsa e di poca importanza, non così quella della patata, una volta abbondante e pregiata.
La pastorizia, che in fondo era il genio della stirpe originaria albanese, guerriera ed errabonda, ha avuto sviluppi eccezionali. I capi di bestiame fino a poco tempo addietro, si contavano a decine di migliaia.
Carni, lane, prodotti caseari, erano ricercatissimi dal commercio che ne prelevava grandi quantità. La ricchezza dei pascoli bradi, delle nostre meravigliose montagne, il segreto forse di una particolare tecnica nella preparazione dei formaggi, davano a quello di Lungro, come del resto a quello dei plessi albanesi vicini: Frascineto e Acquaformosa, note differenziali e di preferenza, per cui si può dire che costituisse un prodotto tipico non reperibile altrove.
Non sembri esagerato se diciamo che i più noti capi di greggi, i cosiddetti massari, sono ancora ricordati come dei veri maestri d'arte, e che se fossero vissuti altrove, dove poi
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si è sviluppata la grande industria alimentare, oggi vedremmo i loro nomi attribuiti a qualche tipo di prodotto, a scopo pubblicitario.
La montagna popolata di greggi, risuonava molto spesso di canti e suoni, perché tutti i lungresi la hanno sempre amata facendone meta di frequenti gite e di soggiorni all'addiaccio, d'estate. E la amano ancora oggi che la improvvida politica degli ultimi 50 anni, ne ha fatto decadere, come anche per l'agricoltura stessa, il valore economico. I greggi sono quasi scomparsi; la raccolta dei prodotti spontanei (funghi, tartufi, lamponi, fragole rabarbaro, belladonna) va tramontando. La convenienza nel rapporto fra lavoro e prodotto, si potrebbe ancora ristabilire, con il ripristino e lo sviluppo e aggiornamento delle vie di accesso. Strade dunque! Ma a chi lo dici?
Accanto a queste attività primarie, fiorì in Lungro un artigianato pregevole, i cui manufatti in legno e ferro, principalmente, ancora si ammirano nei pochi esemplari superstiti dalle rapine degli antiquari.
Chi legge voglia perdonare il tono accoratamente polemico, con cui si vergano queste righe. Creda pure che è inevitabile oggi, per chiunque imprenda a parlare di qualsiasi zona della nostra Calabra. La cui rinascita, assunta da tutti come problema non solo locale, ma nazionale addirittura, resta ancora, una vuota espressione per frastornare le menti in certi periodi elettorali.
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I basiliani, pur non avendo giurisdizione ecclesiastica, essendo tuttavia cessionari dei diritti feudali dei principi di Altomonte, rappresentarono comunque un punto fermo per la sopravvivenza del rito, del costume e delle tradizioni religiose degli immigrati albanesi. Con l'allontanamento di essi, si acuirono le difficoltà nei rapporti con le diocesi latine,. ma il clero nostrano seppe mantenere la sua funzione tradizionale. Molti illustri prelati lungresi, di cui alcuni educati nel Collegio greco di S. Attanasio in Roma, eccelsero per dottrina e progredito senso civico e sociale; avviarono giovani agli studi; insegnando sia in Lungro che altrove.
Citiamo i nomi dei più noti e più celebri.
GABRIELE DE MARCHIS, nato nel 1662. Studiò nel Collegio di S. Attanasio in Roma. Insegnò lingua greca nello stesso Collegio e in quello di Propaganda Fide. Revisore dei libri ecclesiastici; autore di una grammatica greca. Intimo di Papa Clemente XI; Assistente al Soglio, Vescovo di Sorà. Morto nel 1734.
NICOLO' DE MARCHIS, morto nel 1756. Era fratello del
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precedente. Vescovo di Memesi. Presidente del Collegio Corsini; visitatore delle comunità albanesi di Basilcata e Calabria.
GABRIELE DE MARCHIS, nipote dei due che precedono; nato nel 1775. Nel 1822 successe a Domenico Damis nell'Arcipretura di Lungro. Nel 1833 abate commendatario di S. Adriano e poi vescovo di Tiberlopoli. Autore di scritti sulla liturgia greca e di omelie varie. Morì intorno al 1860.
DOMENICO DAMIS. Nato nel 1739 fu Arciprete di Lungro e nel 1791 fu vincitore del concorso alla sede del vescovato greco. Gli fu preferito monsignor Bugliari, per ragioni politiche. Di lui si parla in altra parte del presente.
ANDREA MARTINO, nato nel 1740. Arciprete; latinista sommo, teologo, canonista. Morì giovanissimo.
LUIGI STRATIGO', nato nel 1777. Sacerdote coltissimo, specie nelle lingue classiche. Dal 1811 insegnante di Umanità sublime nel real Collegio cosentino. Nel 1823, aveva ugual incarico nel Seminario di Cassano. Curato di Lungro alta quale carica prevenne per concorso nel 1835, ma che tenne solo per poco, essendo morto nel 1840.
NICOLA DE MARCO. Sacerdote, morto nel 1886, per il quale rimandiamo all'apposito cenno biografico in altre pagine.
Giacche dagli scritti storici abbiamo tratto i nomi dei soprariportati, dobbiamo cogliere l'occasione per citare anche gli altri personaggi che non furono prelati, ma rifulsero in vari campi del sapere e sono ricordati negli stessi documenti.
ANGELO STRATIGO'. Ricordato come cultore esimio di ippocratica arte. Fu padre del sacerdote Luigi. Di lui si accenna più avanti. nella biografia del discendente Vincenzo. Conseguì la laurea presso la famosa Scuola Salernitana. Nato nel 1732, morì il 1789.
ABRAMO DE MARCHIS. Giurista e matematico. Nato nel 1779 e morto nel 1830. Autore di dissertazioni giuridiche. Fu nominato Governatore, prima baronale e poi regio in Cassano. Interruppe la carriera giuridica per coltivare la matematica, la poesia, la morale. Compose saggi di calcoli celesti e di oceanografia. Tradusse Anacreonte, poetò alla foggia del Petrarca.
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Scrisse di Algebra, di logaritmi, di diritto e di morale.
MICHELE BAVASSO 1774 -1843. Medico, lingista e matematico. Insegnò quest'ultima disciplina nel Seminario di Cassano.
RAFFAELE MAIDA. 1795- 1857. Esercitò in Cosenza la civile e penale giurisprudenza. Fu giudice, ma la sua intemerata morale lo indusse ad abbandonare la carriera, per darsi all'insegnamento. Tenne la cattedra di filosofia ed estetica in S. Adriano a S. Demetrio.
DOMENICO BAVASSO - Si ignora l'anno di nascita, ma quando morì nel 1855, venne definito « egregio professare di medicina e chirurgia dalla fronte cinta di luminoso serto ».
DOMENICO DE MARCHIS. Nel 1858 pubblicava, in Napoli il «Cenno monografico- storico del Comune di Lungro », dal quale sono tratte le notizie sui personaggi che precedono. Scrisse anche una monografia su Acquaformosa, ormai introvabile.
E infine, prima di riprendere il filo della breve narrazione storica, sia lecito avvertire che abbiamo parlato fin qui, e parleremo più avanti, solo di quei lungresi che direttamente o indirettamente entrano nello scopo ben definito e limitato di questo lavoro. Ma di molti altri, oche con la loro vita, in varie attività e in varie epoche, hanno fatto e fanno onore alla terra natale, non possiamo che indicarli a chi volesse, dopo di noi, studiarne ed illustrarne i meriti. Eccone intanto i nomi:
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ANTONIO CORTESE, sacerdote che nel 1608 fondò e dotò, a sue spese il monastero carmelitano che occupava la area dell'attuale cimitero.
NICOLA CUCCI 1796-1864, Arciprcte curato. Chiamato al Vescovato ebbe il veto dell'Autorità politica, E' sepolto nella cattedrale. L 'iscrizione lo indica di profonda dottrina e mirabile esempio di vita.
GIUSEPPE CAVALIERE. Nato a Lungro nel 1822 morì vescovo di Crotone nel 1899.
GABRIELE FREGA. Giurista, Sindaco di Lungro nel 1860. Poi magistrato fino al grado di Procuratore Generale in Catanzaro, 1822- 1894.
FERDINANDO SAMENGO. 1815 -1889. Medico, di solida preparazione ed esperienza. Per l'opera prestata durante una 'epidemia di colera, venne nominato medico della Salina. Nel 1849 ne fu allontanato come sospetto di avere fatto parte del Comitato insurrezionale dell'anno precedente.
GIOVANNI DAMIS. Sindaco per 35 anni di S. Basile, dove risiedette lungamente e dove fondò scuole, costruì edifici e diffuse gli studi agrari. E' ricordato in quel comune con una lapide nel palazzo municipale. 1833 -1911.
ORAZIO IRIANNI. 1861-1917. Professore, Ebbe la passione del giornalismo, Visse lungamente all'estero. Si battette in aspre polemiche, Scrisse e pubblicò lavori sulle questioni riguardanti l'oriente europeo e gli S.U. di America.
ALBERTO STRATICO'. 1860- 1925. Professore di lettere. Letterato egli stesso, poeta, Autore di molti pregevoli scritti
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fra cui la « Letteratura Albanese »; opera non acora, nel suo genere, superata. Fu direttore generale delle scuole di Roma.
ENRICO LEUCADITO. Giurista insigne e illustre magistrato. Nato nel 1877, morì in Roma da presidente di Sezione della Cassazione, immaturamente nel 1946. Fu uno degli arbitri italiani nei tribunali misti internazionali, dopo la guerra 15- 18.
ORAZIO CAPPARELLI. Poeta albanese, nativo di Acquaformosa e vissuto lungamente a Lungro. Autore di canti di profondo lirismo ed eccelsa ispirazione.
CAMILLO VACCARO. Pedagogo e sociologo, maestro di varie generazioni. letterato e conferenziere. 1864- 1955.
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GIOSAFATTE LAURITO. Ingegno versatile dalla ampia cultura umanistica in vari campi dello scibile. Medico, esercitò anche l'arte forense essendo munito della laurea in Diritto. 1880.1962.
E Infine I viventi:
PEPPINO VACCARO. Nato nel 1877. Medico illustre che ha fatto della professione un vero apostolato. Studioso di problemi biologici, ha destato la venerazione di tutti.
ANGELO STRATIGO'. Nato nel 1877. Farmacista. Profes. ....
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...somma onestà, svolgendo opera pacificante nella ... dei tempi. Decorato dall'Ordine professionale.
ENZO DOMESTICO. Nato nel 1900. Ha studiato All'Accademia di Belle Arti in Napoli.Pittore di fama internazionale, Emigrato in Uruguai, dirige l'Accademia di Montevideo.
MICHELE RIO. Insegnante emigrato in Piemonte. Nato nel 1920. Ha pubblicato una raccolta di poesie ben rencensita su piano nazionale.
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Con la istituzione del Collegio italo -greco di S. Adriano, in s. Benedetto Ullano, papa Clemente XII risolse il grave problema della preparazione del clero di rito greco, e degli studi degli albanesi laici. Il Collegio trasferito poi a S. Demetrio, diventò fucina di liberi sensi, scuola di libertà, palestra dei migliori patrioti. della Calabria Citra, come si vedrà più avanti.
Ricco di rendite, carico di .tradizioni, divenne famoso per l'insegnamento delle lingue classiche. Ma dopo le persecuzioni borboniche e le lodi e i sussidi di Garibaldi, malamente amministrato, andò decadendo fino a che finì sotto una reggenza commissariale e quindi abolito come istituto specifico per la preparazione dei sacerdoti di rito bizantino e come centro religioso e culturale degli Italo- Albanesi. Ma il Pontefice Benedetto XV, volendone assicurare la integrità della fede e la purezza dei riti,
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nonché la loro ideale mediazione fra Roma e gli ortodossi orientali, eresse, nel 1919, la Diocesi greca di Lungro nominandone Vescovo Monsignor Giovanni Mele, cui il Comitato augura altri molti e felici anni di Cattedra. La Chiesa parrocchiale di S. Nicola di Mira. iniziata a costruirsi nel 1776 e terminata nel 1822, è stata elevata a Cattedrale.